Gli ETF sono particolari fondi di investimento utili per chi vuole investire in autonomia, perché non richiedono un’elevata competenza finanziaria e coprono praticamente qualsiasi strumento finanziario disponibile sul mercato.
L’acronimo ETF sta per Exchange Traded Funds, che vuol dire “fondi negoziati in Borsa”: una delle caratteristiche fondamentali di questi strumenti è che sono pacchetti di titoli di vario genere, ma vengono negoziati come se fossero singole azioni, ovvero in qualsiasi momento della giornata durante l’orario di apertura delle negoziazioni.
Il principale vantaggio per gli investitori, quindi, è la possibilità di investire in tanti titoli diversi con un solo strumento.
Ma andiamo con ordine: in questo articolo spieghiamo cosa sono e come funzionano gli ETF e quali sono i vantaggi che offrono agli investitori.
Per comprendere cosa sono gli ETF, come funzionano e come utilizzarli non serve essere addetti ai lavori della finanza, bensì è sufficiente una base di educazione finanziaria.
Un ETF è un fondo di investimento, quindi un fondo che raccoglie i capitali di tanti investitori per investirli in un “pacchetto” di titoli azionari, obbligazionari, materie prime o una combinazione di questi. Il paniere di ciascun ETF viene costruito sulla base di un indice di riferimento (benchmark) adottato dal gestore ed esplicitato agli investitori, che possono consultare l’elenco di tutti i titoli presenti al suo interno, con il relativo peso.
Ecco i criteri di costruzione degli ETF più comuni:
Gli ETF sono per lo più strumenti finanziari passivi che semplicemente replicano i titoli presenti nell’indice di riferimento scelto, offrendo la possibilità di acquistare pacchetti preconfezionati di strumenti finanziari basati su modelli noti.
La selezione dei titoli da inserire nel “pacchetto” è automatica o semiautomatica. Per esempio, la replica di un indice azionario noto è molto semplice, perché consiste in una replica totale dei titoli presenti nell’indice oppure in un campionamento di tali titoli attraverso software di ottimizzazione appositi. Questi ultimi permettono di selezionare dei sottoinsiemi dei titoli dell’indice, garantendo sempre un risultato di performance sovrapponibile a quello dell’indice nel suo complesso.
Per gli altri tipi di ETF si deve definire il paniere di titoli specificando, oltre all’indice di riferimento, altre caratteristiche, come ad esempio la prevalenza di titoli azionari o obbligazionari, ma è comunque un processo semiautomatizzato. L’obiettivo è replicare il rendimento dell’indice di riferimento.
Pertanto, un analista non gestisce attivamente (o lo fa in misura minima), come avviene nei fondi di investimento tradizionali che compongono e personalizzano le selezioni di titoli per i loro clienti.
Chi crea un ETF stabilisce l’indice di riferimento e gli altri criteri con cui selezionare i titoli, poi affida la selezione a un software, acquista i titoli stabiliti e suddivide il paniere così costruito in porzioni tutte uguali da vendere agli investitori. Per questo motivo, i costi di gestione, e di conseguenza le commissioni, di questi strumenti sono piuttosto bassi.
Anche se in crescita, gli ETF a gestione attiva sono una parte decisamente minoritaria: attualmente rappresentano solo il 2% del patrimonio investito in Europa secondo Morningstar, anche se sono in crescita.
Tornando all’acronimo, l’ETF viene “negoziato in Borsa”, il che significa che viene scambiato su una Borsa valori come se fosse una singola azione. Questa è un’altra grande differenza rispetto a un fondo di investimento tradizionale, che può essere negoziato solo una volta al giorno tramite una società di investimento.
Un ETF, infine, può funzionare ad accumulazione o a distribuzione:
Nel primo caso, l’investitore riceve il proprio rendimento quando decide di vendere l’ETF e quindi vi paga le imposte solo in quel momento (interesse composto); nel secondo caso, i proventi vengono tassati a ogni distribuzione.
Gli ETF, nati negli Stati Uniti alla fine degli anni Novanta e approdati in Italia nel 2002, hanno acquisito rapidamente grande successo per la loro semplicità di fruizione e per i notevoli vantaggi che offrono a tutti i tipi di investitori.
A tutti questi vantaggi va aggiunto il fatto che, attualmente, i numeri parlano a favore degli ETF, che risultano avere performance migliori dei fondi a gestione attiva nella maggior parte dei casi.
Restano strumenti finanziari esposti al rischio di mercato, che vanno quindi approcciati con la consapevolezza del proprio profilo di rischio finanziario e di poter perdere parte del capitale investito e verificando sempre costi e condizioni.
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