Educazione finanziaria e raccolta di capitali per le imprese: intervista a Lorenzo D’Amelio di Merakyn

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Educazione finanziaria e raccolta di capitali per le imprese: intervista a Lorenzo D’Amelio di Merakyn

Novembre 07, 2024 Economia e Finanza

Quando si parla di educazione finanziaria si pensa sempre alla necessità di insegnare alle persone i meccanismi economico-finanziari di base, l’importanza di investire i risparmi e le modalità a disposizione per farlo. Tale necessità è ovviamente reale, e particolarmente impellente in Italia, dove il livello medio delle conoscenze in questo ambito è piuttosto basso. Ma l’educazione finanziaria è fondamentale anche per le aziende, che devono conoscere le opportunità di finanziamento e raccolta di capitali disponibili e comprendere l’importanza di sviluppare una strategia finanziaria solida e ben strutturata, orientata al medio termine.

Ne abbiamo parlato con Lorenzo d’Amelio, CEO di Merakyn, agenzia di consulenza in ambito comunicazione e sostenibilità per startup e PMI.

Ciao Lorenzo, ci racconti chi sei e come sei arrivato a occuparti di consulenza alle imprese?

È un piacere dare un contributo al vostro e nostro network, amici di Opstart, con cui da qualche tempo ormai collaboriamo. Sono CEO & Founder di Merakyn, agenzia di consulenza e Società Benefit specializzata nello sviluppo di startup e PMI tramite servizi di comunicazione e sostenibilità. In seguito ai miei studi in Comunicazione e Culture dei Media all’Università degli Studi di Torino e un’innumerevole serie di corsi in ambito Social Media e Business Design, sin dal 2010 ho iniziato a lavorare come consulente freelance, dopodiché (la faccio breve), nel 2015 ho co-fondato una Media Agency che è cresciuta sino a fatturare oltre 2 milioni di euro con circa 20 dipendenti, diventando fornitore di clienti prestigiosi quali Banca Sella, Centro Europeo di Formazione Fintech District, RoadHouse, Adecco, ecc.

La mia passione per il mondo dell’innovazione, delle startup e dell’impatto sociale mi ha portato quindi a cogliere nel 2022 l’occasione della solidità dell’agenzia per una exit da me “valorizzata” trasferendo l’expertise acquisita in Merakyn, attuale agenzia da me fondata che offre un supporto in particolare alle startup e alle PMI, a cui ci affianchiamo aggiungendo anche servizi di accompagnamento al fundraising (dall’investor pitch al supporto dei bandi a fondo perduto). Oggi Merakyn è cresciuta e abbiamo già collaborato con clienti quali Eni Joule, Unioncamere Piemonte, ESCP Business School e diversi incubatori a livello nazionale tra cui NextAge e WeSportUp del network CDP. E abbiamo nel portafoglio molte altre realtà di spicco nell’ecosistema nazionale.

Con Merakyn offrite servizi di comunicazione e sostenibilità per lo sviluppo delle società. Nella pratica, perché un’impresa dovrebbe affidarsi a voi e in quale fase della sua vita? 

Abbiamo due principali rami di servizi. Da un lato supportiamo il business delle aziende tramite attività di digital marketing con un focus più sull’acquisizione clienti che sul branding, dall’altro siamo in grado di accompagnare un’impresa allo sviluppo di una propria ESG Strategy per definire il proprio percorso di sostenibilità e impatto sociale. Abbiamo quindi un approccio strategico, a cui fanno seguito attività operative su specifici ambiti, per esempio l’attività di Lead Acquisition, il supporto nella raccolta di capitali, la trasformazione in Società Benefit con relativa Relazione d’Impatto. Collaboriamo, oltre che con le PMI, soprattutto con startup early stage / pre-seed accompagnandole dal concept all’MVP (Minimum Viable Product – Prodotto Minimo Funzionante), fino all’inizio della fase di scale-up.

