Il termine crowdfunding nasce dall’unione delle parole inglesi crowd, che significa folla, e funding, che significa finanziare. In italiano, una traduzione appropriata è “finanziamento collettivo“, il che descrive un processo collaborativo in cui un gruppo di persone contribuisce con il proprio denaro per supportare e finanziare le iniziative di individui o organizzazioni. Sebbene il finanziamento collettivo non sia una novità degli ultimi anni, l’uso di strumenti tecnologici moderni – come internet, pagamenti online e social media – ha dato al crowdfunding un notevole impulso, trasformandolo in un potente strumento finanziario accessibile a molte persone. Grazie a queste nuove tecnologie, sono emersi numerosi portali web, come Opstart, che agevolano l’incontro tra chi ha un’idea di business e cerca capitali per realizzarlo e coloro che sono interessati a finanziare tale progetto.
Se è vero che esistono forme di crowdfunding che permettono a singoli individui di ottenere prestiti da altri soggetti alla pari, questo strumento finanziario viene utilizzato principalmente da aziende e organizzazioni per finanziare i propri progetti e trovare supporto durante il loro percorso di crescita.
Come anticipato precedentemente, le piattaforme di crowdfunding sono gli intermediari che facilitano il processo di raccolta fondi. Forniscono gli strumenti necessari per creare campagne di successo e gestiscono le transazioni tra investitori e imprese. All’interno di queste realtà si possono trovare due figure professionali chiave:
Gli incubatori e gli acceleratori, invece, supportano le startup nelle prime fasi di sviluppo, fornendo risorse, mentoring e accesso a reti di investitori. Spesso collaborano con i portali di crowdfunding per aiutare le società a raccogliere capitali.
Gli investitori in crowdfunding si differenziano principalmente tra non sofisticati (o retail) e sofisticati (o professionali). I secondi vengono definiti dal Regolamento europeo sul crowdfunding come “investitori che sono consapevoli dei rischi connessi all’investimento sui mercati dei capitali e dispongono di risorse adeguate ad assumersi tali rischi senza esporsi a eccessive conseguenze finanziarie”. Inoltre, il legislatore europeo elenca dei requisiti precisi (che variano in base a persone giuridiche e fisiche) da rispettare per poter essere considerati tali come reddito/fatturato, esperienza nel settore, ecc.
Tutti coloro che non rientrano in queste condizioni vengono considerati investitori non sofisticati e, prima di poter investire, devono compilare un questionario di conoscenza per valutare la loro competenza e consapevolezza dei rischi associati al crowdfunding.
I fondi di Venture Capital sono enti di investimento che forniscono capitale a imprese emergenti, startup e piccole e medie imprese (PMI) in cambio di partecipazioni azionarie. Questi fondi si concentrano su investimenti che offrono un alto potenziale di crescita e valore aggiunto. Oltre al capitale, offrono supporto strategico e operativo alle imprese, contribuendo con competenze, reti di contatti e consulenze per favorire la crescita aziendale.
I Business Angel, invece, sono soggetti privati che, come i fondi di Value Capital, oltre a fornire capitali garantiscono all’azienda le sue competenze, conoscenze e contatti utili. Si tratta solitamente di ex manager di imprese, imprenditori, consulenti e liberi professionisti dotati di patrimoni consistenti e desiderosi di investirli in nuovi business per ricavarne rendimenti a lungo termine.
Consob e Banca d’Italia sono due autorità di vigilanza che giocano un ruolo cruciale nel garantire la trasparenza, la sicurezza e la regolarità delle operazioni finanziarie. Il Protocollo d’intesa siglato dai due enti definisce le competenze di ciascuna delle parti e coordina l’esercizio delle funzioni di vigilanza sui fornitori di servizi di crowdfunding ai sensi del Regolamento UE 2020/1503.
Il regolamento europeo sul crowdfunding è una normativa dell’Unione Europea che mira a creare un quadro uniforme per il funzionamento delle piattaforme di crowdfunding in tutti gli Stati membri. Conosciuto formalmente come Regolamento (UE) 2020/1503, è stato adottato il 7 ottobre 2020 e in Italia è entrato in vigore il 10 novembre 2023.
