Come ogni anno, a luglio l’Osservatorio Crowdinvesting del Politecnico di Milano ha pubblicato il report sull’andamento del mercato del crowdinvesting in Italia negli ultimi dodici mesi. I dati su cui si basa l’analisi vanno da inizio luglio 2023 a fine giugno 2024 e riguardano equity crowdfunding, lending crowdfunding e debt crowdfunding. Un piccolo spazio, per completezza, è dedicato anche ai modelli donation e reward crowdfunding, che contano 22 portali attivi in Italia e una raccolta di 51,7 milioni di euro negli ultimi dodici mesi.
Quest’anno il report è particolarmente interessante perché offre un primo quadro degli effetti del Regolamento ECSP, che operativamente dal 10 novembre 2023 ha uniformato la normativa sul crowdfunding in tutti gli Stati membri dell’Unione Europea.
Per il secondo anno consecutivo il mercato del crowdinvesting registra un segno negativo: negli ultimi dodici mesi la raccolta complessiva di capitali è scesa del 5,3% rispetto ai dodici mesi precedenti, fermandosi a 302,35 milioni di euro.
Rispetto all’anno precedente, quest’anno il calo è stato più generalizzato, ma di nuovo il comparto che ha perso di più è stato quello dell’equity crowdfunding e il settore trainante è stato il lending crowdfunding immobiliare.
L’Osservatorio ha individuato tre principali cause di questo calo:
Resta stabile, invece, il tasso di successo delle campagne, che arriva al 90% di media.
Le imprese che fanno crowdfunding sono ancora per la maggior parte startup (60%), ma avanzano le PMI, e la quasi totalità di esse è una srl.
Ancora significativo, infine, è il gender gap tra investitori e investitrici: solo il 16% di chi investe è donna e una percentuale simile si riscontra anche tra i titolari delle società offerenti.
Il Regolamento europeo ha richiesto un grande sforzo di adeguamento alle piattaforme e non tutte sono state in grado di compierlo: secondo le stime del Politecnico, almeno una ventina di piattaforme ha rinunciato del tutto a richiedere la licenza. Delle altre, molte sono ancora in attesa di autorizzazione, un processo che si è rivelato molto più lungo del previsto e ha fatto accumulare un notevole ritardo: al 10 novembre 2023, data dopo la quale le piattaforme non autorizzate non avrebbero più potuto operare, in Italia solo 10 portali di crowdfunding avevano ricevuto la licenza. Al 30 giugno 2024 eravamo a 33 portali, ancora 43 in meno rispetto a quelli censiti l’anno scorso. Nonostante ciò, l’Italia è al secondo posto per numero di portali autorizzati in Europa dopo la Francia.
È facile, quindi, stimare che una parte consistente del calo nella raccolta sia dovuta alle settimane o ai mesi di fermo che molte piattaforme hanno dovuto osservare e alla cessazione delle attività di alcune piattaforme.
Un altro effetto del regolamento europeo è stato l’ingresso di piattaforme straniere sul mercato italiano: per ora quelle autorizzate sono cinque.
Infine, il regolamento ha eliminato il vincolo che precludeva l’acquisto di Minibond alla maggior parte degli investitori non sofisticati, favorendo la crescita del debt crowdfunding.
Come anticipato, l’equity crowdfunding è il comparto che ha subito il calo maggiore: -25,5% in un anno, per un totale di 106,53 milioni di euro raccolti. Il calo riguarda soprattutto i progetti non immobiliari: è un trend già osservato nel precedente report. Nonostante ciò, le piattaforme mantengono un’elevata selettività e l’accurata selezione contribuisce all’alto tasso di successo delle campagne.
Sono 53 le imprese che hanno fatto una campagna di equity crowdfunding per la prima volta negli ultimi dodici mesi, mentre le altre 143 avevano già fatto una o più campagne in precedenza. Di tutte queste società, la maggior parte opera in Lombardia nei settori dei servizi di informazione e comunicazione.
Il mercato del crowdinvesting in Italia registra segni positivi nei comparti lending e debt crowdfunding: il lending crowdfunding di tipo business chiude i dodici mesi con un +7,7% e un tasso di insuccesso di appena l’1%, mentre i Minibond registrano un’impennata del +34,5%.
Il tasso medio di interesse dei prestiti è del 9,82% e la scadenza media è a 15 mesi; la maggior parte delle società predilige un rimborso in modalità bullet.
Questa consistente crescita dei Minibond nonostante i tassi di interesse elevati è dovuta in parte alla performance molto negativa dei dodici mesi precedenti, in parte alla caduta delle restrizioni sugli investitori ammissibili sopra citata.
Se c’è un elemento che si può ormai ritenere caratterizzante per il crowdinvesting in Italia è il ruolo preponderante del segmento real estate. Come già negli anni precedenti, è il crowdfunding immobiliare a trainare il settore e a registrare i principali segni positivi.
Rispetto all’anno precedente, negli ultimi dodici mesi il real estate ha perso terreno nell’equity crowdfunding (-14,7%) ma ha continuato a crescere ad alti ritmi nel lending crowdfunding (+20,9%), confermando il fortunato binomio lending+real estate. Non a caso, infatti, ben 11 delle 15 piattaforme di lending crowdfunding attive sono specializzate nell’immobiliare. Anche su Crowdlender tantissimi dei progetti ospitati riguardano il real estate: qui e qui i racconti di due recenti casi di successo.
Abbiamo già approfondito in un articolo dedicato come mai il settore immobiliare abbia trovato nel lending crowdfunding uno strumento di finanziamento così congeniale: la rapidità di raccolta è uno dei principali fattori.
Per gli investitori, il real estate crowdfunding si conferma un’opportunità unica per investire nel mattone superando ostacoli come la necessità di ingenti capitali, gli oneri amministrativi e gestionali e la scarsa liquidità dell’investimento.
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