L’ecosistema startup in Italia è vivace e prolifico, ma incontra ancora tante difficoltà che frenano il suo potenziale di sviluppo verso l’orizzonte internazionale. Il recente Rapporto Draghi sulla competitività europea ha sottolineato come le startup siano un fondamentale motore di innovazione, crescita e occupazione. In Europa, però, richiede snellimenti burocratici e agevolazioni dell’accesso ai finanziamenti per esprimersi. Scopriamo come sta andando l’Italia da questo punto di vista e quali sono le prospettive per il futuro.
Gli ultimi dati sul quadro delle startup in Italia parlano di un 2023 in frenata rispetto all’anno precedente. Il 2022 aveva segnato un record, con oltre 2 miliardi di raccolta di investimenti per le startup italiane. Nel 2023 la raccolta è scesa a poco più di 1 miliardo. Ma va sottolineato che rispetto al 2021 continua comunque la crescita e che questo calo è stato generalizzato in Europa. Le cause vanno individuate nella congiuntura politico-economica globale, che ha creato un clima di sfiducia, e nell’aumento dei tassi di interesse che ha reso più attrattivi altri investimenti.
L’Italia resta molto indietro rispetto a Francia e Regno Unito quanto a investimenti, mentre si colloca poco dietro la Spagna.
Il numero di startup, comunque, è in crescita e ha superato abbondantemente le 14.000 unità, secondo l’ultima Relazione annuale al Parlamento sulle startup e PMI innovative. Nell’ecosistema startup italiano, insomma, le idee ci sono, ma mancano i finanziamenti e la forza di raggiungere dimensioni importanti.
Secondo il Report Startup di Assintel, l’ecosistema startup in Italia si compone prevalentemente di imprese piccole o molto piccole – come tutto il resto del tessuto imprenditoriale in Italia –, infatti la maggior parte delle startup italiane conta meno di 5 soci (54,8%) e meno di 5 occupati (83%).
Circa la metà di queste piccole imprese ha raggiunto la fase di scale-up e il 26,9% è in fase di lancio commerciale, mentre le restanti si trovano ancora in una fase di ideazione o prototipazione. Il modello di business di gran lunga prevalente è quello B2B e i settori più attivi sono ICT (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione), prodotti e servizi business, farmaceutica e biotecnologie, manifattura e finanza.
Dal punto di vista tecnologico, il report evidenzia che circa la metà delle startup ha sviluppato delle tecnologie proprietarie o le sta sviluppando e quasi la metà utilizza l’intelligenza artificiale.
La distribuzione geografica, secondo l’analisi di Cribis, vede un netto primato della Lombardia, con Milano che dà i natali a circa il 20% delle startup, seguita dall’Emilia-Romagna. In generale, il Nord-Ovest della penisola è l’area più fertile per le startup innovative, seguita dal Sud e dal Centro.
Siamo ancora lontani, infine, dalla parità di genere, ma le percentuali sono in crescita, soprattutto nelle startup più giovani. Assintel rileva che in media:
È un dato trasversale a tutte le tipologie di aziende e a tutti i settori economici che più si sale nella carriera, più diminuisce la presenza femminile. La maggior parte delle percentuali elencate per le startup è in linea con la media dell’imprenditoria femminile in Italia, ma c’è una significativa eccezione: le startup hanno una percentuale di donne CEO di cinque volte superiore rispetto al complesso delle imprese italiane, che si ferma al 4%.
Un altro dato interessante emerso dal report Assitalia è il rapporto tra le startup italiane e la sostenibilità: il 68% del totale dichiara che il proprio prodotto/servizio ha un impatto positivo dal punto di vista dell’ecologia e della sostenibilità. Questa percentuale sale al 75% se si considera il sottoinsieme delle startup fondate da donne, che in media dimostrano un maggiore interesse per la sostenibilità in diversi ambiti della vita personale e professionale.
Innovazione e sostenibilità, quindi, tendono ad andare di pari passo, e questo è un altro dei motivi per cui è così importante sostenere l’ecosistema startup. Uno dei modi per farlo è investire in crowdfunding, infatti questa modalità di finanziamento vede tra i suoi interlocutori privilegiati proprio le startup innovative.
Il crowdfunding è una delle fonti di finanziamento che risultano congeniali alle startup, per la sua accessibilità e la sua capacità di rivolgersi a un pubblico di investitori interessato all’innovazione.
La fonte principale di capitali per le startup a oggi resta il Venture Capital, seguito da Business Angel e Club Deal. Rispetto a questi strumenti, il crowdfunding è più accessibile anche in una fase molto precoce del ciclo di vita di una startup. Meno significativi, infine, sono i finanziamenti agevolati mediati dalle garanzie pubbliche.
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