Start up innovative dalla A alla Z: quali sono le fasi di vita di un’impresa?

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Start up innovative dalla A alla Z: quali sono le fasi di vita di un’impresa?

Gennaio 31, 2024 Economia e Finanza

Le start up innovative sono tutte diverse le une dalle altre, ma condividono un ciclo di vita composto da fasi di sviluppo e maturazione che sono state riscontrate in modo simile in tutte le esperienze di start up. Passando da una fase all’altra l’impresa cresce e vede cambiare le proprie esigenze e priorità, anche dal punto di vista delle modalità di finanziamento. Raccogliere capitali, infatti, è una necessità comune a tutti gli stadi di sviluppo di una start up, ma per ciascuno di essi possono essere opportune modalità di raccolta diverse.

La fase Pre-seed

La prima fase della vita di una start up è quella del concepimento dell’idea di business: l’aspirante startupper individua un’esigenza non ancora soddisfatta dal mercato e inizia a sviluppare un’idea per rispondervi. È una fase creativa e di ricerca, in cui si raccolgono dati a supporto della propria intuizione, si analizza il mercato, si raffina l’idea iniziale per renderla funzionale allo specifico bisogno individuato.

Il founder della futura start up, quindi, ha in mano solo un’idea e dei dati: ha bisogno di finanziamenti per portare avanti il progetto, ma a questo stadio di sviluppo non troverà nessun finanziatore vero e proprio, perché non ha abbastanza da offrire. Il sostegno economico, allora, arriva dall’autofinanziamento – ecco perché questa fase si chiama anche bootstrap – e dalle cosiddette 3 F, ovvero friends, family & fools (amici, familiari e folli). Questi ultimi sono spinti a contribuire al progetto non tanto dalla bontà intrinseca dello stesso, quanto dalla fiducia che hanno nel suo ideatore e dalla sua capacità di raccontare l’idea imprenditoriale.

La fase Seed

“Seed” significa “seme”: in questa fase l’idea è stata seminata e bisogna curarla affinché germogli, cioè diventi in grado di entrare nel mercato.

Per farlo, lo startupper sviluppa i primi prototipi del prodotto o servizio che intende offrire, in una versione base detta Minimum Viable Product (Prodotto Minimo Funzionante), utile per fare dei test di mercato a basso costo.

L’MVP è una prima versione del prodotto o servizio, facile ed economica da produrre ma già in grado di rispondere al bisogno individuato. Si inizia quindi a proporre questa versione alla clientela target, e si osservano le risposte e le reazioni del pubblico, raccogliendo anche feedback diretti.

Sulla base di questa osservazione, il prodotto o servizio viene modificato e migliorato per rispondere più precisamente alle esigenze e alle preferenze dei clienti, se necessario con ulteriori successivi test.

A questo punto lo startupper è in grado di strutturare un modello di business che gli permetta di vendere il suo prodotto o servizio con adeguati margini di profitto, e può quindi presentare un business plan con dei dati concreti ai potenziali finanziatori.

Questi ultimi possono essere business angel, acceleratori di startup, banche, ma possono anche arrivare da una prima campagna di equity crowdfunding.

La fase Early stage

Grazie ai primi finanziamenti, la start up può ora fare il vero e proprio lancio sul mercato con il prodotto o servizio definito e concentrarsi sull’attività di acquisizione dei clienti con l’obiettivo di generare i ricavi previsti dal business plan. I volumi di vendita e i feedback dei clienti anche in questa fase aiuteranno a continuare a perfezionare l’allineamento tra prodotto/servizio ed esigenze degli utenti target (Product Market Fit).

In questa fase restano valide opzioni di finanziamento i business angel e il crowdfunding (lending o equity), e si aggiungono anche i fondi di Venture Capital.

La fase Growth

Se tutto è andato bene fino a questo momento, la start up innovativa è un’azienda capace di generare ricavi ed è pronta per la vera crescita (growth). È qui che si lavora a fondo sulla strategia di marketing e quella commerciale per espandersi, scalare il business e fare il salto di qualità.

In questa fase, di solito, si rendono necessari investimenti consistenti per sostenere l’espansione dell’azienda: per puntare a finanziamenti importanti ora è possibile anche ottenere l’interesse di un fondo di Private Equity, ma restano validi altri strumenti come il crowdfunding. Va ricordato che le fonti di finanziamento non si escludono a vicenda, bensì possono essere combinate fra loro e sfruttate in parallelo.

La fine del ciclo di vita delle start up innovative

Cosa succede quando una start up ha raggiunto la piena maturità? È il momento della exit, l’obiettivo principale di chi investe in start up, ma spesso anche degli stessi founder. L’azienda può ormai fare il passaggio da start up a PMI e l’imprenditore può decidere di continuare a detenere la proprietà e la gestione dell’azienda, proseguendo il percorso per farla crescere ulteriormente, magari facendo un buyback (liquidazione degli investitori e riacquisto delle quote da parte del o dei founder).

L’alternativa, oggi la strada più seguita, è puntare a ottenere un guadagno dalla sua creazione tramite una exit, ad esempio attraverso le strade più battute che sono principalmente due:

  • Quotazione in Borsa
  • Acquisizione da parte di un’altra azienda più grande.

Quanto dura il ciclo di vita delle start up innovative

Le quattro principali fasi di vita delle start up innovative si distribuiscono lungo i cinque anni previsti dalla legge italiana per il percorso di imprese di questo tipo: dopo cinque anni di vita dell’impresa, lo status di “start up innovativa”, che si ottiene dimostrando il possesso di determinati requisiti, decade e con esso le relative agevolazioni.

Nella migliore delle ipotesi, una start up innovativa, infatti, in cinque anni dovrebbe essere in grado di crescere e consolidarsi attraversando tutte le fasi di sviluppo e di diventare quindi un’impresa standard, capace di stare in piedi con le proprie gambe. Ogni impresa però ha la sua storia e ci sono notevoli variazioni rispetto a questo lasso temporale, considerando anche ad esempio eventuali grandi cambiamenti nel contesto macroeconomico del momento. Cinque anni è anche il limite prima del quale non è consentito alle start up distribuire profitti.

Bisogna anche ricordare che sono moltissime le start up che non superano i primi anni di vita. Solo le idee davvero interessanti, portate avanti da team preparati, con una strategia solida e supportate dalla validazione del mercato arrivano fino in fondo. Le varie tipologie di crowdfunding possono sostenere questo percorso in tutte le sue fasi, non solo in quanto supporto economico, ma anche come canale di marketing privilegiato.

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