Lo scontro fra tradizione e innovazione in Italia vede vincitrice la prima in moltissimi ambiti, da quelli più triviali come il cibo a quelli più seri come gli investimenti finanziari. Da quest’ultimo punto di vista risultano eloquenti i risultati dell’indagine condotta da Opstart insieme a BVA Doxa sugli approcci agli investimenti degli italiani, che vede un 46% del campione intervistato dichiarare di non investire, un 39% affermare di investire tramite consulenti finanziari e solo un 15% di investire anche in autonomia tramite strumenti online, sfruttando così i vantaggi della finanza alternativa.
Il rapporto Edufin sull’educazione finanziaria conferma che gli italiani sono piuttosto avversi al rischio e diffidenti nei confronti degli investimenti, sia tradizionali sia alternativi, non solo per una prudenza strutturale, ma anche e soprattutto a causa di una scarsa conoscenza della materia. L’educazione finanziaria deve essere alla base di una creazione di un nuovo approccio agli investimenti che unisca tradizione e innovazione e faccia conoscere anche i vantaggi della finanza alternativa: scopriamo perché è importante rendere accessibile in modo trasversale a tutte le fasce della popolazione la possibilità di imparare a conoscere e cogliere tutte le opportunità di investimento a disposizione.
Il recente Rapporto Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane delinea il quadro di una popolazione di forti risparmiatori, messi in difficoltà dagli anni di crisi e incertezze economiche e geo-politiche che stiamo attraversando, ma soprattutto poco propensi al rischio.
L’aumento dell’incertezza a cui abbiamo accennato ha dato una nuova spinta alla tendenza – finora in diminuzione – di mantenere i risparmi liquidi, anziché investirli, nonostante la minaccia dell’inflazione si sia manifestata piuttosto concretamente.
Nei portafogli degli italiani che investono – sia in autonomia sia con consulenti – restano privilegiati i prodotti finanziari tradizionali e a basso rischio: certificati di deposito, buoni fruttiferi postali, titoli di Stato, fondi comuni e obbligazioni.
Gli obiettivi prevalenti di investimento sono la protezione del capitale e la crescita dello stesso.
Solo il 32% degli italiani investe in azioni, considerate troppo rischiose. Lo stesso vale per gli investimenti alternativi, anche se l’aumento della raccolta di informazioni online sul tema degli investimenti ha fatto registrare un incremento (+10%) fra coloro che dichiarano di avere in portafoglio criptovalute, che sono ora il 18% degli investitori.
I dati Consob collimano con quelli dell’indagine Opstart-Doxa, che rilevano un 51% di investitori che scelgono solo prodotti a basso rischio, un 46% che diversifica aggiungendo prodotti ad alto rischio e un piccolo 3% che investe solo in prodotti ad alto rischio. Solo il 6% degli intervistati ha dichiarato di investire anche in crowdfunding, dato allineato con quelli dell’ultimo report dell’Osservatorio Crowdinvesting del Politecnico di Milano. Eppure, sia all’interno del campione dell’indagine Opstart-Doxa, sia in quello del rapporto Consob, oltre il 40% degli intervistati conosce il crowdfunding.
Un altro aspetto conservatore del panorama degli investimenti in Italia è il gender gap che vi si registra.
Il Rapporto Consob rivela che il 78% degli investitori è uomo, una percentuale che sale all’85% tra gli investitori in crowdfunding, secondo i dati di Opstart, portale che registra una quota femminile maggiore rispetto alla media italiana nell’equity crowdfunding, attestata al 16% dall’Osservatorio del Politecnico.
Da dovunque la si guardi, la percentuale di donne che investono è drammaticamente bassa. Il fatto che sia più bassa negli investimenti alternativi è dovuto alla maggiore insicurezza e alla minore autonomia nella gestione del denaro, ma anche alla minore conoscenza finanziaria delle donne rispetto agli uomini. Il gap di conoscenza è inevitabilmente più profondo quando si parla dei meccanismi e dei vantaggi della finanza alternativa.
È facile comprendere, dunque, perché gli italiani investono poco in strumenti finanziari alternativi. Dai vari report e sondaggi menzionati emerge una crescita dell’interesse verso questi strumenti, ma le adesioni sono ancora poche ed esitanti.
La causa va individuata non solo nella scarsa propensione al rischio, ma anche nella scarsa conoscenza della materia che distorce la percezione del rischio dei vari tipi di investimenti, alimenta falsi miti sugli strumenti alternativi e la paura di truffe, oltre a precludere la comprensione dell’importanza della diversificazione.
Le risposte ai sondaggi, infatti, rivelano esplicitamente che una bassa fiducia nelle proprie conoscenze e nella possibilità di aumentarle è uno dei principali deterrenti all’approccio a investimenti alternativi o ad alto rischio. Da questo punto di vista, l’Italia è indietro rispetto alla maggior parte degli altri Paesi europei e ciò comporta una maggiore incertezza finanziaria e la perdita di tante opportunità di protezione e crescita del capitale.
Per questo motivo è così importante aumentare e migliorare il livello dell’educazione finanziaria in Italia: è quello che stanno facendo le istituzioni, portando sempre più nelle scuole questi temi e organizzando corsi ad hoc per le categorie più svantaggiate come le donne, ma anche Opstart, con il suo blog, le interviste a personalità del settore, il servizio clienti a disposizione di chi vuole informarsi autonomamente sulla finanza alternativa.
Se gli obiettivi di investimento degli italiani riguardano la protezione e la crescita del capitale, la finanza alternativa può essere un valido supporto per raggiungerli.
La finanza alternativa, e in particolare il crowdfunding, offre agli investitori italiani la possibilità di diversificare i propri portafogli e ottenere rendimenti più alti rispetto agli investimenti tradizionali, mantenendo un rischio complessivo equilibrato in base alle proprie esigenze grazie alla possibilità di investire a partire da piccole cifre.
Un altro dei vantaggi della finanza alternativa è che è accessibile facilmente online: è necessario accrescere l’educazione finanziaria, e parallelamente l’alfabetizzazione digitale, soprattutto nei loro concetti di base, senza bisogno di trasformare tutti gli italiani in grandi esperti per sfruttare le potenzialità della finanza alternativa per una crescita economica più inclusiva e dinamica.
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