L’educazione finanziaria fa parte delle competenze che ogni cittadino dovrebbe sviluppare per essere in grado di gestire autonomamente le proprie finanze, di costruirsi una sicurezza finanziaria per il futuro e di comprendere notizie e avvenimenti relativi al mondo economico-finanziario. Queste capacità sono cruciali per il benessere economico sia del singolo sia della collettività.
Tale importanza è sottolineata anche dall’impegno delle istituzioni per l’accrescimento dell’educazione finanziaria, un’attività che in Italia sta diventando sempre più robusta per colmare il gap che la nostra popolazione registra rispetto alla media europea.
Banca d’Italia, per esempio, conduce ogni tre anni un’indagine sull’alfabetizzazione finanziaria in Italia e promuove corsi di educazione finanziaria nelle scuole e online, per i giovani ma anche per gli adulti. Nella stessa scia si collocano le iniziative della Giornata del Risparmio, organizzata ogni anno per conto del Ministero dell’Economia in chiusura del Mese dell’Educazione Finanziaria (ottobre).
Diamo uno sguardo ai dati dell’indagine di Banca d’Italia del 2023 e ad altre ricerche per approfondire il tema dell’educazione finanziaria degli italiani e le tendenze in atto.
L’alfabetizzazione finanziaria è un indicatore che dà informazioni sulle conoscenze, i comportamenti e gli atteggiamenti del campione analizzato per quanto riguarda l’ambito finanziario.
Nelle conoscenze indagate rientrano le nozioni teoriche di base della finanza, che anche i non addetti ai lavoratori dovrebbero possedere per saper gestire le proprie risorse e comprendere il mondo circostante.
I comportamenti si traducono nella gestione finanziaria personale: obiettivi, pianificazione, risparmio.
Gli atteggiamenti, infine, riguardano l’attitudine al risparmio, al rischio, all’ottica di breve o lungo periodo.
Banca d’Italia, nello specifico, misura questi indicatori di alfabetizzazione finanziaria con un punteggio complessivo da 0 a 20. Se è vero che dal 2017 a oggi c’è stato un continuo miglioramento, bisogna anche sottolineare che tale miglioramento è lento e modesto e colloca gli italiani su una media del 10,6 di punteggio nel 2023.
L’indagine di Banca d’Italia rileva che l’alfabetizzazione finanziaria aumenta al crescere del titolo di studio ed è maggiore negli uomini rispetto alle donne: abbiamo già parlato del gender gap in ambito di educazione finanziaria.
Anche i dati sull’età sono significativi: i punteggi sono inferiori nella fascia di giovani tra i 18 e i 34 anni, proprio quella in cui si dovrebbe iniziare a occuparsi della gestione dei propri soldi e a mettere le basi per una futura solidità finanziaria personale.
Questi dati sono confermati anche dal Rapporto Edufin 2022 realizzato dal Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria del Ministero dell’Economia. Tale rapporto mostra che in media il 44% delle persone ha una conoscenza sufficiente dei concetti finanziari di base, individuati in inflazione, tasso di interesse e diversificazione. E questa percentuale scende al 30,5% tra i giovani under 34.
A partire da questi dati, risulta facile comprendere come mai il 45,2% degli italiani intervistati nello stesso rapporto dichiari di avere intenzione di tenere i risparmi sul conto corrente anziché investirli.
Il confronto rispetto agli altri Paesi non è lusinghiero per l’Italia, secondo diverse indagini.
Sulla base del Global Financial Literacy Survey di Standard & Poor’s Ratings Services solo il 37% degli italiani comprende correttamente i concetti finanziari di base (i big three elencati nel paragrafo precedente), rispetto al 52% in media nell’UE.
Gli indicatori usati da Banca d’Italia, invece, si ritrovano nel questionario sviluppato dall’International Network for Financial Education per comparare il livello di educazione finanziaria tra i Paesi del G20.
I risultati della somministrazione di tale questionario registrano per la conoscenza finanziaria un punteggio medio di 3,5 su 7 in Italia, contro una media di 4,3 per il complesso degli altri Paesi G20. Circa il 30% degli italiani intervistati raggiunge il punteggio minimo (5), a fronte del 48% di media degli altri Paesi.
Simili risultati si registrano per l’indicatore relativo al comportamento. Particolarmente significativa è la bassa propensione degli italiani a perseguire obiettivi finanziari a lungo termine: solo il 27% degli intervistati dichiara di averne l’intenzione, a fronte del 53% di media degli altri Paesi.
L’Italia è allineata alla media del resto del G20 solo nei risultati relativi alle attitudini: il problema, perciò, è nella traduzione pratica di attitudini che rimangono astratte.
Anche questa indagine, infine, conferma la stessa correlazione dell’educazione finanziaria con le caratteristiche sociodemografiche che abbiamo evidenziato nel paragrafo precedente: sesso maschile, età sopra i 34 anni ed elevato titolo di studio sono le caratteristiche correlate con una maggiore educazione finanziaria (anche prese singolarmente).
Un vasto report del Global Financial Literacy Excellence Center (GFLEC), infine, ha raccolto i risultati di indagini svolte in tutto il mondo sulla correlazione tra i percorsi di educazione finanziaria imposti a scuola e/o nei luoghi di lavoro e gli indicatori di alfabetizzazione finanziaria: l’educazione finanziaria dimostra di avere effetti positivi sia sulla conoscenza sia sui comportamenti finanziari.
Va nella direzione giusta, allora, l’impegno delle istituzioni pubbliche e private italiane per diffondere una più solida cultura finanziaria negli italiani, concentrandosi sulle scuole per recuperare la debolezza delle fasce più giovani della popolazione e organizzando iniziative dedicate alle donne per promuovere l’indipendenza economica femminile.
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