Crowdfunding in Italia: ecco alcuni numeri

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Crowdfunding in Italia: ecco alcuni numeri

Il crowdfunding in Italia si è sviluppato in una decina di anni rispetto al suo esordio nei primi anni del 2000, superando le caratteristiche del tessuto imprenditoriale, la filiera burocratica e l’analfabetismo digitale, diventando un ulteriore veicolo di rilancio dell’economia in affiancamento, o in alternativa, al credito bancario.

Il processo con cui più persone (crowd) conferiscono somme di denaro (funding) per finanziare un progetto imprenditoriale, o iniziative di diverso genere, ha cominciato finalmente a rispondere ai nuovi modelli di consumo generati dalla diffusione di internet grazie anche ad un miglioramento del contesto normativo ed una maggiore professionalizzazione degli operatori. Questa modalità di finanziamento alle imprese ha visto dal 2015 infatti la sua implementazione con un proliferare di piattaforme, gestori unici di questi investimenti collettivi e lo sviluppo del settore non solo non si sta arrestando, ma migliora di anno in anno.

Ad oggi l’Italia si trova al quarto posto in Europa per investimenti in crowdfunding e la raccolta cumulativa ha visto un tasso di crescita medio di circa il +56% ogni anno. Grazie ad alcune analisi di stakeholder del settore, ed i dati pubblicati dal report annuale dell’Osservatorio Crowdinvesting del Politecnico di Milano, sappiamo che le principali tipologie di crowdfunding (Donation, Reward, Equity e Lending) hanno avuto un andamento molto diverso negli anni, accompagnato da un proliferare di piattaforme dedicate. Il picco considerevole è quello del 2018 che ha visto un’impennata totale del +109%, vero e proprio anno di svolta dell’ecosistema, grazie ad una normativa puntuale e all’apertura del mercato dell’equity crowdfunding alle PMI, che ha allargato il suo raggio d’azione oltre alle Start-up. 

La fotografia italiana del crowdinvesting

Dove il finanziamento viene effettuato a titolo di investimento, con una remunerazione associata, che può avvenire con la sottoscrizione di capitale di rischio (equity) o di un prestito (lending) si parla di crowdinvesting, circoscrivibile come un sottoinsieme del crowdfunding. Un settore che ha confermato e rafforzato la sua crescita e regolamentato dalle leggi e dalle Autorità di vigilanza dalle ricerche che hanno misurato il mercato al 30 giugno 2020, in attesa del prossimo report che descriverà l’andamento dell’anno in essere. 

Per quanto riguarda l’equity crowdfunding il volume complessivo cumulato è arrivato a € 159 milioni raccolti (un anno fa era circa la metà, € 82 milioni), partendo da una visione dei portali dell’equity crowdfunding sono 42 quelli autorizzati da Consob, di cui 40 iscritti nella sezione ordinaria (verificati quindi nei requisiti richiesti) e 2 nella sezione speciale (dove sono annotate le banche e imprese di investimento autorizzate alla prestazione dei relativi servizi). Il dato interessante riguarda il fatto che, nonostante il proliferare dei portali, il 74% delle campagne di concentrano nei primi 6 (tra cui Opstart). Per quanto riguarda le campagne su 595 collocamenti, sono 402 (il 72,7%) quelli chiusi positivamente che hanno raggiunto la soglia minima di successo, 151 chiuse senza raccolta non essendo arrivati al target minimo e le restanti erano ancora in corso al momento della chiusura del report. La percentuale di successo è quindi nettamente migliorata negli anni, sottolineando una maturazione del mercato a livello di marketing, bacino d’utenza e capacità acquisite. In merito alla durata delle campagne, i valori osservati sono stati molto variabili. 

Un’importante novità per quanto riguarda i portali di equity riguarda la possibilità di collocare emissioni di minibond aprendo il mercato al Private Debt Crowdfunding. Molte piattaforme, infatti, hanno approfittato delle nuove opportunità in merito al collocamento di titoli di debito e all’apertura per la compravendita delle quote/azioni, chiedendo quindi le estensioni autorizzative per operare in merito. Sempre al 30 giugno 2020 erano stati collocati 4 titoli per € 1,6 milioni con tassi annuali compresi tra il 4% e il 4,50% e, anche in questo caso, capiremo a chiusura del report 2021 quanti e quali collocamenti sono stati effettuati e con quali numeri. 

A differenza dell’equity sono soltanto 17 le piattaforme di lending crowdfunding attive, che si rivolgono a due tipi di target; persone fisiche (consumer lending) e imprese (business lending) e le novità che riguardano la filiera del lending coinvolgono le nuove piattaforme soprattutto nell’ambito del real estate. Questa forma di crowdinvesting è arrivato a ben € 749 milioni, che, insieme ai numeri dell’equity, ha totalizzato quindi circa € 907,5 milioni, avvicinandosi alla quota del miliardo.

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