Aprire una società benefit in Italia: secondo la Ricerca Nazionale sulle Società Benefit 2025, le imprese che hanno deciso di diventare società benefit nel 2024 sono aumentate del 27% rispetto al 2023, raggiungendo un totale di 4.593 aziende in Italia. Un numero di aziende in costante crescita dal 2018, quindi, ha scelto di non limitare il proprio scopo alla sola generazione di profitto, ma di integrare nel proprio oggetto sociale l’impegno a generare un impatto positivo sulla società e sull’ambiente. Si può sintetizzare così la natura delle società benefit, un modello d’impresa introdotto in Italia con la legge di Stabilità 2016 (art. 1, commi 376-384, L. 208/2015), che ci ha reso il primo Paese in Europa ad aver riconosciuto questa forma giuridica.
I vantaggi di diventare benefit company sono numerosi e ne è una spia il dato di aumento del fatturato nel periodo 2021-2023, che secondo la ricerca già citata ammonta a un +26% per le società benefit contro un +15,4% per le società standard. Ma come si fa ad aprire una società benefit in Italia? Ecco una guida pratica.
Una società benefit è una vera e propria forma giuridica d’impresa che vincola un’azienda all’impegno di perseguire, oltre agli obiettivi di profitto, una o più finalità di beneficio comune, ovvero un impatto positivo su persone, comunità, territori, ambiente, beni culturali, enti e associazioni.
La particolarità è che questo impegno non è una generica dichiarazione di intenti ma una dichiarazione formale dal valore legale, che va inserita nell’oggetto sociale dell’atto costitutivo o statuto dell’impresa. Per questo, l’azienda è tenuta a misurare e rendicontare annualmente l’impatto prodotto.
È possibile costituire un’azienda da zero come società benefit oppure assumere questa forma giuridica in seguito. È compatibile con SRL, SPA, SAS, SAPA e cooperative, ma non con SRLs.
Il primo passo è chiarire quali obiettivi sociali o ambientali l’azienda intende perseguire. Devono essere specifici, misurabili e integrabili con l’attività economica svolta.
Per esempio: ridurre l’impatto ambientale lungo la filiera, favorire l’inclusione lavorativa di categorie svantaggiate, promuovere l’educazione finanziaria nelle scuole ecc.
Nel caso di nuova costituzione, bisogna redigere un atto costitutivo e statuto che contengano, oltre ai dati richiesti per qualsiasi impresa:
Se la società è già esistente, deve modificare lo statuto per inserire questi elementi e diventare società benefit con delibera notarile dell’assemblea straordinaria dei soci.
Una volta pronto lo statuto, si procede con la costituzione dell’impresa presso un notaio, se si tratta di una società nuova. Il notaio provvede a trasmettere la documentazione alla Camera di Commercio competente per l’iscrizione.
Oppure, in caso di trasformazione di impresa già esistente, si procede con l’atto notarile di modifica statutaria e il deposito del documento presso il Registro delle Imprese.
La legge prevede che sia nominato uno o più amministratori o manager interni responsabili del perseguimento del beneficio comune. Questo ruolo è riportato nello statuto e deve essere formalizzato con un contratto.
Il responsabile ha il compito di:
La società benefit deve scegliere la metodologia di valutazione per la redazione della relazione d’impatto, che dovrà essere pubblicata annualmente sul sito aziendale e allegata al bilancio nel Registro delle Imprese. La relazione deve contenere:
Attualmente non c’è uno standard di reportistica obbligatorio o condiviso: si può scegliere tra diversi standard elaborati da enti esterni non collegati alla società. Per esempio GRI, SDG o B Impact Assessment.
La mancata pubblicazione della relazione d’impatto può comportare la decadenza dello status di società benefit.
Sei pronto ad aprire la tua società benefit? Leggi gli altri articoli sul nostro blog per scoprire di più sull’argomento.
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