Nell’ambito del crowdfunding come strumento finanziario, molti neofiti si chiedono quanto iniziare a investire. Questo dipende, anzitutto, dalla tipologia di crowdfunding in questione, che può corrispondere all’equity, al lending o ancora al debt crowdfunding.
Con equity crowdfunding si fa riferimento all’acquisto di quote societarie di un’impresa tramite apposite piattaforme online. L’impresa in questione è spesso una startup o una PMI, della quale l’investitore diventa socio a tutti gli effetti. Il guadagno, in questo caso, deriverà poi dai dividendi dell’azienda, nel caso abbia successo, oppure da eventi di exit come acquisizioni o fusioni.
Il lending crowdfunding, invece, consente di effettuare prestiti in maniera alternativa. Le aziende o i privati possono accedere in poco tempo a ingenti somme, raccogliendo il denaro da finanziatori privati anziché ricorrere ai canali tradizionali di banche e istituti di credito. In questo caso, il guadagno del finanziatore è connesso alla restituzione del capitale prestato, a cui viene applicato un tasso di interesse fissato in precedenza. Anche in questo caso a fare ricorso al lending crowdfunding sono PMI e startup.
Il debt crowdfunding, da ultimo, consente l’acquisto di titoli di debito come bond e minibond nonché di cambiali finanziarie da parte di investitori professionali e alcune specifiche categorie di investitori retail.
All’interno del nostro fintech hub, Opstart è la piattaforma dedicata all’equity, mentre Crowdlender consente di prendere parte a iniziative di lending, proponendo finanziamenti nei settori più vari tra cui spiccano la green economy e il real estate. Infine, Crowdbond, è la recente piattaforma dedicata al debt crowdfunding.
Le piattaforme di equity crowdfunding, come Opstart, sono regolate da Consob, ossia la Commissione Nazionale per le Società e la Borsa, che ne rilascia l’autorizzazione e monitora gli intermediari. Consob attualmente stabilisce come investimento minimo in una campagna di equity una somma pari a 250€. Tale investimento minimo, molto accessibile e dunque democratico, può però essere alzato a discrezione delle singole startup o PMI, che possono stabilire un minimo più alto se lo ritengono necessario.
Una somma minima così contenuta, inoltre, consente a investitori anche alle prime armi di poter diversificare il proprio portafoglio, investendo il minimo in tante società differenti. Questa strategia fa sì che gli investitori compensino eventuali perdite dovute al mancato successo di molte piccole imprese.
Le cose cambiano, invece, per quanto riguarda il lending crowdfunding: questa tipologia di prestito finanziario non risulta infatti regolamentata dalla Consob. Pertanto, attualmente non è stabilita per legge una somma minima di investimento.
In questi casi, è la singola startup o PMI a stabilire di volta in volta il minimo di investimento; in media si tratta di cifre contenute intorno ai 50€, come accade su Crowdlender.
Infine, per quanto riguarda il debt crowdfunding, che ha luogo su piattaforme come Crowdbond, non è più necessario essere investitori professionali o appartenere a categorie specifiche di investitori retail per sottoscrivere Minibond. Ora, con l’entrata in vigore del nuovo Regolamento UE sul Crowdfunding, tutti gli investitori possono partecipare alle campagne di collocamento di Minibond, a condizione che siano emessi da S.p.a. Gli investitori retail devono compilare un “questionario di conoscenza” per verificare la loro competenza. Tuttavia, i Minibond emessi da srl possono essere sottoscritti solo da investitori professionali controllati dalla Banca d’Italia, come previsto dal Codice Civile.
Il minimo investibile nel debt è elevato e ammonta a qualche migliaia di euro, che di solito va dai 5.000 € ai 10.000 €.
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