Dimmi che impresa sei e ti dirò come raccogliere capitali

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Dimmi che impresa sei e ti dirò come raccogliere capitali

Agosto 20, 2024 Economia e Finanza

Tutte le imprese hanno bisogno di raccogliere capitali in diverse fasi della propria vita, ma non c’è solo un modo per farlo. Al contrario, ne esistono tanti ed è importante conoscere l’intera gamma di opzioni a disposizione per fare impresa, saper scegliere quella più adatta al momento giusto e saper abbinare più metodi di finanziamento per costruire un efficace e sostenibile piano di crescita.

Scopriamo allora quali strumenti per raccogliere capitali sono più adatti a diverse tipologie di imprese, ragionando sia per settore economico di riferimento, sia per dimensioni aziendali, sia per fase di sviluppo.

Tipi di fonti di finanziamento

La prima distinzione da fare è quella tra fonti di finanziamento interne ed esterne. Nel primo caso si parla di “capitale proprio” o “capitale di rischio”, nel secondo caso di “capitale di debito” o “di credito”.

In linea generale si può affermare che il capitale proprio viene utilizzato per lo più per finanziamenti a breve termine, mentre il capitale di debito è solitamente un finanziamento a medio o lungo termine, ma può essere declinato anche sul breve termine.

Nessuna azienda può contare solo sul capitale proprio per crescere né si può definire solida un’azienda che vive esclusivamente di debito: l’obiettivo di un’impresa è trovare l’equilibrio giusto tra le due fonti e costruire una strategia di finanziamento che sostenga la crescita ma anche la stabilità finanziaria dell’azienda.

Esempi di fonti di finanziamento interne:

  • I capitali conferiti nell’azienda dai proprietari e dai soci
  • Gli utili prodotti dall’attività aziendale (non distribuiti).

Esempi di fonti di finanziamento esterne:

  • Prestiti bancari
  • Obbligazioni.

Vedremo altri esempi nei prossimi paragrafi. Normalmente, le startup sono la tipologia di impresa che fatica maggiormente a raccogliere capitali da fonti esterne e deve ricorrere, nelle sue fasi iniziali, soprattutto alle fonti interne. Partiamo, allora, proprio dalla situazione di una startup.

Raccogliere capitali per una startup

Le startup hanno bisogno di tanti capitali, soprattutto nelle loro fasi di vita iniziali, in cui non generano utili, devono fare ricerche, test di mercato, prototipi di prodotto, costruire il team, dotarsi di una struttura e di processi efficienti, farsi conoscere ecc.

In fase embrionale, è difficile per una startup ottenere la fiducia di fonti di finanziamento esterne. Dovrà contare, allora, su quelle interne, che possono declinarsi in diverse sfumature, particolarmente ricche in quanto la startup, soprattutto se innovativa, è una tipologia di impresa che rappresenta una “specie protetta”, che gode di molti incentivi istituzionali ed è l’osservata speciale di molti soggetti pubblici e privati:

  • Capitale sociale conferito dal o dai soci fondatori
  • Bootstrapping (utilizzare le risorse dei fondatori e quelle di amici e parenti che possono offrire sostegno al progetto semplicemente per la fiducia che hanno nelle persone che lo hanno ideato)
  • Startup studio e acceleratori di startup (entità specializzate nella costruzione e/o nel supporto di startup, sia a livello economico sia a livello strategico e progettuale, il cui compenso prende spesso la forma di quote di partecipazione della società)
  • Business angel (investitori professionali privati)
  • Fondi di venture capital specializzati in startup
  • Bandi di finanza agevolata pubblici o privati specifici per startup
  • Campagne di equity crowdfunding.

Queste fonti non si escludono l’un l’altra, bensì possono essere abbinate per trarne il massimo del vantaggio per le proprie esigenze. Alcune di esse, come vedremo nel prossimo paragrafo, sono più accessibili alle startup innovative, ma in generale questo elenco si applica a tutte le piccole imprese all’inizio della loro vita.

Cose da sapere sui finanziamenti alle startup

Acceleratori, business angel, fondi di venture capital e bandi di finanza agevolata sono di solito molto specifici, cioè ciascuno si rivolge a startup di un particolare settore economico o, a volte, geografico (possono anche mescolarsi più requisiti). Le startup più facilitate nel raccogliere capitali, da questo punto di vista, sono le tech, nel nostro momento storico: ci sono forti necessità e grandi aspettative per le innovazioni tecnologiche in tutti i campi, da quello dell’AI a quello industriale, da quello dei dati a quello agricolo. Al secondo posto per attrattività vengono le startup di servizi.

