Investire in crowdfunding è alla portata di tutti grazie alle procedure semplificate dei portali online e alla possibilità di partire da piccole somme, ma richiede anche attenzione e consapevolezza finanziaria. Sono infatti investimenti ad alto rischio e senza intermediari, quindi è fondamentale acquisire alcune conoscenze preliminari di base e adottare pochi accorgimenti essenziali per investire in crowdfunding minimizzando i rischi.
Il rischio più elevato degli investimenti in crowdfunding rispetto a quelli tradizionali dipende principalmente dal fatto che le imprese su cui si investe sono startup e PMI, spesso molto giovani e spesso innovative. Questo significa che si tratta di aziende senza fondamenta solide, a volte ancora prive di riscontri di mercato e dati economici, oppure anche già avviate ma comunque giovani e dal futuro incerto o operanti in settori innovativi e quindi soggetti a numerose incognite.
Un investimento in crowdfunding, perciò, soprattutto se parliamo di equity crowdfunding, ha in parte la natura di una scommessa nei confronti di business ad alto potenziale, che per il mercato di riferimento e/o le caratteristiche innovative promettono rendimenti più alti della media e un futuro di crescita, ma c’è sempre un concreto margine di errore di valutazione e incertezza.
Queste peculiarità determinano i principali rischi dell’investire in crowdfunding:
Investire in crowdfunding espone alla possibilità di perdere in parte o per intero il capitale investito: può succedere nel caso in cui l’impresa su cui si investe fallisca, un rischio che esiste per qualsiasi azienda, ma è più alto per quelle giovani e innovative.
L’equity crowdfunding, da questo punto di vista, è quello che determina una maggiore esposizione, perché si investe “capitale di rischio”, diventando veri e propri soci dell’impresa e quindi partecipando interamente al rischio di fallimento. Se questa eventualità si verifica, è possibile perdere tutto il capitale.
Anche il lending crowdfunding e il debt crowdfunding, però, non sono esenti da questo tipo di rischio, perché in caso di fallimento la società in cui si è investito potrà non avere le risorse economiche per restituire il prestito nelle sue varie forme.
La riduzione di questi rischi in parte è possibile scegliendo con attenzione il portale a cui affidarsi e che effettua la selezione dei progetti da proporre in crowdfunding: un’accurata valutazione delle potenzialità di ciascuna impresa, della sua capacità di sostenere il debito, delle sue prospettive a medio e lungo termine aumenta le probabilità di successo. È importante quindi scegliere un portale affidabile e impegnato in una selezione professionale e attenta. Ma non è possibile prevedere ogni scenario futuro, quindi anche con la migliore selezione all’ingresso rimane un margine di rischio.
L’investitore può (anzi, deve) ridurre tale margine attuando il principio guida fondamentale di ogni tipologia di investimento: la diversificazione.
Diversificare il portafoglio di investimenti significa distribuire il proprio capitale su strumenti finanziari, mercati, settori economici, progetti imprenditoriali diversi per tipologia e per livello di rischio e non correlati nel loro andamento. In questo modo le eventuali perdite subite in alcuni investimenti verranno compensate dai rendimenti ottenuti da altri.
Un’altra regola importantissima, sottolineata anche da Consob, raccomanda di investire in crowdfunding solo le somme per le quali possiamo sostenere l’intera perdita.
Nell’ambito del lending crowdfunding, c’è un’altra possibilità per ridurre parecchio i rischi: esistono progetti che offrono garanzie di varia natura per la restituzione del prestito nei casi in cui l’impresa non è in grado di sostenerlo. Un esempio è la prima campagna di lending crowdfunding garantita da un Confidi, lanciata da Opstart per sperimentare nuove modalità di raccolta che offrano sempre più sicurezza agli investitori.
La liquidità di un investimento è la possibilità di trasformarlo rapidamente in denaro senza perdite di valore. Gli investimenti in crowdfunding sono per loro natura poco liquidi, perché non sono negoziabili su mercati secondari. La negoziazione su mercati organizzati determina l’accesso a una grande quantità di domanda e offerta con un prezzo stabilito in modo preciso e ritenuto affidabile e credibile misura del valore effettivo del titolo (obbligazionario o azionario) di una società.
La valutazione di società appena nate oppure giovani è molto difficile e spesso è soggetta a variabili che la rendono poco oggettiva, di conseguenza anche gli strumenti finanziari che queste società emettono in crowdfunding difficilmente hanno un valore preciso.
Inoltre, trattandosi di società non quotate, gli strumenti finanziari acquistati in crowdfunding sono più difficili da rivendere in tempi rapidi e da valorizzare, e le tempistiche a volte possono essere di qualche anno.
Anche questo rischio, però, si può minimizzare sfruttando le novità tecnologiche e normative che il mondo del crowdfunding ha sviluppato negli anni. La mancanza di un mercato secondario su cui rivendere gli strumenti sottoscritti è stata in parte superata, grazie alle seguenti opportunità per ridurre il rischio di illiquidità dell’investimento:
Il nuovo regolamento europeo prevede infine la possibilità di istituire delle bacheche elettroniche anche per gli investimenti in lending crowdfunding e questo porterà a una grande innovazione del mercato, a cui assisteremo nei prossimi mesi. La diversificazione rimane comunque un’ottima strategia che permette di difendersi anche dalle conseguenze negative del rischio di illiquidità.
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