Le PMI in Italia hanno bisogno di strumenti finanziari alternativi perché spesso fanno fatica ad accedere a quelli tradizionali come il credito bancario, quando hanno bisogno di risorse per la crescita o per l’ottimizzazione delle passività. Le cause sono molteplici, dalla burocrazia lenta e complessa, alle condizioni economiche insostenibili, ai criteri di selezione stringenti. Il mondo fintech offre oggi numerose opportunità di finanza alternativa dedicate alle PMI, e una di queste è la possibilità di emettere Minibond.
L’osservatorio sui Minibond del Politecnico di Milano definisce questo strumento come “titoli di debito – obbligazioni e cambiali finanziarie – emessi da società italiane non finanziarie, quotate e non quotate in borsa, in virtù delle novità normative introdotte dal 2012 in avanti”. Più nello specifico, questi titoli di debito possono essere emessi da spa, srl oppure cooperative e il loro importo deve essere inferiore ai 50 milioni di euro. La normativa è stata stabilita dal cosiddetto “decreto Sviluppo” del 22 giugno 2012.
L’industria dei Minibond nel 2021 non solo ha recuperato i livelli pre-Covid, ma è cresciuta notevolmente anche rispetto a tali livelli.
I Minibond funzionano come le normali obbligazioni finanziarie: la società che li emette ricava risorse economiche dalla loro vendita e riconosce agli investitori un tasso di interesse da pagare periodicamente e il rimborso completo entro una data di scadenza prefissata.
Gli investitori possono essere di tre tipi: istituzionali, professionali su richiesta, oppure investitori non professionali che rispettino determinate condizioni – i cosiddetti wealthy retail, ovvero i privati facoltosi. Per approfondire le condizioni per essere considerato wealthy retail suggeriamo di visitare questa pagina.
A partire dal 2020 l’accesso a questo strumento finanziario è diventato più facile grazie all’estensione dei soggetti autorizzati alla collocazione di Minibond: anche i portali di equity crowdfunding autorizzati da Consob hanno ottenuto la possibilità collocare titoli di debito sulle loro piattaforme, in sezioni dedicate. Non tutti i portali autorizzati possono automaticamente collocare minibond, ma devono richiedere una specifica autorizzazione a Consob per operare anche come portali di debt crowdfunding.
Emettere Minibond offre numerosi vantaggi alle imprese rispetto alle obbligazioni finanziarie tradizionali. Innanzitutto sono uno strumento meno complesso nelle procedure di emissione e molto meno costoso. Le PMI che ricorrono ai Minibond come fonte di finanziamento, inoltre, ottengono le risorse di cui hanno bisogno in tempi più rapidi, ma i vantaggi complessivi oltrepassano l’obiettivo finale:
Nello specifico, le agevolazioni fiscali si declinano in quattro aspetti:
Dal punto di vista della società, questo regime fiscale semplificato, normalmente è riservato alle società quotate, mentre nell’ambito dei Minibond si estende a società non quotate. Affinché gli investitori possano accedere alle agevolazioni fiscali, però, c’è una condizione: i titoli emessi devono essere negoziati in un mercato regolamentato o in un sistema multilaterale di negoziazione all’interno dell’UE, oppure devono essere detenuti da investitori qualificati ex art. 100 del Testo Unico della Finanza.
Questa potenziale barriera può tradursi in opportunità: nel 2019 anche Borsa Italiana, seguendo le orme della Borsa di Vienna, principale piazza dove vengono quotati i Minibond, per una serie di motivazioni tra cui costi e tempistiche ridotti, e la semplicità di quotazione, ha lanciato Extra Mot Pro3, una piattaforma specifica e semplificata per la quotazione e lo scambio di Minibond, che permette di muovere i primi passi nel mondo dei mercati di capitali, ma in scala ridotta, con costi contenuti e requisiti di ammissione flessibili; un’esperienza che tornerà utile in caso di una futura quotazione in Borsa della società.
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