Infine, l’Osservatorio Crowdinvesting Italiano è un organismo di ricerca e monitoraggio dedicato allo studio del crowdfunding in Italia. È istituito presso il Politecnico di Milano e il suo obiettivo principale è analizzare e fornire dati aggiornati e approfondimenti sullo stato e l’evoluzione del crowdinvesting nel nostro Paese.
L’equity crowdfunding è una forma di finanziamento collettivo che permette a startup e PMI di raccogliere capitali cedendo quote di partecipazione della propria società a una vasta gamma di investitori. Questi ultimi, in cambio del loro contributo finanziario, diventano a tutti gli effetti soci dell’azienda e partecipano potenzialmente ai profitti futuri.
Una campagna di equity crowdfunding, per poter raggiungere il suo obiettivo, necessita in primis del coinvolgimento emotivo dei potenziali investitori. Per questo, quando si decide di intraprendere una raccolta di questo tipo è importante predisporre attività di marketing mirate e strutturare una strategia di comunicazione capace di attrarre sempre più persone.
In tal senso, il pre-campagna è il momento più importante: in questa fase la società deve lavorare per crearsi un “pre-commitment”, ovvero un bacino di contatti caldi pronti a investire una volta partita la raccolta. Questi possono essere le persone più vicine alla realtà aziendale – i così detti 3F (Family, Friends, Fools) – oppure le persone raggiunti grazie alle attività di marketing.
Avviare una raccolta è anche un’occasione di autoanalisi per l’azienda. Infatti, uno dei primi documenti necessari e richiesti dai portali di crowdfunding in fase di selezione è il business plan: si tratta di un documento che definisce gli obiettivi di un’impresa a medio termine, le strategie per realizzarli e le risorse economiche necessarie. Dal punto di vista esterno è anche una carta d’identità dell’azienda, che ne delinea le caratteristiche fondamentali, le intenzioni, la stabilità, testimoniandone il grado di credibilità e sostenibilità.
Altro materiale fondamentale è il pitch: si tratta di una presentazione sintetica e visiva utilizzata per comunicare l’idea di business, i suoi punti di forza e le opportunità a potenziali investitori, partner, clienti o stakeholder. L’obiettivo è convincere l’audience del valore dell’azienda e del progetto presentato
Su Opstart, così come su altri portali, le società possono presentare il proprio business plan per candidarsi a lanciare una campagna di equity crowdfunding. In seguito alla selezione, si stabiliscono l’obiettivo minimo e l’obiettivo massimo di capitale da raccogliere e il periodo di tempo massimo entro cui concludere la raccolta, ma anche le tipologie di quote da offrire agli investitori e i relativi diritti patrimoniali e amministrativi.
L’overfunding si verifica quando una campagna supera il suo obiettivo minimo di raccolta: questo è un forte indicatore d’interesse da parte degli investitori.
Una campagna di equity crowdfunding comporta un’operazione di aumento del capitale sociale dell’azienda, che offre le proprie quote a investitori terzi tramite un portale autorizzato. Poiché il capitale sociale è determinato nello statuto societario alla costituzione dell’azienda, qualsiasi variazione deve essere dichiarata attraverso un atto specifico, ossia l’atto di aumento di capitale, presso un notaio.
Stabilita l’entità dell’aumento di capitale, l’azienda, insieme al notaio, deve redigere un documento che dettaglia i termini, le modalità e gli obiettivi dell’aumento di capitale.
Il valore pre-money è la valutazione della società prima di ricevere nuovi investimenti. Questo valore determina il prezzo delle quote offerte durante la campagna di crowdfunding.
Il principale ritorno economico di chi investe in una campagna di equity crowdfunding è rappresentato dalla strategia di exit e di profit: il valore delle quote acquistate è da valutare nel tempo e dipende dalla realizzazione dei piani di business studiati per rendere profittevoli tali imprese. A questo punto, gli investitori possono trarre profitto dagli utili dell’azienda quando vengono distribuiti i dividendi, oppure ottenere guadagni dalla rivendita delle proprie quote a un prezzo maggiorato.
Queste due ipotesi non sono le uniche modalità per far fruttare gli investimenti in equity crowdfunding: le società possono infatti offrire ai sottoscrittori dei reward, ovvero vantaggi esclusi legati ai propri prodotti o servizi.
