Crowdfunding per le cause legali: il contesto nazionale e internazionale di Crowdlegal

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Crowdfunding per le cause legali: il contesto nazionale e internazionale di Crowdlegal

Febbraio 01, 2023 Equity Crowdfunding

Nell’ultimo anno si è parlato spesso di Crowdlegal, la divisione di Legal Action Crowdfunding di Opstart, nonché ultima innovazione del settore. E finalmente la prima campagna è online e la divisione si può definire del tutto attiva, con ulteriori progetti in preparazione per i prossimi mesi.

Ma da dove nasce l’idea di uno strumento come questo e, soprattutto, in quale tipo di mercato nazionale e internazionale si inserisce?

La nascita del crowdfunding per le cause legali: l’idea e lo sviluppo

Potrà sembrare strano, ma l’idea di Crowdlegal precede quella di Opstart: Giovanpaolo Arioldi, il CEO, già prima del 2015 desiderava avviare un portale di questo tipo, che consentisse alle PMI di socializzare il rischio della propria causa nei confronti di una controparte finanziariamente più forte, piuttosto che vedersi costrette ad abbandonare il campo per mancanza di fondi. Esisteva già all’estero la pratica di finanziamento delle cause legali – sebbene non in crowdfunding – ma non era ancora comparsa in Italia.

La legislazione italiana dell’epoca, però, non consentiva la creazione di uno strumento finanziario del genere, mentre esisteva già un regolamento per la raccolta di capitali in equity crowdfunding. Da qui l’avvio di Opstart, senza mai accantonare del tutto l’idea di Crowdlegal.

Oggi, grazie a una costante ricerca negli anni – insieme ai consulenti legali dello Studio Legale Associato DWF LLP – e grazie al nuovo Regolamento Europeo sul crowdfunding, si è aperto finalmente lo spazio per attivare la divisione.
Divisione che si inserisce in un segmento di mercato potenzialmente ampio e agli albori della sua crescita: il crowdfunding è la massima espressione di condivisione degli asset finanziari e può essere lo strumento perfetto per portare in Italia il litigation financing.

Storia e contesto del mercato internazionale e nazionale

Il litigation funding – che all’estero ha una storia di oltre 30 anni e in Italia è approdato da poco – consiste in un’operazione finanziaria in cui un investitore esterno alla lite investe pro-soluto, assumendosi i costi legali e degli eventuali consulenti tecnici; i principali operatori sono attualmente i fondi di investimento.
Qual è il guadagno potenziale per l’investitore? In caso di successo della controversia è prevista una remunerazione sull’investimento, che generalmente coincide con un multiplo del capitale investito o in una percentuale sul risarcimento stesso. Chiaramente, si parla di investimenti ad alto rischio: qualora la causa non vada a buon fine, l’investitore non percepirà alcuna remunerazione.

Il litigation funding nasce a livello mondiale negli Stati Uniti nella seconda metà degli anni 80 e da lì si sviluppa nel tempo, seppur rimanendo a lungo di nicchia. Oggi il settore inizia ad attrarre l’attenzione non solo dei fondi di investimento specializzati, ma anche dei family office, che trovano nel litigation funding un asset che può dare rendimenti slegati dall’andamento del mercato. Insomma, anche gli investitori tradizionali si stanno avvicinando allo strumento.

Il valore del mercato del litigation funding a livello globale nel 2021 è stato di 12,2 miliardi di dollari; le previsioni parlano inoltre di una crescita costante del 9% annuo, con un valore di mercato stimato per il 2030 di 25,8 miliardi di dollari. E il covid stesso ha avuto un ruolo nell’accelerazione di questa crescita.
Se gli Stati Uniti sono in testa, subito dietro di loro ci sono Uk e Australia, mentre l’Europa è il fanalino di coda, con l’Italia tra i mercati più sviluppati, insieme a Francia, Germania e Spagna.

A livello italiano, si percepisce la crescita del settore: sono nati i primi fondi italiani, affiancati nelle operazioni anche dai fondi più grandi al mondo, che da sempre negli anni hanno fatto operazioni in Italia. Il mercato, insomma, funziona ed è destinato a crescere.

Dal punto di vista legale: come il litigation funding si applica al crowdfunding

Il passo in più è stata l’applicazione del crowdfunding al litigation funding.

E questo è stato possibile in primis per l’estensione dei soggetti che possono essere qualificati come offerenti sui portali di crowdfunding, grazie innanzitutto al regolamento Consob e poi a quello europeo: questo non si limita più a Startup innovative, PMI e PMI innovative, ma amplia le categorie che possono accedere a questo strumento.

Un primo ostacolo è stato poi il sistema giudiziario italiano, che ha tempi più lunghi rispetto a quello di molti altri paesi, soprattutto se raffrontato a quelli in cui vige il Common Law.
Per aggirare il problema, è stato necessario ipotizzare le macro-aree in cui lo strumento sarebbe stato applicato. E da qui, sono nati i criteri di selezione delle cause applicati da Crowdlegal: le controversie selezionate devono riguardare direttamente o indirettamente il mondo degli affari, con natura commerciale, contrattuale, bancaria, finanziaria, di concorrenza sleale, anticompetitiva.

In secondo luogo, il processo di selezione elimina le cause che non siano basate su forti prove documentali e per le quali sia possibile rinvenire anche precedenti giurisprudenziali in materia: Insomma, l’obiettivo di Opstart è ridurre al minimo il rischio di imprevedibilità del contenzioso– grazie a un’analisi dei punti di forza e debolezza dell’azione legale operata da DWF – e d’altra parte accorciare i tempi decisori, evitando cause protratte in analisi molto dettagliate e lunghe da parte del giudice.

Abbiamo delineato per sommi capi l’ambito in cui il crowdfunding per le cause legali si è inserito, grazie all’avvio della divisione Crowdlegal. Sai che la prima campagna di crowdfunding è online in questo momento? Stiamo parlando di LegalInvest, che su Opstart ha già raccolto oltre 100.000 euro. Scopri di più!

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