Il lending crowdfunding ha tanti nomi e tante forme: è noto anche come social lending o p2p lending, ovvero prestito peer-to-peer. Tali definizioni rivelano in modo più esplicito le origini di questo tipo di finanziamento e la sua natura, sottolineando l’idea dell’eliminazione del rapporto gerarchico tra il soggetto richiedente del prestito e i prestatori. L’operazione avviene “da pari a pari”, cioè da privati a privati, senza l’intermediazione di un’istituzione finanziaria come la banca.
Se originariamente il prestito tra pari è nato come prestito personale a favore di persone fisiche che non riuscivano a ottenerne uno bancario – da qui la dimensione spiccatamente “social” –, in seguito questa modalità si è estesa anche alle imprese ed è diventata un potente strumento di finanza alternativa per il sostegno all’economia reale.
Oggi esistono diverse tipologie di lending crowdfunding e diversi meccanismi di funzionamento del prestito p2p.
Nel 2004, il portale fintech britannico Zopa offrì per la prima volta la possibilità di richiedere prestiti personali online ad altri privati. Negli anni successivi, piattaforme simili nacquero in diversi Stati europei, con particolare spinta in seguito alla crisi finanziaria del 2008.
In questo modello, una persona richiede un prestito per realizzare un progetto personale (cure mediche, lavori di ristrutturazione, opere artistiche, percorsi di istruzione e formazione, ma anche l’acquisto di una macchina ecc.) e riceve denaro dagli utenti che vedono il suo progetto su una piattaforma e decidono di contribuire al prestito. Potersi rivolgere a più prestatori allo stesso tempo aumenta le probabilità di raggiungere la somma richiesta.
Per distinguere questo tipo di prestito da quello verso le imprese, si parla di lending crowdfunding consumer contrapposto al lending crowdfunding business.
Nel panorama del p2p lending italiano di tipo consumer le piattaforma più attive sono Prestiamoci (recentemente acquisita da Banca Valsabbina), Soisy (recentemente acquisita da Compass) e MotusQuo.
Possono richiedere un prestito personale su una piattaforma di peer-to-peer lending tutti i soggetti maggiorenni che possiedano un reddito dimostrabile e non abbiano precedenti di insolvenza. Alcuni portali stabiliscono anche un limite massimo di età.
Esistono delle soglie minime e massime di prestito, diverse per ogni piattaforma, e anche la durata è variabile, con scadenze che partono da 12 mesi per arrivare fino a oltre 60. Alcuni portali, inoltre, trattengono delle commissioni sull’importo raccolto dai richiedenti e su quello investito dai prestatori.
La richiesta di prestito viene prima vagliata dalla piattaforma, che ne verifica i requisiti e vi assegna un rating indicativo del livello di rischio dell’operazione. Sulla base di queste caratteristiche viene stabilito anche il tasso di interesse da riconoscere ai prestatori. Da questo punto in poi il funzionamento dell’operazione segue o il modello diffuso o il modello diretto.
Le piattaforme di lending crowdfunding di tipo consumer possono operare con due diversi modelli di business:
Il primo modello è più vicino ai meccanismi del risparmio gestito e implica il reinvestimento automatico dei capitali rimborsati e degli interessi incassati, il secondo incarna più precisamente il meccanismo del crowdfunding e prevede la restituzione del capitale e l’erogazione degli interessi ai prestatori a scadenza.
Il lending crowdfunding business si è sviluppato più lentamente rispetto a quello consumer, ma oggi è il settore trainante del crowdfunding italiano. Esso rappresenta per le imprese un’alternativa al prestito bancario, spesso troppo oneroso e difficilmente accessibile, soprattutto per le aziende giovani.
Con il lending crowdfunding, le imprese possono richiedere un prestito a una molteplicità di prestatori privati online, rispettando poche condizioni e personalizzando i termini della richiesta, e riuscire a ottenerlo in tempi molto più brevi rispetto a quelli bancari. Per questo motivo il tasso di interesse può essere leggermente più alto della media.
