Glass to Power è l’ormai nota startup che sta seguendo su Opstart un percorso di Crowdlisting: studiato da Opstart, Crowdlisting è un marchio registrato ed è pensato per startup e PMI che hanno caratteristiche e struttura idonee per intraprendere percorsi di quotazione su un mercato regolamentato o su un sistema multilaterale di scambi. Una volta completata con successo la raccolta, la società inizierà con il listing sponsor, le attività previste per la quotazione su Euronext, stimata per giugno 2021.
Per approfondire la realtà di Glass to Power e la sua campagna di crowdfunding, che ad oggi ha già raccolto oltre due milioni, abbiamo tenuto un webinar dal titolo “Crowdlisting per la rivoluzione energetica“, che puoi vedere qui.
La risposta del pubblico è stata molto positiva e da un alto numero di partecipanti, come spesso accade, sono derivate altrettante domande.
Abbiamo raccolto in questo articolo tutte quelle cui non è stato possibile dare risposta in diretta, grazie all’aiuto di Guido Massari, CFO della società.
Dipende dalle dimensioni, ma mediamente dalle 2 alle 3 volte in più.
Il ritorno dell’investimento dipende da molti fattori e non solo dalla produzione di energia elettrica; noi abbiamo fatto un case study ad esempio per un palazzo a Torino di circa 1.000 mq di vetrate e il ritorno dell’investimento è risultato di circa 5 anni (nel caso specifico, sfruttando anche dei benefici fiscali).
Sì, può concorrere al miglioramento dell’efficienza energetica dell’edificio, ma è necessario calcolare il miglioramento complessivo anche in relazione agli infissi e alle altre opere.
Il fatto che le vetrate Glass to Power non siano completamente trasparente è un chiaro limite per le abitazioni. Allo stesso tempo, se si diminuisse eccessivamente la colorazione ambrata, diminuirebbe troppo anche l’efficienza, per cui potrebbe non avere senso l’installazione. Viceversa in determinate situazioni, come ad esempio i lucernari delle scale, i balconi con davanzali trasparenti o le pensiline, le vetrate potrebbero essere molto più adatte.
Il numero medio di ore di produzione all’anno nella zona indicata oscilla tra le 3.500 e le 4.000 ore. Per quanto riguarda invece la manutenzione, la risposta è no, se si fa eccezione per la pulizia esterna del vetro, necessaria per evitare che la luce sia filtrata da polvere o altre impurità.
Tutte le vetrate sono collegate come un normale impianto fotovoltaico con connettori standard fino agli inverter e poi alla rete.
Stiamo costantemente incontrando diverse aziende di questo tipo per verificare la possibilità di fare accordi industriali e commerciali.
Uguale perchè è un collegamento diretto e quindi senza contrattazione.
La risposta non è semplice, perché dipende dal punto della catena del valore; in ogni caso, la nostra priorità sarà sempre quella di mantenere la produzione delle nanoparticelle e condividere la altre attività a seconda delle circostanze.
Ad oggi abbiamo solo installazioni DEMO; non sono state realizzate installazioni reali poiché il prodotto e stato certificato a inizio anno e stiamo cominciando adesso a commercializzarlo.
Glass to Power non ha come intenzione quella di sostituire i pannelli fotovoltaici. Questi rimangono molto più efficienti e, se si possono usare, ben vengano. Noi proponiamo la nostra soluzione in aggiunta ai pannelli e nelle situazioni dove si deve necessariamente mantenere la trasparenza. Non abbiamo concorrenti diretti, come risulta dall’analisi dei competitors che abbiamo sviluppato con Phillips consulting.
Mancano solo 15 giorni alla chiusura della campagna di Glass to Power: scopri di più sul nostro sito.
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