Per tutte le altre, può essere più impegnativo trovare l’attenzione di potenziali investitori, soprattutto all’interno delle entità strutturate che abbiamo citato. Uno dei tanti vantaggi dell’equity crowdfunding è proprio quello di potersi rivolgere a una platea vastissima online, senza limiti predefiniti. Il secondo, importante vantaggio da menzionare, che distingue l’equity crowdfunding da molte delle altre tipologie di finanziamento interno, è che esso consente all’azienda di mantenere più facilmente il controllo della società e delle decisioni che la riguardano, perché è essa stessa a stabilire quali e quanti diritti cedere con le quote offerte.

Qualunque sia la fonte di finanziamento interno prescelta, restano ancora due informazioni da conoscere:

  • Gli investimenti in startup, in Italia, sono agevolati dal punto di vista fiscale.
  • È utile cercare, ove possibile, investitori che siano anche connessi al settore, al prodotto o al servizio della startup, in modo che possano offrire, oltre ai capitali, anche competenze, conoscenze o feedback funzionali.

Raccogliere capitali per una PMI

Le modalità di finanziamento per una PMI possono spostarsi più facilmente verso le fonti esterne rispetto a quelle di una startup. Restano valide e utili, nell’ambito del mix di fonti di finanziamento, alcune opzioni interne: conferimenti dei soci, campagne di equity crowdfunding, bandi di finanza agevolata. A queste si possono aggiungere i fondi di private equity, entità simili ai fondi di venture capital ma focalizzate su aziende già strutturate.

Queste ultime hanno obiettivi diversi rispetto alle startup, non puntano a stabilizzarsi ma a crescere, possono voler ampliare la gamma di prodotti o servizi offerti, aumentare la capacità produttiva, entrare in nuovi mercati, perseguire piani di digitalizzazione e ammodernamento, fare rebranding e molto altro. Per progetti specifici all’interno di piani di investimento e sviluppo a lungo termine, ma anche per risolvere rapidamente crisi di liquidità, è utile ricorrere a capitale di debito, reperibile in vari modi:

  • Prestiti bancari
  • Finanziamenti agevolati
  • Leasing (pagamento di un canone periodico per l’utilizzo di un bene, per poi decidere se riscattarlo o restituirlo a fine contratto)
  • Factoring (cessione di crediti commerciali)
  • Anticipo fatture
  • Emissioni di titoli obbligazionari
  • Campagne di lending o debt crowdfunding.

Un esempio interessante di combinazione tra fonti di finanziamento interne e fonti di finanziamento interne è il Crowdbridge, strumento ideato da Opstart per consentire ad aziende impegnate in campagne di equity crowdfunding di reperire liquidità rapidamente in attesa dello svincolo dei capitali raccolti, grazie a una parallela campagna di lending crowdfunding.

Va sottolineato, infine, che alcune modalità di raccolta di capitali elencate per le PMI possono essere adatte anche a startup in fasi avanzate del loro sviluppo, per esempio quelle in fase growth.

Raccogliere capitali per una grande impresa

Le grandi imprese sono quelle che hanno la vita più facile in termini di reperimento di risorse economiche, perché godono della fiducia data da una solidità storica e da anni di profitti. Ma è anche vero che le grandi aziende hanno bisogno di grandi quantità di capitale. Ecco che allora, per esempio, non basta chiedere un prestito a una banca, perché l’entità dell’investimento è così importante da richiedere la copertura di più banche diverse.

In generale si può affermare che le grandi imprese possono fare più ricorso alle fonti di finanziamento “tradizionali”, ma anche per loro vale il principio dell’equilibrio.

I bandi di finanza agevolata e i finanziamenti pubblici agevolati, peraltro, sono sempre tenuti d’occhio anche dalle grandi imprese, e molte di esse stanno scoprendo anche l’utilità delle campagne di crowdfunding come strumento di marketing oltre che come mezzo per raccogliere capitali.

La vera peculiarità delle grandi imprese è che hanno una carta in più da giocare: la quotazione in Borsa e la vendita di azioni sul mercato dei capitali. È una carta importante, perché amplia moltissimo la platea di potenziali investitori e rende molto più attrattivo l’investimento nell’azienda, in quanto liquido.

Non necessariamente, però, la quotazione in Borsa deve essere una prerogativa delle multinazionali: con il Crowdlisting, per esempio, essa diventa più accessibile anche per imprese più piccole, come le PMI.

Criteri per scegliere le fonti di finanziamento

Dalla carrellata di metodi per raccogliere capitali fatta finora si possono desumere molti dei criteri fondamentali per scegliere le fonti di finanziamento della propria impresa:

  • Obiettivi
  • Orizzonte temporale
  • Flusso di cassa
  • Bisogni di liquidità
  • Tipo di contabilizzazione (diverso per ciascuna fonte di finanziamento e con diverse implicazioni per il bilancio dell’azienda)
  • Costi e condizioni
  • Livello di indebitamento.

Questi criteri sono imprescindibili nella gestione della pianificazione finanziaria di un’azienda, un’attività chiave per sostenere e sviluppare qualsiasi tipo di impresa.

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