Donne e finanza: come l’educazione finanziaria può ridurre il gender gap negli investimenti

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Donne e finanza: come l’educazione finanziaria può ridurre il gender gap negli investimenti

Marzo 14, 2025 Economia e Finanza

Nonostante i progressi in tema di parità di genere, il mondo degli investimenti continua a essere dominato dagli uomini. Le donne, infatti, investono meno e con maggiore prudenza, una scelta che spesso non deriva da una mancanza di risorse, ma da fattori culturali, sociali ed educativi. Questo si traduce in un gender gap finanziario che limita l’indipendenza economica femminile. La buona notizia è che ci muoviamo in una direzione positiva, anche se troppo lentamente.

In questo articolo approfondiamo le cause della disparità di genere negli investimenti e scopriamo perché la prima chiave per ridurre il divario è l’educazione finanziaria.

I numeri del gender gap negli investimenti

Secondo le ricerche del World Economic Forum il numero di donne che investe attivamente sta crescendo di circa il 5% all’anno, ma al 2024 ancora solo il 38% delle donne fa investimenti, contro il 60% degli uomini. 

In Europa il divario è simile, ma su percentuali diverse: secondo un recente studio (2024) commissionato da BlackRock, solo il 29% delle donne investe, ma questo dato è frutto di un aumento dell’11% rispetto all’anno precedente, quindi il trend è decisamente positivo. La percentuale di uomini investitori ha raggiunto invece il 47%.

Veniamo all’Italia: secondo un’indagine Consob solo il 25% delle donne italiane investe, mentre il dato maschile si attesta al 42%. In generale, quindi, non siamo una popolazione di grandi investitori, ma comunque emerge una distanza tra uomini e donne. Nelle famiglie italiane, inoltre, i decisori finanziari sono per la maggior parte dei casi gli uomini: il rapporto Edufin 2023 evidenzia come anche tra le donne economicamente indipendenti, siano alte le percentuali di coloro che tendono a delegare le decisioni finanziarie ai membri maschi della famiglia. Fa eccezione il segmento delle giovani donne indipendenti, che evidenzia un cambio di mentalità generazionale.

Le donne che investono, infine, sono meno propense al rischio, investono meno capitali e si rivolgono a un consulente più di frequente rispetto agli investitori uomini.

Le cause del gender gap negli investimenti

La disparità tra uomini e donne nel campo degli investimenti finanziari deriva da fattori economici, sociali e culturali.

  1. Divario salariale e instabilità occupazionale: le donne guadagnano meno degli uomini e hanno quindi meno risparmi da investire; inoltre sono inquadrate in contratti meno stabili, che impediscono di avere un orizzonte economico di medio e lungo termine.
  2. Minori conoscenze: le donne dimostrano meno conoscenze finanziarie rispetto agli uomini (fonte: Edufin) e sono poco presenti nei percorsi di studi STEM.
  3. Scarsa fiducia: le donne sottostimano le proprie conoscenze e competenze finanziarie e la propria capacità di accrescerle.
  4. Delega della gestione finanziaria: spesso la gestione delle finanze della famiglia viene affidata completamente agli uomini di casa.
  5. Stereotipi culturali: i tre punti precedenti derivano dallo stereotipo culturale duro a morire per il quale le donne avrebbero un cervello poco matematico.

A questo si aggiunge, in Italia, un quadro generale di debole educazione finanziaria, materia che non viene insegnata nelle scuole e non trova altri punti di contatto nell’età adulta.

Il ruolo dell’educazione finanziaria

I dati di tutte le ricerche condotte sugli investimenti nel mondo, in contesti socioculturali differenti, dimostrano che l’alfabetizzazione finanziaria ha un impatto decisivo sulla propensione all’investimento. Quando le donne sono messe nelle condizioni di ottenere gli strumenti per investire – conoscenze e reddito –, investono. E così anche tutte le altre categorie di persone che investono poco o per nulla, pur avendo dei risparmi.

Più conoscenza dei meccanismi finanziari e delle dinamiche di investimento significa più sicurezza e capacità decisionale. Comprendere l’importanza di investire i risparmi per non vederli erosi dalla perdita di potere d’acquisto significa cambiare la concezione delle proprie risorse economiche e abbattere la diffidenza nei confronti del mondo finanziario.

Programmi di educazione finanziaria destinati espressamente alle donne, inoltre, trasmettono a queste ultime fiducia nelle loro capacità e assegnano loro un nuovo ruolo socioeconomico.

Il rapporto Edufin sopra citato, peraltro, evidenzia come l’interesse femminile per questi temi esista e sia in crescita anno dopo anno, quindi c’è una domanda di educazione finanziaria da parte delle donne a cui è urgente rispondere.

Perché è importante per le donne investire?

Per tutte le donne è fondamentale imparare a fare investimenti in autonomia perché è uno dei tasselli necessari per costruire una propria indipendenza economica. Poter disporre liberamente dei propri risparmi consente di pianificare il futuro, di garantirsi una pensione, di fare progetti di vita e di carriera, di costruirsi una stabilità senza dipendere per tutto questo da una figura maschile. La dipendenza economica, infatti, anche nelle situazioni migliori, implica sempre un certo grado di incertezza e di subordinazione.

Ma l’accesso delle donne agli investimenti è importante anche per tutto il resto della società: l’indipendenza economica femminile è correlata con una maggiore stabilità finanziaria complessiva e con maggiori vivacità e dinamismo dei mercati, grazie a un approccio eterogeneo e a un punto di vista differente agli investimenti e a una crescente ricchezza e partecipazione.

Sono correlazioni già note alle istituzioni pubbliche e private, che in Italia stanno collaborando per attivare sempre più programmi e corsi di educazione finanziaria sia a livello nazionale sia a livello locale, con un focus specifico sulle categorie più deboli. Le donne stesse hanno iniziato a fare rete per supportarsi e facilitare il reciproco accesso a conoscenze e opportunità finanziarie, come dimostra l’esempio di Young Women Network, che abbiamo intervistato di recente proprio sul tema dell’indipendenza finanziaria femminile.

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