L’iter è simile a quello delle piattaforme consumer, ma in ambito business non ci sono barriere all’ingresso per nessun tipo di azienda e vige solo il modello diretto. Le piattaforme di lending crowdfunding analizzano tutti i progetti che ricevono per valutarne la fattibilità, il merito creditizio e la conoscenza del settore del crowdfunding.
I progetti delle società richiedenti che superano la selezione vengono resi pubblici online con tutti i dettagli sull’azienda, sulle condizioni dell’investimento e sul livello di rischio.
La campagna di lending crowdfunding ha solitamente durata breve, intorno a 30 giorni, mentre è variabile la scadenza del prestito, che tende a oscillare tra i 12 e i 36 mesi. La soglia massima di raccolta è di 5 milioni all’anno. Al termine della campagna, i capitali raccolti vengono erogati all’azienda. Le modalità di restituzione del prestito vengono definite in anticipo dalla società, che può scegliere tra diverse modalità di rimborso:
Gli interessi dovuti, invece, possono essere erogati agli investitori a rate a importo fisso o variabile oppure in unica soluzione all’inizio o alla fine del prestito.
I prestiti peer-to-peer non prevedono normalmente alcuna garanzia per i prestatori, infatti sono operazioni ad alto rischio. In caso di fallimento o morosità del debitore, le piattaforme attivano i programmi di recupero crediti, ma senza poter offrire alcuna sicurezza sull’esito. Per questo motivo è molto importante applicare il principio della diversificazione del portafoglio e leggere attentamente le statistiche di default dei prestiti che ogni portale è obbligato e pubblicare a cadenza regolare.
Alcuni portali, sia di tipo consumer sia di tipo business, hanno creato fondi di protezione per tutelare gli investitori, alimentandoli con un onere addizionale richiesto agli utenti stessi in fase di investimento.
In alcuni casi, invece, sono le aziende stesse a fornire garanzie per gli investitori: è il caso, per esempio, della campagna garantita da un Confidi ospitata su Crowdlender l’anno scorso.
Inizialmente il peer-to-peer lending in Italia non aveva una normativa specifica e Banca d’Italia sottopose semplicemente le piattaforme di lending alle disposizioni di legge previste per gli istituti di pagamento.
Solo nel 2016 comparve un provvedimento specifico della stessa autorità che circoscriveva e stabiliva le condizioni per autorizzare le attività dei portali di questo tipo e inquadrava il rapporto tra prestatori e richiedenti nella definizione del contratto di mutuo presente nel Codice civile.
Nel 2023 è finalmente entrato in vigore il Regolamento Europeo sul Crowdfunding (ECSP) che stabilisce norme comuni per tuti i portali e le operazioni di equity e lending crowdfunding di tipo business in tutti i Paesi membri dell’Unione. Il finanziamento di persone fisiche, invece, continua a rifarsi alla normativa nazionale.
Chiudiamo questa panoramica con gli ultimi dati sul p2p lending in Italia, forniti dal report 2023 dell’Osservatorio Crowdinvesting del Politecnico di Milano. Il lending crowdfunding risulta la tipologia di raccolta di capitali più in crescita.
Le piattaforme di tipo consumer attive sono 4 e hanno raccolto negli ultimi 12 mesi 24,76 milioni di euro prestati a persone fisiche. I portali di lending crowdfunding business, invece, sono 27, di cui 17 specializzate nel real estate, e hanno raccolto 155 milioni di euro di prestiti alle imprese nell’ultimo anno, con un tasso di interesse medio dell’8,56%.
Tra le piattaforme generaliste di tipo business figura anche Crowdlender, che ospita sia campagne real estate sia progetti di qualsiasi altro settore economico e ha un tasso di successo e di restituzione dei prestiti del 100%.
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