Il gender gap è un tema di primaria importanza non solo in finanza, ma in quasi tutti gli ambiti della società, perché nel 2023 ancora le disparità tra uomo e donna relativamente a presenza, rappresentanza e riconoscimento sono lontane dall’essere colmate. La direzione, però, è chiara e i primi passi avanti sono stati fatti.
Il macrosettore economico-finanziario è uno di quelli in cui questo gap è più evidente e colmarlo è fondamentale innanzitutto per l’indipendenza femminile, ma in secondo luogo anche per la produttività e il livello di sviluppo economico del Paese nel suo complesso.
La convinzione o convenzione che i numeri siano “una cosa da uomini” è stata radicata nella mentalità comune così a lungo da scoraggiare nelle donne anche solo lo sviluppo di un’inclinazione per questo mondo, sia dal punto di vista della carriera, sia da quello della gestione delle proprie finanze. Tradizionalmente, infatti, le donne che intraprendono e concludono studi economici sono nettamente meno rispetto agli uomini, e le finanze di casa, oltre il livello della quotidianità, sono spesso gestite dagli uomini. Per ogni 10 ragazzi che si laureano in economia, per esempio, secondo i dati AlmaLaurea ci sono solo 6 ragazze che compiono gli stessi studi. Anche al di fuori del percorso universitario specifico, le competenze e l’interesse maschili in ambito economico-finanziario sono nettamente superiori rispetto a quelli femminili.
Lentamente, però, le cose stanno cambiando e si sta affermando una nuova consapevolezza, sia maschile sia femminile, della necessità di apertura e di dialettica, seppur non sempre questo nuovo approccio trovi riscontro ovunque nella realtà e nei media.
In ambito finanziario il gender gap si nota sia tra gli addetti ai lavori sia tra i fruitori. Per quanto riguarda la prima categoria, la presenza femminile si attesta appena al 13%, principalmente a causa della scarsità di donne nei corsi di studi relativi, di cui abbiamo accennato nel paragrafo precedente. Anche per le donne che conseguono titoli di studio in ambito finanziario, però, gli ostacoli alla carriera sono molto più numerosi e consistenti rispetto a quelli che devono affrontare i colleghi uomini: stereotipi culturali che influenzano l’attività di selezione del personale e penalizzazione degli avanzamenti di carriera in relazione alle prospettive di maternità sono solo i due fenomeni più noti e trasversali. Anche gli orari di lavoro di una carriera di questo tipo ad alti livelli vengono spesso considerati incompatibili con la figura che, secondo una visione ancora troppo diffusa, deve occuparsi della cura della casa e della famiglia.
L’occupazione nel settore finanziario, insomma, segue la scia dell’andamento generale: poche donne e, soprattutto, poche donne ai vertici. Nel 2022 il lento miglioramento in corso è proseguito, con un 2% in più di donne in ruoli di comando, ma il 32% sul totale è ancora una percentuale piuttosto bassa.
Nel settore finanziario italiano si registra un incremento della presenza femminile nei CdA come effetto della spinta europea e della legge 120/2011 che negli ultimi dieci anni ha imposto di portare al 40% le “quote rosa” nei consigli di amministrazione delle società quotate, ma oltre il perimetro d’azione di tale legge il fenomeno non si è replicato nella stessa misura.
Per quanto riguarda la seconda categoria, meno di 1 investitore su 5 è donna, nonostante le donne siano grandi risparmiatrici. Le cause principali di questa assenza sono la mancanza di competenze finanziarie, che rende le donne diffidenti nei confronti degli investimenti, e la minore disponibilità economica delle donne rispetto agli uomini. Anche l’entità degli investimenti mostra un evidente divario di genere: le donne investono circa il 30% in meno del totale dei propri risparmi rispetto agli uomini.
Si registrano comunque significativi miglioramenti negli ultimi dieci anni e dalle istituzioni stanno arrivando importanti incentivi e stimoli all’aumento dell’alfabetizzazione finanziaria, in particolare femminile, ma non solo: in Italia le scarse competenze finanziarie sono un problema generalizzato.
Dalle ricerche sui comportamenti delle donne che investono regolarmente, emergono interessanti tendenze che evidenziano differenze fra uomini e donne anche nel modo di investire: per esempio, per le donne sono particolarmente importanti gli investimenti sostenibili, che hanno vissuto di recente una grande crescita complessiva ma risultano più attrattivi per le investitrici rispetto agli investitori.
Le donne, inoltre, sono mediamente più sensibili al rischio e più attente alla sicurezza e al rapporto qualità-prezzo dei loro investimenti, mentre gli uomini guardano maggiormente ai rendimenti. Per lo stesso motivo, le investitrici prediligono i prodotti bancari e i fondi comuni di investimento e si affidano di più a consulenti, mentre gli uomini sono più presenti nel comparto azionario e più propensi a occuparsi autonomamente dei propri investimenti o a sperimentare nell’ambito della finanza alternativa.
Le donne, inoltre, per tutti i motivi di difficoltà che abbiamo ripercorso, hanno meno fiducia rispetto agli uomini nella gestione delle proprie finanze a lungo termine.
In relazione ai comportamenti appena evidenziati, non stupisce che la finanza alternativa non sia ancora un terreno molto battuto dalle donne: l’Osservatorio sul Crowdinvesting del Politecnico di Milano ha rilevato che solo il 10% delle persone che hanno effettuato investimenti in equity crowdfunding è donna. Gli investimenti sulle piattaforme di crowdfunding online, infatti, richiedono all’utente di agire in autonomia, scegliendo su quali aziende puntare e come, perciò possono frenare chi ha meno competenze o più diffidenza in materia.
L’interesse delle donne verso gli investimenti sostenibili, però, è uno dei fattori che alimenta il loro avvicinamento al crowdfunding, mondo nel quale innovazione e sostenibilità sono molto presenti.
Opstart, in particolare, riscontra una percentuale di investitrici in equity crowdfunding superiore alla media nazionale: il 18,37% degli utenti che hanno investito in campagne equity sul portale nel 2022 sono donne. Questo anche grazie al customer care efficiente e all’attenzione per le startup e le PMI che svolgono attività a favore dell’ambiente e del cambiamento del nostro stile di vita.
Anche nello stesso team di Opstart la presenza femminile è molto forte, con il 60% di donne, fra cui la General Manager, e questo rispecchia il suo obiettivo di contribuire a ridurre la distanza femminile dal mondo finanziario e, di conseguenza, dall’indipendenza economica.
Proprio a partire dal segnale positivo della media di investitrici sul portale, Opstart mette in campo un gesto concreto per incentivare l’avvicinamento agli strumenti del crowdinvesting e della finanza alternativa da parte del genere femminile: dall’1 al 31 marzo – anche in occasione della Festa della Donna – le investitrici verranno seguite con un occhio di riguardo nelle operazioni sul portale dell’hub Crowdlender e avranno diritto allo 0,5% di tasso di interesse in più sugli investimenti in lending crowdfunding effettuati nel mese.
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