La selezione delle aziende che possono avere accesso all’equity crowdfunding è un compito importantissimo dei portali di crowdfunding e costituisce la base di campagne di successo e della soddisfazione di imprese e investitori. Un accurato processo di selezione nell’equity crowdfunding si traduce infatti in un’offerta di progetti di valore e modelli di business ad alto potenziale, capaci di attrarre investitori seri e consapevoli.
Per realizzare questo obiettivo è fondamentale innanzitutto avere un team preposto specificamente all’analisi dei progetti presentati dalle imprese, che stabilisca criteri e processi di selezione univoci e stabili. Per approfondire la selezione nell’equity crowdfunding, abbiamo quindi intervistato Elisabetta Riccelli, Investment Analyst di Opstart, che fa parte del team di selezione.
La prima scrematura si basa sull’analisi di una serie di documenti standard che vengono richiesti a ogni impresa che presenta la propria proposta. Elisabetta ci ha spiegato come questo consenta di individuare subito gli elementi chiave e capire se ci siano i presupposti per approfondire oppure no: “se da una prima analisi dei documenti forniti dall’azienda riteniamo che ci siano gli elementi per valutare la possibilità di fare la campagna, fissiamo una prima call conoscitiva in cui viene richiesto all’azienda di spiegare il progetto, a cosa servono i fondi e come mai hanno scelto di considerare l’equity crowdfunding”.
Anche per l’azienda, questa è l’occasione di capire nel dettaglio come funziona il percorso e confrontarsi direttamente con i professionisti del settore. Da un lato e dall’altro, quindi, si valuta più da vicino la fattibilità e l’opportunità della campagna di equity crowdfunding.
L’analisi documentale e l’eventuale approfondimento telefonico successivo si concentrano in particolare su alcuni aspetti del business plan:
Ma sotto osservazione non ci sono solo i dati numerici. Abbiamo chiesto a Elisabetta quale sia il fattore X, quella caratteristica di una startup che ti fa dire “wow” e la risposta ha messo in luce due elementi non numerici: “un progetto innovativo con grande potenziale che soddisfi un’esigenza non ancora colmata” e “la community che una startup è riuscita a coinvolgere in breve tempo, perché questo è indicatore di quanto il progetto sia apprezzato”.
La selezione considera quindi anche il settore in cui una società si colloca e i bisogni che vuole soddisfare, valutando l’originalità dell’idea e confrontandola con eventuali competitor. Poiché per una campagna di equity crowdfunding il marketing è determinante, infine, hanno un grande peso nella valutazione anche l’approccio comunicativo della società e la sua rete di contatti.
Per quanto approfondita, l’analisi di documenti, numeri, social media e dati di mercato sarà sempre incompleta senza un riscontro faccia a faccia con le persone che fanno concretamente una società. Anche un ottimo progetto potrebbe non funzionare se alle spalle non c’è un team ben organizzato, competente, affidabile, proattivo.
Elisabetta afferma addirittura che “il team che c’è dietro a un progetto è uno degli elementi principali quando si fa la valutazione di una candidatura. Si guarda l’expertise di ognuno e anche l’entusiasmo e la dedizione verso il progetto. Talvolta può anche essere un’arma a doppio taglio, perché può capitare che ci si trovi di fronte a persone umanamente impeccabili, ma con un progetto troppo acerbo dal lato numerico-quantitativo, da cui non si può prescindere”.
Cosa succede in questi casi?
“Abbiamo instaurato diverse partnership o collaborazioni con alcuni incubatori ai quali segnaliamo casistiche di questo tipo, al fine di indirizzare le startup a un percorso con loro, al termine del quale valutiamo nuovamente la possibilità di fare una raccolta in equity crowdfunding su Opstart. Inoltre, il recente ingresso di Warrant Hub nel capitale sociale di Opstart ci consente di beneficiare di un importante partner in ambito finanza agevolata che può intervenire positivamente in casistiche di questo tipo.”
Ultimo ma non ultimo, c’è il fattore della sostenibilità: Opstart negli ultimi anni ha accelerato il proprio percorso verso la sostenibilità, da un realizzando il proprio rating ESG e abbattendo le emissioni di CO2 delle proprie attività, dall’altro verificando anche l’impatto ambientale delle proposte delle imprese. La selezione dedica particolare attenzione ai progetti validi che puntano ad avere anche un impatto positivo sull’ambiente e sulla società.
L’accuratezza e l’efficacia del processo di selezione di una piattaforma si riflettono nell’equity crowdfunding index, un indicatore elaborato dall’Osservatorio Crowdinvesting del Politecnico di Milano per misurare l’apprezzamento del valore delle quote acquistate in crowdfunding. Come abbiamo approfondito in passato, l’equity crowdfunding index di Opstart è superiore alla media nazionale (230 punti rispetto a 174): questo attesta l’affidabilità della selezione nell’equity crowdfunding, che individua e propone i progetti più promettenti. Il risultato è la creazione di un rapporto di fiducia sia con le società sia con gli investitori.
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