Nel mondo startup la creazione di un business scalabile è uno dei principali obiettivi perseguiti dagli imprenditori e monitorati da investitori e finanziatori come indice del successo e delle potenzialità future dell’idea. Ma la scalabilità non è un concetto che riguarda solo le startup: per tutte le imprese poter sfruttare le economie di scala rappresenta un vantaggio competitivo e un motore efficiente per la crescita.
Capire cosa significano i concetti di scalabilità ed economia di scala e come e quando si possono applicare a un modello di business, dunque, è fondamentale sia per strutturare startup vincenti a lungo termine, sia per migliorare la redditività di un’impresa già esistente e pianificarne il futuro in modo più efficiente.
Per “scalabilità” si intende la capacità di un’azienda di crescere ed espandersi senza incontrare ostacoli o limiti intrinseci nella propria struttura o disponibilità di risorse, quindi riuscendo ad aumentare i ricavi senza che i costi aumentino in modo proporzionale.
Un modello di business, perciò, si può definire scalabile quando riesce a beneficiare delle economie di scala: all’aumentare della produzione e delle vendite i costi non aumentano o aumentano di poco, accrescendo il ritorno sull’investimento e il margine di guadagno e permettendo di acquisire vantaggio competitivo.
Non tutti i tipi di business sono scalabili o possono diventarlo. Innanzitutto, deve esserci spazio di espansione nel mercato per il prodotto o servizio che viene offerto.
Per essere scalabile, poi, un business deve avere una struttura di costo stabile, con costi fissi definiti e controllabili e costi variabili assenti o poco significativi e soggetti a variazioni minime. In assenza di questa condizione, non possono esserci economie di scala, perché i costi variabili rischiano di erodere il guadagno incrementale.
A proposito di costi, per rendere un business scalabile è indispensabile fare investimenti, quindi avere budget a disposizione. L’entità degli investimenti necessari dipende dal settore economico in cui si opera: per esempio in ambito industriale macchinari, magazzini, personale, materie prime richiedono investimenti robusti, mentre nell’ambito dei servizi è spesso sufficiente un capitale modesto.
Un altro aspetto importante è la gestione dei dati: per scalare è necessario avere metriche e strumenti di misurazione precisi ed efficaci, in modo da poter monitorare processi e risultati e perseguire l’efficienza a ogni livello.
A rendere più facile e accessibile la scalabilità in quasi qualsiasi settore economico è la tecnologia, che permette di dematerializzare e automatizzare risorse, processi e servizi. Per questo motivo startup e scalabilità viaggiano ormai di pari passo: la maggior parte delle startup si basa su qualche tipo di innovazione tecnologico-digitale. Ma tale condizione facilitante vale anche per le imprese tradizionali, come vedremo in alcuni esempi nei prossimi paragrafi.
Prima, però, parliamo dell’ultima caratteristica fondamentale della maggior parte dei business scalabili: la replicabilità.
Un business replicabile non è necessariamente scalabile, ma un business scalabile è per forza anche replicabile. La scalabilità, infatti, va a braccetto con la standardizzazione: i business più scalabili sono quelli che realizzano prodotti o servizi in serie. Prodotti o servizi ad alta specializzazione o personalizzazione, invece, avranno necessariamente costi variabili altamente impattanti e poco prevedibili e processi non completamente stabili o controllabili. Per questo motivo sono difficilmente scalabili, per esempio, servizi di consulenza, che devono essere costruiti di volta in volta sul singolo cliente, o business basati su produzioni artigianali.
Per essere scalabile, quindi, un business deve poter essere replicato in condizioni diverse nel tempo e nello spazio senza richiedere stravolgimenti, bensì solo piccole modifiche o nessuna. Ecco perché processi e sistemi di gestione devono essere flessibili e adattabili.
Gli esempi più semplici di business scalabili sono quelli che riguardano attività svolte prevalentemente online, che offrono servizi o prodotti digitali oppure intermediazione e hanno quindi alti margini di scalabilità perché non hanno bisogno di molte risorse o infrastrutture. Alcuni molto noti sono:
Ma la scalabilità riguarda anche aziende che realizzano o gestiscono beni materiali: il concetto stesso di economie di scala è nato in relazione alle fabbriche di produzione industriale e all’uso efficiente degli impianti. Un esempio attuale noto a tutti è la gestione automatizzata dei magazzini che permette ad Amazon di evadere una quantità maggiore di ordini in meno tempo senza avere bisogno di personale e spazio in più. Anche i franchising di successo come McDonald’s si possono definire business scalabili.
Per ognuno di questi esempi variano i fattori di scala su cui fare leva e i business digitali hanno solitamente margini di scalabilità maggiore.
Chiarito cosa sia un business scalabile, diventa evidente che prima di poter fare questo salto di qualità, una startup deve aver superato le prime fasi di sviluppo e aver raggiunto uno stadio di sufficiente solidità e disponibilità di risorse interne o finanziamenti esterni. Questo avviene nella fase definita Growth, in cui la startup è ormai in grado di generare ricavi, ha perfezionato il suo prodotto o servizio in base ai feedback del mercato e possiede metriche sufficienti per puntare a finanziamenti importanti.
Prima di intraprendere gli investimenti e le trasformazioni strutturali necessari per scalare il business, vanno svolte alcune analisi preliminari:
Solo una volta costruito un piano dettagliato si può iniziare a compiere le azioni concrete per realizzarlo, partendo dal budget e dalla ricerca di finanziamenti, che può avvenire tramite fondi di investimento, una campagna di crowdfunding, una banca ecc.: sono numerose le opportunità tra cui una startup in questa fase di crescita può scegliere.
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