Angel investor: cosa succede quando arrivano gli angeli del business

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Angel investor: cosa succede quando arrivano gli angeli del business

Maggio 03, 2023 La redazione Equity Crowdfunding

La figura dell’angel investor è molto interessante per le startup perché rappresenta una delle possibilità per avere accesso ai capitali necessari per la crescita di un’impresa appena nata. Come molte novità finanziarie questa figura, nota anche come business angel, si è delineata in origine negli Stati Uniti già a fine Ottocento, quando alcuni individui molto benestanti hanno iniziato a finanziare gli spettacoli di Broadway: più simile a una moderna forma di mecenatismo, questo sostegno economico si è poi esteso ad altri tipi di attività imprenditoriali e i finanziatori hanno preso il nome di “investitori accreditati”.

Gli angel investor, infatti, sono investitori ibridi, né istituzionali, perché sono singoli soggetti privati, né persone comuni, perché possiedono patrimoni e competenze distintivi; per questo sono definiti “accreditati” e, in Europa, “informali”. Questa “informalità” deriva dal fatto che c’è un rapporto diretto e fiduciario tra soggetto finanziatore e soggetto finanziato, a differenza di quanto succede con le banche o con i fondi di investimento.

Nel Vecchio Continente la figura dell’angel investor è penetrata dagli Stati Uniti attraverso il Regno Unito nel corso del Novecento: alla fine del secolo scorso era riconosciuta in tutti i grandi Paesi europei, dove si era costituito l’European Business Angel Network. L’omologa rete italiana, nata nel 1999, è l’Italian Business Angel Network (IBAN).

Cosa fa un angel investor?

Un angel investor investe capitale di rischio in società che ritiene ad alto potenziale, di solito startup, a cui apporta non solo risorse economiche, ma anche conoscenze, competenze e contatti utili

La capacità di individuare le potenzialità di un progetto deriva ai business angel dalle esperienze pregresse: di solito sono ex manager di imprese, imprenditori essi stessi, consulenti, liberi professionisti, dotati di patrimoni consistenti e desiderosi di investirli in nuovi business per ricavarne rendimenti a lungo termine. 

Ecco perché gli angel investor non forniscono solo capitale, bensì contribuiscono al lancio e alla crescita di un’impresa anche attraverso la loro professionalità specifica: possono aiutare a selezionare un team, rivedere il business plan, guidare la definizione dei processi aziendali, definire gli obiettivi a breve, medio e lungo termine, coadiuvare l’impostazione del budget e della strategia di marketing… E laddove non arrivano in prima persona, spesso hanno i contatti giusti verso cui indirizzare i neoimprenditori per accedere alle competenze necessarie. Il network è fondamentale per un’impresa in crescita e gli angel investor solitamente hanno reti di conoscenze fitte e preziose.

Bisogna precisare che non solo il business angel “può” partecipare alle decisioni aziendali, ma solitamente ha tutta l’intenzione di farlo, per guidare verso la crescita un’azienda in cui ha versato del capitale sociale, dall’alto della propria esperienza e delle proprie conoscenze. 

Quando (e se!) la startup ha acquisito valore ed è diventata profittevole, l’angel investor infine tende a uscire dalla società vendendo le sue quote.

Quando e come conviene rivolgersi a un business angel?

La spinta alla base dell’attività degli angel investor, oltre ovviamente al profitto personale, è spesso anche la volontà di fare una sorta di “scouting” finalizzato a scoprire e lanciare le idee di business più all’avanguardia, per questo il loro interesse è spesso rivolto soprattutto a startup innovative e/o altamente tecnologiche.

Le imprese giovani e basate su asset intangibili, per di più, sono quelle che maggiormente faticano ad accedere ai finanziamenti bancari, quindi per questo tipo di attività è particolarmente utile la possibilità di ricorrere a un business angel. In teoria, però, qualsiasi impresa di qualsiasi settore economico può rivolgersi a queste figure.

Gli angel investor italiani, come abbiamo accennato, sono riuniti in diversi network: non solo l’IBAN, ma anche l’IAG (Italian Angels for Growth) e il Club degli Investitori, per esempio. È possibile quindi rivolgersi a questi network per trovare un investitore informale adatto al proprio business, oppure cercare piccoli studi o singoli che operano per conto proprio.

L’eventuale percorso con un angel investor non è un punto di arrivo bensì d’inizio: difficilmente tutti i finanziamenti necessari a una startup arrivano da una singola fonte e gli stessi business angel potranno guidare gli imprenditori nella definizione del mix di fonti di finanziamento più adatto a ciascuno; tra queste, spesso ricorre il crowdfunding, un’altra modalità ideale per le startup e capace di creare un’ulteriore rete di contatti utili, aprendo nuove opportunità. La diversificazione delle fonti di finanziamento, infatti, non solo riduce il rischio derivante dalla dipendenza dal solo credito tradizionale, ma permette di espandere conoscenze ed esperienze innescando un circolo virtuoso che diventa motore della crescita di una startup.

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