L’early bird, invece, è una strategia molto diffusa che consiste nell’offrire a chi investe nei primi giorni di campagna uno sconto sull’acquisto delle quote, reward più consistenti o esclusivi oppure altri benefici. L’obiettivo è quello di incentivare le persone a investire appena la raccolta è online, in modo da aumentare rapidamente il contatore delle sottoscrizioni e dare maggior risonanza al progetto.
Ulteriore fattore da tenere in considerazione riguarda le agevolazioni fiscali: le persone fisiche che investono in startup e PMI tramite l’equity crowdfunding hanno diritto al 30% di detrazione fiscale fino a 1 milione di euro investito all’anno; le persone giuridiche, invece, ricevono il 30% di deduzione dall’imponibile IRES fino a un massimo di 1,8 milioni di euro di investimenti annui.
Nel 2020 il dl 34/2020 ha alzato la detrazione per le persone fisiche al 50% della somma investita, per un massimo di 100.000€ in startup innovative e 300.000€ in PMI innovative. Oltre queste soglie, si applica la detrazione del 30%.
Il diritto di co-vendita, noto anche come tag-along, ha l’obiettivo di garantire agli investitori di minoranza la possibilità di vendere le proprie quote a un eventuale acquirente alle stesse condizioni offerte ai soci di maggioranza. Questa clausola assicura che, in caso di exit, i soci di minoranza non vengano esclusi o svantaggiati nella vendita.
Per proteggere la governance aziendale, invece, è buona pratica inserire nello statuto anche il diritto di trascinamento (drag along). Questo diritto consente al socio di maggioranza di vendere anche le quote dei soci di minoranza alle stesse condizioni economiche delle proprie, senza dover richiedere il loro consenso. Esiste anche una versione parziale di questo diritto, nota come bring along, in cui il socio di minoranza è obbligato a cedere le proprie quote solo se il terzo acquirente lo richiede. È importante notare che il diritto di trascinamento non è obbligatorio e spetta alla società decidere se adottarlo o meno.
Il Crowdlisting è un percorso ideato da Opstart, attraverso il quale le PMI italiane hanno l’opportunità di replicare in economia le costose IPO (Offerta Pubblica Iniziale) in borsa, grazie all’unione di equity crowdfunding e direct listing.
Partecipando a una campagna di Crowdlisting, l’investitore sa di investire in una società le cui azioni saranno quotate su una piattaforma di negoziazione europea, e quindi potenzialmente più liquide.
Il lending crowdfunding, conosciuto anche come social lending o p2p lending, rappresenta un metodo di finanziamento che elimina la tradizionale intermediaria bancaria. Inizialmente concepito per aiutare persone che non avevano accesso ai prestiti bancari, il modello si è evoluto per includere anche le imprese, diventando una robusta alternativa per sostenere l’economia reale.
Il primo dato da tenere in considerazione è il rendimento potenziale del proprio investimento, espresso come percentuale degli interessi lordi annuali generati sull’importo investito. Per valutare il guadagno effettivo, è essenziale considerare anche la durata dell’investimento, il rischio collegato all’operazione e il metodo di restituzione dei capitali.
L’ammortamento si riferisce al piano di rimborso del prestito. I modelli di ammortamento includono:
Il Crowdbridge – marchio registrato Opstart – rappresenta un innovativo strumento di finanziamento ponte nel campo del lending crowdfunding. Questa soluzione consente alle aziende di accedere facilmente e rapidamente ai capitali necessari in attesa di un evento finanziario futuro garantito, come la vittoria di un bando. Per le imprese, il Crowdbridge offre la possibilità di accelerare lo sviluppo dei loro piani, mentre per gli investitori rappresenta un’opportunità per ottenere rendimenti superiori alla media di mercato a breve termine, con una maggiore sicurezza rispetto agli investimenti tradizionali del lending crowdfunding.
Dal 2019, le piattaforme di crowdfunding come Opstart possono raccogliere capitali tramite il collocamento di bond e minibond emessi da aziende di varie dimensioni. Queste operazioni di debt crowdfunding hanno permesso alle piccole e medie imprese di accedere a finanziamenti tramite la vendita di titoli di debito, precedentemente limitata a investitori professionali per le S.r.l. e inizialmente a alcune categorie di investitori retail per le S.p.a.
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