Ogni investimento ha l’obiettivo di far crescere i propri capitali e generare guadagni. Che si tratti di un investimento alternativo in crowdfunding o di un investimento tradizionale, la pianificazione di una exit strategy adeguata è fondamentale per massimizzare i rendimenti e limitare i rischi. Le modalità di uscita da un investimento possono essere diverse e ne abbiamo già parlato nell’articolo su exit strategy e profit strategy in equity crowdfunding, ma in questo articolo ci concentriamo sulla strategia di uscita nell’ambito di qualsiasi tipo di investimento.
Un’exit strategy, letteralmente “strategia di uscita”, è un piano che definisce come e quando un investitore intende uscire da un investimento, trasformando il capitale immobilizzato in liquidità o in un altro asset. Il successo di un investimento, infatti, non si misura solo dal valore che accumula nel tempo, bensì soprattutto dalla capacità di monetizzarlo al momento giusto e nel modo più conveniente.
Le exit strategy riguardano sia i grandi fondi di investimento che acquisiscono partecipazioni di aziende per le quali sviluppano un piano di crescita, con la prospettiva di farne crescere il valore nel medio termine e quindi rivenderne le quote a prezzo maggiorato, sia i piccoli investitori non professionali che acquistano azioni in Borsa o quote di partecipazione in equity crowdfunding con la prospettiva di ricavarne un guadagno a lungo termine.
In entrambi i casi, la dinamica è la stessa: se l’azienda cresce, il suo valore aumenta e gli investitori hanno l’opportunità di guadagnare dal proprio investimento. Questo può avvenire in tanti modi diversi.
Ogni strategia di exit ha le sue peculiarità: vediamole tutte, per imparare a scegliere quella più adatta al proprio caso e pianificare un’uscita vincente dagli investimenti.
L’opzione base è vendere le proprie quote a un altro investitore o a una società interessata ad acquisirle, attraverso una trattativa privata. Questa strategia è particolarmente rilevante per le startup che non sono quotate in Borsa e quindi non offrono opzioni di liquidità immediata poiché le loro quote non sono scambiabili sul mercato. È una possibilità, per esempio, per gli investimenti in equity crowdfunding.
Non è una strada sempre facile, perché trovare investitori terzi per una società giovane e non quotata non è scontato, il valore delle quote non è stabilito in modo oggettivo e le procedure burocratiche per svolgere correttamente la transazione devono essere seguite da professionisti.
Da questo punto di vista, quando si investe in equity crowdfunding è utile scegliere il Regime alternativo di intestazione delle quote per semplificare tali processi. Tra i propositi della regolamentazione europea sul crowdfunding c’è anche quello di incentivare la creazione di un mercato secondario per le quote equity, attraverso la creazione di bacheche annunci.
Una delle modalità di exit più profittevoli per un investitore si verifica quando l’azienda in cui ha investito viene acquisita da una società più grande. Questo è spesso l’obiettivo di molte startup: dimostrare di essere abbastanza interessanti e di avere un potenziale di crescita tale da essere acquisite da un competitor o da un player più grande nel settore. In tale ottica, attirare prima investitori più piccoli – per esempio tramite l’equity crowdfunding – è un modo per validare le proprie potenzialità, oltre che per finanziare la crescita. Questi investitori più piccoli potranno trarre guadagno dalla proposta di acquisto delle quote di un grande investitore, come un fondo di investimento o una società più grande, spesso disposti a spendere cifre consistenti per assicurarsi startup dal futuro promettente.
Nell’eventualità di una exit tramite acquisizione, è importante per gli investitori verificare la presenza di clausole come la tag along e la drag along nel proprio contratto di investimento, perché esse impongono determinate condizioni di vendita delle quote, a tutela sia della società sia degli investitori.
La quotazione in Borsa è una delle strategie di uscita più ambite, poiché consente agli investitori di vendere le loro azioni facilmente e velocemente sul mercato pubblico, spesso a valutazioni molto elevate. Normalmente l’IPO e la successiva quotazione sono un punto di arrivo di un lungo percorso per società affermate che hanno raggiunto una dimensione significativa. Gli investitori della prima ora, quindi, devono attendere molti anni prima che questa exit strategy diventi una concreta possibilità. Con il Crowdlisting, però, la quotazione in Borsa è diventata un’opportunità più accessibile anche a imprese giovani.
In alcuni casi, i fondatori o il management dell’azienda potrebbero decidere di riacquistare le quote degli investitori. I motivi possono essere vari:
Il buyback può essere un’opzione interessante per chi desidera uscire dall’investimento in modo facile e pratico, a patto che il valore delle quote sia soddisfacente. È fondamentale valutare attentamente le condizioni economiche offerte e l’orizzonte temporale per capire se il buyback avvenga in un buon momento per uscire dall’investimento.
Un’uscita forzata dagli investimenti, infine, può avvenire quando l’azienda viene liquidata, cioè quando i suoi asset vengono venduti per rimborsare gli investitori. Questa strategia è spesso legata a situazioni di difficoltà o fallimento dell’impresa, perciò può comportare scarsi guadagni o addirittura perdite per gli investitori.
Pianificare una exit strategy già all’inizio di un investimento è una mossa oculata e intelligente per un investitore. Non sempre è possibile farlo con precisione, soprattutto per gli investitori non professionali, ma è utile avere almeno un’idea dell’orizzonte temporale e delle prospettive degli investimenti compiuti. Pianificare, inoltre, significa anche poter cambiare il piano originario in corso d’opera, in base all’evolversi delle situazioni.
Ecco i principali motivi per cui pianificare una strategia di uscita:
Un’uscita ben pianificata consente di capitalizzare al massimo i profitti generati dall’investimento. Senza una strategia chiara, il rischio è di uscire troppo presto, perdendo ulteriori guadagni, o troppo tardi, con il pericolo che il valore dell’investimento cali a causa di crisi aziendali o di mercato.
Tutti gli investimenti, e specialmente quelli in startup, sono caratterizzati da un certo grado di incertezza ed esposizione all’imprevisto. Ipotizzare una exit strategy fin dall’inizio permette di identificare segnali di rischio e stabilire una soluzione per proteggere il capitale e minimizzare le perdite in caso di difficoltà dell’azienda, crisi economiche o cambiamenti normativi.
Sapere in anticipo quanto tempo si è disposti a mantenere il capitale immobilizzato in un investimento aiuta a gestire le aspettative e a pianificare al meglio gli obiettivi finanziari.
Ogni investitore ha motivazioni personali alla base degli investimenti: accumulare ricchezza per la pensione, finanziare l’educazione dei figli o creare un fondo di emergenza. Pianificare la exit strategy consente di allineare gli investimenti agli obiettivi personali, garantendo che siano in linea con le proprie esigenze finanziarie a lungo termine.
Le decisioni di investimento prese sull’onda dell’emotività possono portare a errori, come vendere in preda al panico o aspettare troppo a lungo. Una strategia definita aiuta a mantenere la razionalità, seguendo un piano predefinito basato su analisi e obiettivi concreti.
Se sei un investitore non professionale, come puoi pianificare una exit? Tutto quello che devi sapere può essere riassunto in alcuni consigli pratici utili per chi non è esperto di finanza.
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