Il Regolamento UE sul crowdfunding – approvato nell’ormai lontano 2020 dopo due anni di consultazioni al Parlamento Europeo – è ufficialmente realtà. Infatti, proprio il 10 novembre 2023 cadeva il termine ultimo concesso dall’Unione Europea alle piattaforme di crowdfunding dei vari Stati membri per adeguarsi alle norme.
Il Regolamento è nato dalla necessità di colmare i vuoti e le difformità normative che circondano il settore della finanza alternativa, ormai giunto a un’importante fase di crescita. La diffusione di questo strumento finanziario su larga scala, infatti, richiedeva da tempo maggiore uniformità, superando le profonde differenze tra gli Stati per facilitare le opportunità transfrontaliere e aumentare le tutele per gli investitori.
Ricordiamo che l’Italia nel 2013 era stata il primo paese membro dell’UE a dotarsi di un regolamento specifico per una delle principali tipologie di crowdfunding, l’equity crowdfunding, posto sotto l’autorità di vigilanza Consob. Le modifiche e le integrazioni a questo primo regolamento hanno poi dato la possibilità ai portali di aprirsi anche al debt crowdfunding. La normativa europea rappresenta un ulteriore sviluppo: vediamo le principali novità e differenze rispetto al passato.
Riassumiamo i provvedimenti del Regolamento UE più significativi per il mercato del crowdfunding dal punto di vista di tutti gli operatori: piattaforme, aziende, investitori.
L’Italia era già all’avanguardia rispetto ad altri Paesi europei per quanto riguarda la tutela degli investitori in crowdfunding, ma le normative riguardavano soprattutto l’equity crowdfunding. Con il regolamento europeo, la tutela sarà ancora più stringente e anche il lending crowdfunding sarà sottoposto a una disciplina specifica, analoga a quella per l’equity in tutti i punti dove non indicato diversamente.
Il cambiamento più rilevante per le imprese è la possibilità di fare campagne di crowdfunding anche su piattaforme estere o comunque di raccogliere più facilmente capitali anche da investitori stranieri. Il tetto massimo, però, scende da 8 a 5 milioni all’anno.
Per gli investitori, invece, si garantisce un livello ancora più alto di sicurezza, che al già presente obbligo di compilare il questionario di appropriatezza per la verifica delle competenze finanziarie aggiunge quello di dimostrare di poter sostenere un’eventuale perdita fino al 10% del proprio patrimonio. Si allargheranno, infine, le opportunità d’investimento: anche gli investitori retail (o, come da regolamento, “non sofisticati”) potranno investire in minibond.
La maggior parte dei cambiamenti, però, riguarda le piattaforme di crowdfunding, che in questi mesi hanno lavorato per ristrutturare i propri processi e predisporre tutte le funzionalità necessarie per risultare idonee a ricevere l’autorizzazione a operare secondo le nuove norme.
Le autorità preposte a fare le verifiche e a fornire l’autorizzazione sono state designate solo a marzo 2023 e i compiti sono stati suddivisi tra Consob e Banca d’Italia. L’elaborazione del regolamento per le nuove procedure da parte di Consob ha richiesto ulteriori tre mesi. Questo ritardo si è sommato alla normale durata del processo autorizzativo, provocando un notevole distacco tra le piattaforme italiane e quelle europee: a settembre, in Europa erano già state autorizzate 58 piattaforme, delle quali nessuna era italiana.
Adesso, finalmente, ci siamo: Opstart è una piattaforma autorizzata da Consob e Banca d’Italia per continuare a operare sul mercato del crowdfunding con tutte le sue divisioni.
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