Il principale problema di una startup nel 2023 è farsi finanziare: c’è un’idea, magari innovativa, che risponde a un bisogno identificato, c’è un progetto a medio termine, ma mancano i capitali per farlo decollare e sostenere le spese del team, di ricerca e sviluppo, di marketing, di produzione, commercializzazione ecc.
Esclusi i rari casi in cui i fondatori di una startup dispongono del capitale per farla crescere in autonomia, il problema è connaturato a questo tipo di imprese. La congiuntura economica negativa del 2023 che si trascina ormai da qualche anno e alimenta un clima di sfiducia e un ristagno dei mercati, però, rende la questione ancora più ostica.
Diventa ancora più importante, per gli aspiranti startupper, essere attenti e aperti a tutte le opportunità, conoscere le alternative a disposizione ed essere aggiornati sulle novità, perché le possibilità di finanziamento per startup ci sono e sono tante. Non tutte sono adatte in ogni fase del ciclo di vita di una impresa: ciascuna tipologia di impresa e ciascuna fase di crescita ha esigenze diverse, che vanno comprese per individuare le fonti di finanziamento più efficaci e non sprecare alcuna occasione.
Un altro aspetto da tenere a mente è che una startup può finanziarsi con più strumenti contemporaneamente, o fare un piano di finanziamenti successivi con fonti diverse, o ancora utilizzare un finanziamento per ottenerne un altro. Le combinazioni possibili sono innumerevoli e flessibili.
In una fase molto embrionale una startup potrebbe decidere di fare bootstrapping, cioè puntare sull’autofinanziamento, e/o sulle cosiddette 3F (Family, Friends, Fools) per ovviare al problema di non avere garanzie o numeri in mano da offrire a potenziali creditori o investitori. Per fare il vero salto di qualità, poi, servono altre strade che permettano di raccogliere finanziamenti più consistenti.
Una startup alle prime armi potrebbe avere bisogno di supporto per farsi finanziare: per questo è possibile rivolgersi ad acceleratori o incubatori di startup.
L’incubatore è dedicato di solito a startup che sono poco più di un’idea, che aiutano a sviluppare e verificare fornendo competenze e strumenti. Non finanziano direttamente le startup che supportano, ma spesso danno accesso referenziato a potenziali canali di finanziamento.
L’acceleratore, invece, fornisce alle startup supporto strategico e tecnico ma anche finanziario, investendo direttamente con capitale di rischio.
La selva di incubatori e acceleratori di startup è fitta e differenziata, perciò per sfruttare al meglio le opportunità che offrono occorre scegliere quello più adatto per campo d’azione, requisiti richiesti e obiettivi.
Quando una startup inizia a consolidarsi, può provare a farsi finanziare da investitori di professione, per i quali è stato coniato il nome “business angels”: sono di solito manager o imprenditori a loro volta che lavorano da liberi professionisti, dispongono di capitali privati e li investono in startup che ritengono promettenti.
Spesso i business angels forniscono alla startup non solo risorse economiche, ma anche servizi, competenze, network di contatti. In cambio, però, richiedono voce in capitolo in molte delle scelte della società e possono anche porre dei veti: è importante stabilire chiaramente fin dall’inizio le regole del gioco, per evitare sorprese.
Il canale di finanziamento più tradizionale di un’impresa è storicamente la banca. Con il tempo, però, è diventato sempre più difficile per le aziende nei primi anni di vita (e non solo!) ottenere prestiti bancari e farlo a condizioni sostenibili e in tempistiche utili.
Le startup e le PMI innovative hanno un’opportunità in più in questo ambito: i prestiti bancari garantiti fino all’80% dallo Stato tramite MedioCredito Centrale (MCC), che pongono in una posizione molto più favorevole nei confronti delle banche. Anche in questo caso è fondamentale verificare le condizioni poste dalla banca, i tassi di interesse ecc.
I fondi di venture capital sono specializzati negli investimenti in startup ad alto potenziale, a cui forniscono non solo capitale, ma anche una guida operativa, con competenze, professionalità ad hoc e un vasto network. Rispetto agli acceleratori, si dedicano a startup a uno stadio più avanzato e investono cifre molto più elevate.
Il rovescio della medaglia è sempre lo stesso: la parziale ma consistente perdita di controllo sulla propria startup, la cui entità è da verificare nei termini dell’accordo.
Per decidere se e da quale fondo di venture capital farsi finanziare, bisogna informarsi sui campi di interesse di ciascuno, per esempio la tipologia di startup, il settore economico, ecc.
La finanza agevolata è un mondo di bandi, premi, incentivi per lo più statali ma non solo, finalizzata a sostenere e stimolare l’attività imprenditoriale. Molti di questi strumenti sono riservati a startup e PMI, che rappresentano la parte numericamente predominante nel tessuto imprenditoriale italiano, eppure quella più debole.
I bandi e contributi sono attivati a livello provinciale, regionale, nazionale o europeo da vari enti e permettono di ottenere finanziamenti a tasso agevolato o a fondo perduto se si rispettano i requisiti prestabiliti. Di nuovo, bisogna prestare attenzione alle condizioni: i finanziamenti agevolati a volte possono richiedere interventi che rischiano di stravolgere l’idea di business iniziale, avere tempistiche di erogazione che costringono ad anticipare quantità ingenti di risorse o coprire solo una parte di spese molto consistenti.
La strada più innovativa e flessibile per finanziare startup nel 2023 è il crowdfunding nelle sue diverse declinazioni.
È uno strumento molto più accessibile rispetto agli altri canali dal punto di vista della “selezione all’ingresso”, garantisce tempi molto più rapidi e un ritorno non solo economico ma anche di visibilità, di processo, di marketing, di network.
Le tipologie ormai sono numerose e in grado di soddisfare tutte le esigenze:
Tutte queste tipologie di crowdfunding per finanziare startup trovano posto nell’hub fintech di Opstart, vasto e completo.
Alle varie opzioni descritte sopra, può essere aggiunto il reward crowdfunding, che esula dal perimetro del crowdinvesting ma può essere molto utile per le startup che vendono prodotti, perché consente di sottoporre questi ultimi a una validazione di mercato mentre si raccolgono i capitali per svilupparli: se le persone target del prodotto sono disposte a finanziarne la produzione, allora c’è mercato per quel prodotto.
Le potenzialità del crowdfunding non finiscono qui, perché esso può diventare anche uno strumento che lavora in sinergia con altri canali di finanziamento: la mappa delle possibilità di finanziamento per una startup è ampia e articolata e saper sfruttare ogni percorso fino in fondo è un vero e proprio vantaggio competitivo.
Come hai potuto leggere, le strade per farsi finanziare nel 2023 sono davvero tante. Hai una startup o una PMI innovativa e vuoi raccogliere capitali in crowdfunding? Prenota una call con il nostro team di selezione!
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