C’è una nuova, inedita possibilità di vivere il mondo della palestra, pensata per tutti coloro che sottoscrivono ingenti abbonamenti di lunga data, per poi sfruttarli poco a causa di lavoro, impegni famigliari, pigrizia, imprevisti… A lanciare l’idea in campagna di equity crowdfunding è Fitsharing, che applica il modello della sharing economy al fitness.
Abbiamo organizzato un webinar con Simone Borrelli, CEO e Co-founder della startup, e con Vincenzo Nocito, Co-founder della società.
Scopriamo insieme tutti i dettagli!
Andare in palestra senza abbonamento, pagando a consumo, grazie a un sistema intuitivo e totalmente digitalizzato. Possibile? Sì, applicando la sharing economy al mondo del fitness.
A raccontarcelo è il CEO di Fitsharing Simone Borrelli, che ci spiega come l’idea sia nata proprio per coprire quel target di persone che non possono frequentare in modo assiduo la palestra. Pensiamo al cliente tipo: ad esempio un pendolare, uno studente fuori sede, un cliente che non se la sente di sottoscrivere un abbonamento vincolante, consapevole di non utilizzarlo.
L’app di Fisharing, tramite la geolocalizzazione, permette all’utente di accedere a una delle palestre affiliate più vicine a lui, in modo semplice e intuitivo, fruibile da tutti. A quel punto, è sufficiente recarsi in palestra e fare accesso tramite app, attivando il pagamento della stessa a consumo.
Al momento i club presenti su Fitsharing sono 200, ma si prevede che entro settembre arrivino almeno a 500.
Fitsharing ambisce ad ottimizzare il costo di fruizione della palestra per l’utente.
L’app è gratuita e applica poi un costo al minuto, variabile in base al tipo di struttura scelta: 0,15 centesimi al minuto per le palestre più piccole e con servizi di base, 0,21 centesimi al minuto per le palestre di medio livello, con un parterre di servizi maggiore, e infine 0,35 centesimi al minuto per i club che possiedono plus premium, come spa e piscina.
Importante sottolineare, però, che il costo è calcolato fino ai 70 minuti di utilizzo e il tempo successivo sarà in omaggio. Questo garantisce la certezza della spesa massima e la possibilità di spendere meno, andando via prima. E il prezzo non supera mai quello di listino giornaliero della palestra di cui si usufruisce.
Fitsharing parte dall’Italia, per poi puntare all’Europa, e considera come target tutte quelle persone che sono sempre in movimento e che hanno la necessità di allenarsi, ovunque siano, in qualsiasi momento, senza essere vincolati a un luogo o a un orario.
Va considerato inoltre che il mercato europeo delle palestre tradizionali ha subito una battuta d’arresto negli ultimi due anni, a causa della pandemia, e l’online, che permette di allenarsi a casa, non è sufficiente a compensare questo aspetto.
Fitsharing risponde quindi a un bisogno, reale e concreto, di un target di persone preciso e molto numeroso.
Inoltre, è importante sottolineare che questo servizio è complementare a quello tradizionale delle palestre: non entra in competizione con la palestra. Infatti molti potrebbero decidere di utilizzare Fitsharing sia per allenarsi nella struttura di fiducia vicino a casa o al lavoro, ma anche per i viaggi. Quante persone, per esempio, vanno in vacanza o si spostano per lavoro per periodi definiti nel tempo, ma non vogliono, o non vorrebbero, rinunciare ad allenarsi?
Un ingresso in Fitsharing tramite equity crowdfunding innanzitutto dà diritto agli incentivi fiscali: la società è infatti iscritta al registro delle startup innovative. Inoltre l’investitore che partecipa da oggi, trova un’app finita, un prodotto pronto a fare fatturato e una serie di attività commerciali già in corso in quest’ottica.
Insomma, partecipare alla campagna significa credere in un progetto avviato .
Ad oggi Fitsharing infatti ha infatti già prodotto e validato l’app, con un test di oltre 12 mesi, e ha concluso due importanti accordi con catene di livello del fitness italiano, con l’inclusione nell’app dei loro club. Il servizio è dunque fin da subito variegato e completo, con capillarità territoriale.
C’è poi un brevetto in fase di approvazione, ci racconta Borrelli, perché il progetto è unico nel suo genere, al mondo. Con un mercato come quello degli USA e dell’UE le prospettive non possono che essere incoraggianti.
L’obiettivo di fatturato per i primi 18 mesi, secondo le proiezioni da business plan, è di 2 milioni. Sebbene oggi l’app sia ancora in fase test, il prodotto è stato proposto in alcuni centri pilota e in alcune sezioni della comunicazione digitale e la risposta è già positiva, con l’acquisizione di clienti reali.
E i capitali raccolti? Saranno allocati all’attività commerciale di acquisizione di nuove palestre da inserire nella rete e al piano di marketing e comunicazione. Le due cose, non a caso, sono strettamente interconnesse.
Delineiamo ora una sintesi dei punti chiave da valutare per la partecipazione alla campagna di crowdfunding:
– investire in Fitsharing dà diritto alle detrazioni fiscali previste dall’ordinamento vigente, pari al 30%;
– oggi la salute psicofisica è sempre più importante: secondo un’analisi fatta, Fitsharing fa una proiezione di 45 milioni di potenziali clienti per il servizio che offre;
– l’idea non fa concorrenza alle palestre tradizionali, ma costituisce un’alternativa complementare;
– il progetto è al momento unico a livello mondiale e la domanda di brevetto è stata depositata, in attesa di validazione;
– chi partecipa oggi, entra in un progetto già avviato: l’app esiste, è testata su alcune aree, i club affiliati sono già oltre 200 e il periodo di test ha già portato i primi clienti.
Se vuoi saperne di più, visita la campagna di equity crowdfunding di Fitsharing sul nostro sito e leggi l’intervista a Simone Borrelli!
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