Nel percorso di consolidamento e crescita di un’impresa si incontrano due protagonisti fondamentali: i founder, che hanno avuto l’idea e la portano avanti, e gli investitori, che forniscono le risorse per trasformarla in realtà. Entrambi condividono lo stesso obiettivo – far crescere l’azienda – ma lo guardano da prospettive diverse.
Per i founder, la priorità è costruire un prodotto o un servizio competitivo, acquisire e consolidare il posizionamento sul mercato e perseguire una visione di lungo termine. Gli investitori, invece, in un progetto imprenditoriale cercano solidità economico-finanziaria, sostenibilità e soprattutto un ritorno sull’investimento, da raggiungere attraverso strategie di uscita ben definite.
Queste due prospettive possono sembrare in contrasto, per certi versi, ma in realtà sono complementari. Se ben integrate, diventano la leva per creare imprese più forti, capaci di attrarre più capitali e di consolidarsi nel tempo. In questo articolo metteremo a confronto le diverse logiche di founder e investitori, esplorando come ciascuno vede il percorso imprenditoriale e quali strumenti permettono di costruire una relazione efficace e duratura.
Dal punto di vista dei founder, costruire un’impresa significa da un lato far quadrare i conti e generare profitto, dall’altro realizzare una visione. Chi lancia una startup si concentra prima di tutto sul prodotto o sul servizio che vuole portare sul mercato, cercando di renderlo unico e riconoscibile e di rispondere a un bisogno ben preciso – che sia già manifesto oppure da far emergere nel pubblico. La priorità è validare l’idea, individuare il giusto posizionamento competitivo e incontrare il bisogno reale dei clienti.
L’approccio tipico degli imprenditori è orientato al lungo termine. Ciò che conta non è solo generare un profitto nell’immediato, ma costruire valore duraturo: porre le basi per una crescita sostenuta e continua, costruire una reputazione, aprire le porte a eventuali opportunità future, creare un network utile, sostenere le attività di ricerca e sviluppo per restare competitivi.
Questa visione di lungo termine si sviluppa lungo tre fasi principali della vita di un’impresa.
In questa fase il rapporto degli imprenditori con l’esterno è importante non solo per l’esigenza di testare il proprio target di clienti e i competitor, ma anche per la necessità di trovare i capitali indispensabili per sostenere le spese di ricerca, testing, creazione di prototipi. Questi capitali possono arrivare da incubatori o dai primi investitori informali, che offrono non solo fondi ma anche competenze, mentoring e contatti utili. Una o più campagne di equity crowdfunding possono invece permettere a piccoli investitori di entrare nell’azienda e contribuire a farla conoscere, oltre a rappresentare un’altra fonte di capitale: soprattutto all’inizio, per i founder è prezioso poter diversificare le fonti di capitale.
In questa fase il supporto di acceleratori, investitori istituzionali e campagne di equity crowdfunding permette di raccogliere risorse per consolidare il business e fare il salto di qualità, creando intorno all’azienda un network di persone che possono contribuire alla sua crescita con diversi livelli di coinvolgimento.
In questo scenario gli interlocutori esterni che possono avere un ruolo decisivo sono fondi di venture capital o business angel, con cui costruire una strategia mirata verso un obiettivo preciso tra quelli sopra elencati. La strada verso la quotazione in Borsa può essere agevolata anche dagli investitori in crowdfunding attraverso il Crowdlisting.
Dal punto di vista dei founder, quindi, il percorso imprenditoriale non è una semplice corsa alla raccolta di capitali e alla generazione di profitto: è la costruzione graduale di un ecosistema aziendale solido, in cui è inevitabile interagire con tanti attori esterni, ognuno con il proprio punto di vista, di solito più limitato ma interconnesso rispetto alla visione d’insieme dell’imprenditore.
Gli investitori condividono con i founder l’obiettivo di far crescere un’impresa, ma il loro punto di vista è diverso: guardano al progetto soprattutto in termini di sostenibilità economica e di possibile ritorno sull’investimento. Non esiste però un unico profilo: la prospettiva cambia molto se si parla di investitori professionali o di investitori retail.
Quest’ultimo punto accomuna tutti i tipi di investitori. La sfida, per i founder, è quindi conciliare le proprie esigenze di lungo termine e la visione d’insieme con le aspettative degli investitori professionali e non, mantenendo la loro fiducia. Per gli investitori, la sfida è comprendere il punto di vista degli imprenditori e il loro orizzonte di riferimento, in modo da orientare la strategia, ma rappresentando un volano e non un freno allo sviluppo.
Pur partendo da prospettive diverse, founder e investitori condividono un punto fermo: la crescita dell’impresa. È su questo terreno che le loro visioni si incontrano e possono diventare complementari.
Founder e investitori si incontrano nella consapevolezza che nessuno può crescere da solo: il capitale senza idee rimane sterile, mentre la visione senza risorse non ha gambe per camminare lontano.
Da questo punto di vista, le campagne di crowdfunding consentono un dialogo e un avvicinamento difficilmente replicabili tra aziende e piccoli investitori e possono rappresentare per i founder una palestra per la gestione del rapporto con gli investitori.
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