Le categorie di investitori in crowdfunding stanno per cambiare: l’entrata in vigore del Regolamento europeo sul Crowdfunding introduce la classificazione di investitore sofisticato, che sostituisce la categoria dell’investitore professionale e dell’investitore non sofisticato, che a sua volta sostituisce quella dell’investitore cosiddetto “retail”.
L’Italia, fra i Paesi europei, è sempre stata particolarmente attenta alla tutela degli investitori nell’ambito del crowdfunding, che è una modalità di investimento potenzialmente alla portata di tutti in quanto a esecuzione pratica, ma è anche ad alto rischio e quindi richiede una certa consapevolezza. Il Regolamento UE sul Crowdfunding, che dopo lunghe peripezie entrerà ufficialmente in vigore a novembre 2023, si muove nella stessa direzione, ma introduce nuove etichette e nuove regole.
Riepiloghiamo la definizione attuale di “investitore professionale”: è considerato tale un investitore sia pubblico sia privato che possieda le conoscenze e le competenze per compiere scelte finanziarie consapevoli e valutarne il rischio, grazie a una certa dose di esperienza nel campo.
Esempi di investitori professionali sono i soggetti autorizzati a operare sui mercati finanziari come banche, fondi di investimento, enti pubblici, assicurazioni ecc., ma anche imprese che abbiano almeno una delle seguenti caratteristiche:
Quindi tra i professionali rientrano i soggetti istituzionali, cioè che lavorano abitualmente con gli strumenti finanziari, che in gergo sono definiti investitori professionali di diritto. A questi si aggiungono i cosiddetti investitori professionali su richiesta, ovvero soggetti che fanno espressa richiesta a un intermediario – ad esempio a una banca – di essere trattati come investitori professionali. L’intermediario conduce un’istruttoria per classificare il cliente come professionale e in seguito ad essa rilascia al soggetto una attestazione del suo status.
Il regolamento Consob per l’equity crowdfunding, inoltre, prevede ulteriori categorie di investitori equiparati agli investitori professionali, tra cui le Fondazioni bancarie, gli incubatori certificati di startup e i cosiddetti Investitori a supporto delle PMI, cioè soggetti che rispettano determinati criteri di patrimonio e numero di investimenti eseguiti. Tale regolamento prevede l’obbligo di avere almeno un investitore professionale tra i sottoscrittori di una campagna di equity crowdfunding, il cui investimento deve coprire almeno il 5% del totale raccolto. In assenza di questa condizione, la campagna non è considerata valida.
A novembre 2023 scadrà il lungo periodo transitorio concesso dall’Unione Europea per l’adeguamento al nuovo Regolamento sul Crowdfunding e verranno adottate le nuove norme e le nuove etichette. Poco più di un mese fa, finalmente, l’Italia ha approvato il decreto attuativo per il recepimento del Regolamento, perciò la transizione è iniziata.
Tra i numerosi cambiamenti, ci sono provvedimenti orientati proprio a garantire una maggiore tutela degli investitori nell’ambito del crowdfunding. A questo fine, il Regolamento introduce la definizione di “investitore sofisticato” che sostituisce – o meglio modifica – quella di “investitore professionale” o “investitore qualificato”.
Secondo il testo normativo, un investitore sofisticato è “un investitore che è consapevole dei rischi connessi all’investimento sui mercati dei capitali e dispone di risorse adeguate ad assumersi tali rischi senza esporsi a eccessive conseguenze finanziarie”. Ma non finisce qui, infatti il legislatore europeo elenca i requisiti precisi da rispettare per essere considerati investitori sofisticati. Oltre agli investitori professionali di diritto e su richiesta, di cui abbiamo già parlato nel precedente paragrafo, i requisiti sono descritti di seguito.
Per le persone giuridiche, è necessario soddisfare almeno una delle seguenti condizioni:
Per le persone fisiche, invece, è necessario soddisfare almeno due dei seguenti requisiti per essere classificati come investitori sofisticati:
Anche con il Regolamento europeo, per ottenere lo status di “investitore sofisticato” sarà necessario fare richiesta alla piattaforma di crowdfunding prescelta presentando la documentazione che attesti il possesso dei criteri appena elencati.
Cambiano le diciture, quindi, ma la sostanza resta simile, anzi, come abbiamo visto sotto certi aspetti il Regolamento UE riduce le restrizioni rispetto a quello italiano. Uno di questi aspetti, forse il più importante, è che non sarà più necessario che almeno il 5% del capitale raccolto in equity crowdfunding sia sottoscritto da un investitore professionale (anzi, sofisticato). Questa novità elimina una condizione che poteva costituire un ostacolo al successo di una campagna di crowdfunding per alcune imprese.
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