Il sesto Quaderno di ricerca sulla finanza alternativa per le PMI in Italia curato dal Politecnico di Milano e pubblicato di recente offre un’analisi puntuale delle sfide che il tessuto imprenditoriale italiano sta affrontando dal punto di vista del credito e dello sviluppo in questi anni di crisi e stravolgimenti. Digitalizzazione, transizione energetica, aumento dei tassi di interesse sono le principali parole chiave di questa analisi, che evidenzia ancora una volta come la finanza alternativa giochi un ruolo importante nel sostegno alle PMI.
Le PMI non quotate hanno da sempre difficoltà ad accedere al credito attraverso il tradizionale canale bancario, che pone spesso condizioni insostenibili e richiede garanzie, liquidità e stabilità non rintracciabili in imprese piccole e/o giovani. Questo tipo di imprese, però, costituisce le fondamenta dell’imprenditoria italiana come produttività, quindi la crisi di credito che le coinvolge riguarda da vicino l’economia reale italiana nel suo complesso.
Una crisi provocata dai numerosi fattori contingenti che si sono accavallati negli ultimi anni a livello internazionale: pandemia, guerre, cambiamenti climatici e le relative conseguenze, in particolare inflazione, scarsità di materie prime, insicurezza dei mercati, trasformazioni del settore dell’energia, fragilità dei sistemi bancari e mutamenti nei rapporti economici globali.
Il risultato è una stretta creditizia nei confronti delle imprese, soprattutto le PMI, stimolata dall’aumento dei tassi di interesse messo in atto dalla BCE per contenere l’inflazione e dalla crescente insolvenza delle imprese. In un momento storico in cui la disponibilità di liquidità è fondamentale per portare avanti investimenti in transizione energetica, innovazione e digitalizzazione, elementi imprescindibili per rimanere competitivi.
Il Quaderno di ricerca riporta i dati di Banca d’Italia che “contabilizzano a metà 2023 uno stock di prestiti bancari a medio-lungo termine per le imprese non finanziarie pari a € 490 miliardi, contro € 517 miliardi a fine 2021” e quelli di ABI e Cerved che prevedono “un incremento significativo del tasso di deterioramento del credito delle imprese nel 2023, che dovrebbe toccare il 3,1%, in aumento dal 2,2% del 2022”.
Sin dalla crisi finanziaria del 2008 è stato avviato da parte delle istituzioni un percorso di introduzione e di irrobustimento di canali di finanziamento alternativi al credito bancario per sostenere la competitività delle PMI. Negli anni gli strumenti di finanza alternativa si sono moltiplicati insieme alle agevolazioni e agli incentivi per usufruirne, raccogliendo ampio consenso e partecipazione da parte delle PMI, che ne hanno apprezzato i vantaggi concreti.
I canali fintech, in particolare, grazie alla disintermediazione del credito, hanno reso più accessibile, facile e veloce la ricerca di capitali e favorito la diversificazione delle fonti di finanziamento, sostenuti anche dalle agevolazioni fiscali riconosciute agli investitori.
Non sono mancate e non mancano le criticità da affrontare anche per la finanza alternativa: il report del Politecnico evidenzia il problema della liquidità di alcuni di questi strumenti (ad esempio l’equity crowdfunding), su cui si stanno già facendo passi avanti per renderli più appetibili agli investitori, e la difficoltà di offrire rendimenti competitivi in questa fase di alti tassi di interesse.
Le principali fonti di finanziamento alternative emerse dall’analisi del quaderno di ricerca sono sette:
Approfondiamo ora le principali novità e le tendenze in atto o in vista di ciascuno di questi strumenti di finanza alternativa.
Come già evidenziato dal report dell’Osservatorio Crowdinvesting del Politecnico di Milano, l’equity crowdfunding nel primo semestre del 2023 ha visto un sensibile calo rispetto all’anno precedente, in leggera ripresa nella seconda metà dell’anno. Le motivazioni sono state individuate nelle incertezze congiunturali e nella turbolenta fase di transizione determinata dall’entrata in vigore del Regolamento UE sul crowdfunding. Continua a crescere, invece, il lending crowdfunding, soprattutto nel settore immobiliare, per cui risulta uno strumento prezioso per le aziende che vogliono diversificare i propri canali di finanziamento.
Anche il mercato dei minibond si è ristretto nell’ultimo anno, infatti sono diminuite le PMI che per la prima volta hanno fatto ricorso a questo strumento, mentre è aumentato notevolmente il valore delle cedole, in linea con l’aumento dei tassi di interesse bancari. Anche per i minibond si è registrato, però, un segnale di ripresa nella seconda metà del 2023 e l’entrata in vigore del Regolamento UE renderà più vasta la platea dei potenziali investitori.
Lo smobilizzo di fatture commerciali acquisite da soggetti non bancari attraverso piattaforme web è un altro strumento indirizzato a investitori professionali, caratterizzato da orizzonti temporali molto brevi e da centinaia di milioni di euro di mercato in Italia. È lo strumento più agile e quindi più utilizzato dalle PMI, che però può essere messo in difficoltà dal deterioramento della qualità dei crediti.
Strumento di debito a medio termine, il direct lending è il credito erogato alle imprese da altre imprese non bancarie attraverso prestiti diretti. Secondo il quaderno di ricerca, è un segmento in crescita in Italia, ma anch’esso deve fare i conti con la difficoltà attuale da parte delle imprese di offrire rendimenti competitivi.
Gli strumenti più innovativi in ambito fintech sono i token digitali utilizzati come asset finanziari, pratica di recente regolamentata in modo più preciso dall’Unione Europea e dall’Italia: le sperimentazioni in tal senso nel passato erano viziate dalla mancanza di una normativa affidabile, ma nei prossimi anni questo strumento potrà diventare una nuova opportunità di agevolazione dell’accesso al capitale per le PMI.
Private equity e Venture capital sono, invece, gli strumenti più tradizionali e di più vecchia data. Il Quaderno mette in evidenza un dato significativo: la crescita riguarda soprattutto le operazioni di Venture capital, quindi le startup nelle prime fasi di vita che hanno bisogno di stabilizzarsi e superare il confine della sopravvivenza, mentre le operazioni di Private equity, che coinvolgono PMI con l’obiettivo di crescere, subiscono il rallentamento generale del mercato.
Le PMI italiane quotate in Borsa a metà 2023 erano 192, ma quelle entrate nell’ultimo anno sono meno di quelle entrate nel 2022. Rimane, infatti, scarsamente attrattiva la quotazione per le PMI, a causa della complessità e del costo del processo. Un’alternativa al percorso tradizionale è il Crowdlisting, operazione di equity crowdfunding ideata da Opstart per riprodurre gli stessi effetti di un’IPO con costi e tempistiche ridotti.
Gli studi del Quaderno di ricerca sulla finanza alternativa evidenziano come quest’ultima risulti sempre più importante per le PMI, soprattutto in momenti delicati come quello che stiamo vivendo e nonostante le difficoltà che ne derivano, le quali richiedono un impegno ancora maggiore nel perfezionamento dei mezzi a disposizione. Gli strumenti di finanza alternativa, infatti, “hanno consentito a tante PMI italiane, fino a pochi anni fa escluse da questa opportunità, di incrementare la propria competitività e ottenere vantaggi non solo in termini di maggiore inclusione e diversificazione delle fonti, ma anche di accresciute competenze manageriali, visibilità sul mercato, maggiori opportunità di investimento”.
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