Fare investimenti in crowdfunding è una scelta importante, come tutte quelle che riguardano la destinazione dei propri risparmi. Allo stesso modo, o forse ancora di più, è un passo importante per un’azienda scegliere di fare una campagna di crowdfunding per raccogliere capitali. È normale, quindi, avere domande sul crowdfunding e voler dissipare i dubbi che possono sorgere su questo strumento di finanza alternativa: ecco alcuni dei quesiti ricorrenti tra le imprese e gli investitori che si rivolgono a Camilla, la responsabile del Customer Care di Opstart.
“Come si guadagna con l’equity crowdfunding?”
Chi investe in equity crowdfunding diventa socio dell’azienda di cui ha acquistato quote di partecipazione. Il guadagno, perciò, deriva dall’eventuale aumento di valore dell’azienda e si può realizzare in due modi principali, definiti profit strategy ed exit strategy.
A queste due principali modalità di guadagno bisogna aggiungere le agevolazioni fiscali legate agli investimenti in imprese innovative ed eventuali reward offerti dalla società in raccolta.
“Come viene tassato il crowdfunding?”
I guadagni derivati dall’equity crowdfunding sono soggetti all’imposta del 26% – quella normalmente applicata a tutti i redditi di capitale – al momento della distribuzione dei dividendi o della vendita delle quote che genera una plusvalenza. Sono previste, inoltre, agevolazioni fiscali che consentono di detrarre dalle imposte parte degli investimenti equity se questi riguardano startup e PMI innovative.
“Come faccio a sapere come va l’impresa di cui sono socio?”
Dopo la chiusura della campagna di equity crowdfunding, l’impresa di solito si mantiene in contatto con i nuovi soci fornendo aggiornamenti sull’andamento delle attività previste dal business plan, nell’ottica di creare un rapporto continuativo con la community di investitori costruita. Anche se ciò non dovesse avvenire, Opstart monitora per conto dei suoi utenti le attività delle società che hanno concluso con successo campagne di equity crowdfunding e fornisce agli investitori report annuali nei tre anni successivi all’investimento.
“Quanto dura una campagna di crowdfunding?”
La durata di una campagna di crowdfunding è variabile e dipende dalle esigenze e dalla preparazione della società offerente. Si va da pochi giorni fino a 6 mesi circa. La durata standard per le campagne di equity crowdfunding è di 90 giorni, per quelle di lending crowdfunding è di 21 giorni, infine per quelle di debt crowdfunding è di 30 giorni.
“Posso fare un crowdfunding se non ho ancora costituito la mia impresa e ho solo un’idea?”
No, per poter fare una campagna di crowdfunding su Opstart bisogna possedere un’azienda costituita in forma di società di capitali. Gli aspiranti imprenditori devono prima dare una struttura alla propria idea di business, eventualmente con un percorso di incubazione per startup, e aprire un’azienda: solo in seguito possono fare crowdfunding.
“Se ho una startup… meglio l’equity o il lending crowdfunding?”
Per scegliere lo strumento giusto tra l’equity e il lending crowdfunding bisogna valutare il punto di partenza e l’obiettivo dell’azienda. Per una startup, di solito, la scelta migliore è l’equity crowdfunding, perché ha meno barriere all’ingresso rispetto al lending, che richiede un business plan già solido e una capacità di generare flussi di cassa. Fanno eccezione le startup che hanno degli eventi finanziari futuri certi, come l’assegnazione di un bando, e che vogliono anticipare quella liquidità: in questo caso il lending crowdfunding può essere la strada giusta. Non bisogna dimenticare che l’investimento equity in un’azienda in fase startup, pur essendo più rischioso, risulta particolarmente appetibile per gli aspiranti investitori perché la valutazione pre-money della società è bassa rispetto al potenziale di crescita.
“Ma quante imprese posso finanziare?”
Non c’è un limite al numero di imprese che un investitore può finanziare su una piattaforma di crowdfunding. Investire in più imprese di natura e settori diversi partecipando a campagne di differenti tipologie di crowdfunding è una strategia utile per limitare i rischi e compensare eventuali perdite, secondo il principio della diversificazione. Esistono limiti solo per gli investitori che non superano i requisiti di conoscenza nel test preliminare obbligatorio: in questo caso, in assenza di una valutazione di adeguatezza fornita da un altro intermediario, gli investimenti potranno essere limitati alla soglia massima di 1000€ o del 5% del patrimonio.
“Perché scegliere Opstart?”
Perché Opstart è un fintech hub autorizzato da Consob e Banca d’Italia che raccoglie portali di equity, lending e debt crowdfunding, permettendo a imprese e investitori di accedere a tutti questi strumenti di finanza alternativa da un unico sito e interfacciandosi con un unico gestore. Opstart, inoltre, opera un’attenta selezione delle società offerenti per proporre agli investitori solo opportunità di investimento serie e ad alto potenziale e garantire la trasparenza delle operazioni. Il tasso di successo delle campagne, infatti, è molto elevato. A questo vanno aggiunti un Customer Care sempre disponibile e un team a supporto delle aziende durante tutto il percorso della campagna di crowdfunding.
“Ma il crowdfunding… è una cosa legale?”
Sì, il crowdfunding è legale e regolamentato sia da Consob e Banca d’Italia, sia dalle istituzioni europee. L’equity crowdfunding è stato normato e si è diffuso in Italia con il regolamento Consob del 2013, quando già da qualche anno operavano piattaforme di reward, lending e donation crowdfunding, basandosi sull’estensione di normative già esistenti. In seguito Banca d’Italia ha proceduto a normare con maggiore precisione il lending crowdfunding e Consob ha aggiornato più volte il regolamento sull’equity, finché nel 2023 è entrato in vigore il Regolamento Europeo ECSP, che ha sostituito, uniformandole, tutte le normative europee su lending ed equity crowdfunding. Il crowdfunding, quindi, è un’attività legale purché sia svolta da piattaforme autorizzate da Consob e Banca d’Italia.
“Perché non parlate in italiano?”
La nostra lingua è l’italiano, che usiamo per tutte le comunicazioni dentro e fuori dal sito, ma l’italiano finanziario possiede un lessico ricco di parole importate dall’inglese, che rappresentano non scelte stilistiche, bensì termini tecnici di solito non sostituibili con equivalenti italiani.
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