Novembre è il mese dell’educazione finanziaria e di solito si parla principalmente agli investitori e potenziali tali. Ma non possiamo dimenticarci anche di startup e PMI: secondo te c’è consapevolezza delle opzioni (finanziarie) che un’impresa ha per crescere o c’è ancora strada da fare?

C’è moltissimo bisogno di informazione e formazione su questi temi. Sia verso i cittadini tutti, sia in particolare verso gli imprenditori. C’è ancora poca conoscenza, per esempio, dell’ottimizzazione fiscale, così come dei bandi a fondo perduto e della finanza agevolata. Poche aziende hanno una strategia strutturata. E senza di essa non si può avere successo, ma è come “tirare a sorte”.

Al contempo la fase di fundraising per le startup è sempre più competitiva e senza adeguate competenze difficilmente può produrre un successo, anche e soprattutto quando la si affronta prematuramente, in assenza di dati di “traction” rilevanti. Solamente una percentuale delle realtà che incontriamo sono in quella fase, per chi non è ancora in quello stadio il nostro obiettivo diventa affiancarsi per far crescere l’azienda e portarla in quella fase.

Se parliamo del nostro core business, il crowdfunding, le società oggi lo percepiscono come opportunità concreta o c’è ancora molta disinformazione a riguardo?

Siamo ancora in una fase di formazione importante, a mio parere. Molti non sanno ancora la differenza tra lending, reward, donation, equity. Penso che sia ancora fondamentale un accrescimento delle competenze per l’uso di questo strumento sia dal lato delle aziende che lo utilizzano, sia dal lato di chi vi investe. Come per ogni strumento, non è una “bacchetta magica”, ma va valutato a seconda della situazione e questo significa dare reale dignità e valore allo strumento. Molti non riescono ancora a distinguere quando può fare la differenza e come “sfruttarlo”, ciò però significa che c’è ancora ampio margine di crescita di utilizzo di questi strumenti finanziari alternativi.

Qual è il primo consiglio che daresti a un’impresa che si appresta alla raccolta di capitali? 

Ne avrei molti! Ne cito tre:

1. È il momento giusto o forse prima serve sviluppare meglio il prodotto e i processi?

2. Che metriche posso garantire? Come investitore voglio sapere che se investo “x” poi si trasforma in “2x” o “3x”: abbiamo dei dati per dare questa certezza a noi stessi ancora prima che all’investitore?

3. Pensare a che tipo di investimenti si vogliono raccogliere: soci industriali oppure investitori di startup o ancora fondi da bandi? Le strade e conseguenze sono diverse. 

E qual è l’errore più comune per una startup che deve raccogliere fondi, in base alla tua esperienza? 

Rispetto ai punti da me sopracitati, ne vedo tipicamente un paio:

1. Considerare una sola fonte di investimenti (solo i bandi o solo investitori, ma se non funziona una delle due si rimane “a piedi”);

2. Chiedere fondi quando non si è in realtà ancora in grado di prevedere sufficientemente bene il ritorno di investimento di quanto si sta chiedendo.

Secondo te, cosa si può fare in Italia affinché le imprese diventino più consapevoli delle proprie opzioni di crescita e della necessità di diversificare le fonti di raccolta dei capitali?

Sicuramente formazione e informazione, come con questo blog post. Ognuno dovrebbe fare la sua parte, ma confido che il governo possa intervenire su questo, e ci sono organizzazioni come Innovup (di cui facciamo parte) che stanno mettendo il proprio impegno per fare pressione positiva in questo senso. Personalmente lavoro sia in Italia che in Regno Unito e ho quindi l’opportunità di vedere l’ecosistema italiano e inglese (rispettivamente fanalino di coda e capolista per investimenti in Europa) dal punto di vista delle SRL e delle LTD: tra tassazione, burocrazia, incentivi c’è ancora troppa differenza, e un intervento sistemico e strutturale è fondamentale per aumentare la competitività delle imprese italiane.

Il mese dell’educazione finanziaria è appena iniziato! Continua a seguirci per restare aggiornato/a su tutti i contenuti in arrivo.

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