Ridurre l’impronta idrica: le 3 best practice di Iride Acque

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Ridurre l’impronta idrica: le 3 best practice di Iride Acque

Oggi, 22 marzo, è il World Water Day, la giornata mondiale dell’acqua, istituita nel 1992 dalle Nazioni Unite per ricordare agli Stati membri l’impegno per ridurre il più possibile gli sprechi idrici e l’inquinamento delle acque e proteggere gli habitat acquatici. Contemporaneamente, è una giornata che chiama tutti i cittadini a essere consapevoli della questione dell’acqua e a farne un uso responsabile sia nella vita privata, sia nell’attività imprenditoriale.
Per approfondire il tema dell’impronta idrica delle aziende e le soluzioni da mettere in pratica per ridurla, abbiamo intervistato Monica Casadei, CEO e Founder di Iride Acque, Benefit Company che si occupa del trattamento delle acque industriali. 

La società ha brevettato una tecnologia innovativa che permette di riutilizzare i liquidi trattati e di ottimizzare i costi e i processi di depurazione e disinfezione

Per ampliare la gamma di servizi offerti finalizzati ad aiutare le aziende a ridurre la propria impronta non solo idrica ma anche energetica, Iride Acque a gennaio 2023 ha lanciato una campagna di equity crowdfunding su Opstart, raccogliendo 700.000€. Con queste risorse, l’impresa si propone di individuare possibilità di partnership e di acquisizione in realtà specializzate in attività che attualmente Iride Acque non copre, per fornire soprattutto alle grandi industrie un unico interlocutore in grado di avere una visione d’insieme di tutti i processi produttivi e di guidare i migliori interventi per ridurre l’impatto ambientale, e anche i costi.

Abbiamo chiesto a Monica Casadei le 3 best practice grazie a cui un’azienda può ridurre la propria impronta idrica

Riutilizzare le acque reflue industriali

Riutilizzo è la parola chiave e il consiglio numero uno: il riutilizzo delle acque in uscita dai processi produttivi è sicuramente uno degli strumenti principali per ridurre l’impronta idrica. È una soluzione semplice, nella maggior parte dei casi immediata da attuare e spesso anche la meno costosa. Purtroppo in Europa le acque reflue industriali per ora sono poco riutilizzate, ma nel mondo ci sono esempi virtuosi. Il più famoso è quello di Israele, che arriva fino al 75% delle acque recuperate: è un Paese povero di acqua ma ha trovato un modo per non subire questa carenza.
Speriamo che una grossa mano la dia il recepimento del regolamento europeo del 2020 in merito, che in Italia avverrà a giugno 2023: il documento promuove proprio l’utilizzo multiplo delle acque a scopo irriguo, l’efficientamento dell’uso industriale di acqua e la riduzione dell’impatto degli scarichi. Ci auguriamo che sia una spinta a incentivare i comportamenti virtuosi di cui già ci sono esempi in Italia: per esempio in Emilia-Romagna un distretto della ceramica ha posto in essere alcune soluzioni in questo senso, e nella stessa regione, a Cesena, si è fatto un esperimento di recupero delle acque reflue dai depuratori delle acque urbane, che consente di ridurre il consumo di concimi in agricoltura del 30%. Questo dimostra che il riutilizzo non fa risparmiare solo acqua, ma si può tradurre anche in un risparmio economico.

Efficientare l’uso industriale dell’acqua per abbattere l’impronta idrica

La seconda strada per la riduzione dell’impronta idrica di un’azienda è l’efficientamento dell’utilizzo dell’acqua lungo tutta la catena produttiva. Prima ancora di riutilizzare, è importante che l’acqua usata nei differenti processi produttivi venga minimizzata in quantità, per questo è necessaria una visione olistica, a 360 gradi, del processo produttivo. Solo così è possibile fare un bilancio complessivo della necessità e dell’uso di acqua e intervenire dove possibile. L’Italia è un Paese che fino a oggi è sempre stato molto ricco di acqua, e dove quindi l’acqua costa poco: almeno fino alla siccità che stiamo vivendo in questi ultimi anni, le acque in Italia costavano la metà delle acque francesi e meno della metà delle acque tedesche. Basso costo e disponibilità illusoriamente infinita hanno fatto sì che non ci si ponesse il problema del risparmio idrico: ci auguriamo che presto se ne parli come si parla di risparmio energetico.

Riutilizzare l’acqua piovana

Le possibilità di riutilizzo non riguardano solo l’acqua che risulta dai processi produttivi aziendali, ma anche le acque piovane. Soprattutto in alcune zone d’Italia e in alcune stagioni, quando è possibile va sfruttata al massimo questa risorsa. Da qualche anno la siccità sta riducendo sempre di più tale opportunità, rendendo ancora più urgente l’acquisizione di strumenti e competenze per efficientare lo sfruttamento delle poche acque piovane a disposizione e di tutte le altre fonti idriche.

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