La gestione del denaro è un compito che riguarda tutti, ma non è qualcosa di spontaneo e naturale: è un’abilità che si impara e ciascuno può adottare il proprio modello a partire da fondamentali regole di base. Il mese dell’educazione finanziaria è finalizzato anche a portare nelle scuole una materia che manca dai programmi scolastici quotidiani, ma dovrebbe essere insegnata a tutti sin dalla tenera età, per fare in modo che gli studenti diventino adulti consapevoli e capaci di risparmiare e gestire il proprio denaro.
Ne abbiamo parlato con Elisabetta Galeano, money coach che si occupa proprio di colmare queste lacune educative, non solo dal punto di vista dei concetti economico-finanziari di base da imparare, ma anche da quello della costruzione di un rapporto personale e sereno con il denaro.
In passato ho lavorato per 10 anni come dipendente in una multinazionale a Milano ma, negli anni, una serie di fattori mi hanno portata a sentire questo percorso come non mio. Così, grazie a un percorso fatto con Monica Lasaponara, Escape coach che aiuta a creare un lavoro su misura delle proprie esigenze, ho scoperto il mio talento in materia di finanza personale (che onestamente ai tempi davo un po’ per scontato). Ci ho lavorato su certificandomi prima come educatrice finanziaria poi anche come educatrice mindfulness. Attualmente sono anche in formazione come life coach e oltre questo, l’esperienza diretta e molti libri mi hanno aiutata a sviluppare ulteriori competenze e creare da zero questa figura che in Italia nemmeno esisteva quando ho fatto i primi passi in questa direzione.
Una money coach ti supporta nel percorso che ti aiuta a mettere a fuoco il tuo rapporto col denaro sia dal punto di vista pratico sia da quello emotivo.
Si lavora quindi da una parte su numeri e strumenti quali il budget o segnare le spese, mettendo propriamente il naso nei conti, e dall’altra affrontando i blocchi che frenano le persone dall’avere una relazione sana e serena con lo strumento denaro.
Apprendendo nuovi modi di affrontare l’argomento e nuove abitudini si può quindi superare l’ansia di guardare il conto, imparare a risparmiare e trovare maggior serenità, a prescindere dal valore dei guadagni.
Tutti aspetti, insomma, con cui dobbiamo avere a che fare ogni giorno ma che nessuno ti spiega prima.
C’è decisamente tanto bisogno di azioni concrete sul tema educazione finanziaria in Italia. Dal mio punto di vista, siamo ancora molto lontani dal poterci dichiarare pronti sull’argomento.
Ci tengo a specificare che per educazione finanziaria non intendo solo imparare dal libro di testo la definizione di azioni, obbligazioni e tasso di interesse ma, come dicevo prima, capire come affrontare il tema senza timore, saper superare la paura che questo argomento si porta dietro.
Siamo un Paese in cui parlare di denaro è considerato sbagliato e volgare: tante persone si vergognano anche solo a chiedere un prezzo, domanda più che legittima, perché la si vive come una brutta figura.
Una sana educazione finanziaria parla anche di questo, di sradicare un tabù dannoso per tutti. Il mio sogno sarebbe che facesse parte del percorso scolastico fin dall’infanzia, spero che prima o poi si realizzi.
Ci sono davvero troppi fattori che intervengono sulla possibilità di ciascuno di risparmiare per cui trovo che generalizzare non sia un modo efficace di affrontare la cosa.
Concordo sulla situazione spaventosa che abbiamo oggi in Italia: costi alle stelle e stipendi non adeguati, men che meno per chi inizia ora. Però partire già dal dire “non posso riuscire” non sarà mai d’aiuto a nessuno.
Ci sono mille sfaccettature nella vita di ciascuno di noi che fanno la differenza nelle scelte: dove vivi, con chi, che stile di vita hai, ma anche se hai o meno una gestione quotidiana e concreta del tuo denaro. Non conta solo quanto guadagni: nella mia esperienza ho visto persone che con 1.300€ riuscivano a risparmiare più facilmente di chi ne guadagnava 7.000€.
La cosa migliore da fare è documentarsi e imparare a gestire il denaro ancora prima di guadagnare il proprio, così da trovarsi preparati anche da questo punto di vista alla gestione della vita adulta.
I numeri rappresentano solo un 20% della nostra gestione finanziaria. La fetta più grossa, l’80%, è occupata dal mindset, cioè il nostro modo di pensare e di agire nelle scelte che facciamo, grandi e piccole, di ogni giorno, il rapporto che abbiamo costruito crescendo con i soldi, i nostri valori e obiettivi.
Se paragoni il modo di spendere e di risparmiare di due persone con stipendio identico, scoprirai facilmente che sarà sempre completamente diverso, perché ciascuno di noi ha la propria unicità.
Per cui l’asset valoriale è fondamentale e alla fine dei conti vale sostanzialmente più di quanto guadagni.
Questo aspetto è troppo spesso sottovalutato ed è così che si creano le frustrazioni maggiori: pensando che i numeri siano tutto e quindi senza andare a fondo sui reali ostacoli che impediscono di relazionarsi ai soldi in serenità.
Di informarsi prima di fare qualsiasi mossa.
L’essere spaesati o intimoriti dall’argomento è normale nel momento in cui è un mondo che senti lontano da te, su cui non hai conoscenza e tendenzialmente il timore è quello di essere fregato.
La paura si vince con la conoscenza. Se so di cosa mi sta parlando la mia o il mio consulente finanziario, so dove posso controbattere e non devo per forza fidarmi ciecamente, cosa che sui soldi non andrebbe mai fatta.
Altro punto importante: non vergognarsi di fare domande e chiedere spiegazioni. Sono i tuoi soldi, il frutto del duro lavoro di ogni giorno. Capire bene come vengono utilizzati, i rischi che si corrono, le possibilità concrete che si hanno nel breve e nel lungo termine è dunque sacrosanto.
Credo che per il mondo della finanza oggi sia indispensabile avvicinarsi alle donne, escluse per secoli dall’argomento denaro.
Trovo importante, ad esempio, parlarne con un linguaggio semplice, chiaro e inclusivo: chi ascolta deve riconoscersi in ciò che sente e i paroloni della finanza tendono ad allontanare chi ha paura del tema o non lo conosce bene.
Le donne stanno avendo da poco la possibilità di mettere piede in questo ambito, da sempre rappresentato dai “colletti bianchi”, e dunque le più coraggiose lo fanno in punta di piedi, le più spaventate non si avvicinano nemmeno. Sta a chi tratta il tema imporsi eticamente di includerle.
Inoltre, le donne si fidano più spesso di altre donne, perché si sentono meno giudicate e più comprese. Ma nel mondo finanziario le donne che operano sono ancora poche, per cui anche avere una maggior componente femminile nei propri organici è sicuramente un modo efficace per abbattere queste differenze e gli stereotipi correlati.
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