Gli stereotipi sulle donne influenzano le ambizioni tanto delle femmine quanto dei maschi fin dall’infanzia. Fin dai primi anni di vita, le bambine sono incoraggiate – in modo spesso inconsapevole – a immaginare il proprio futuro in ruoli tradizionalmente femminili, mentre ai bambini viene suggerito di aspirare a posizioni di leadership, innovazione e potere. Il risultato? Ancora oggi, le donne sono sottorappresentate nei settori chiave dell’economia, della tecnologia e della finanza, e faticano a ottenere accesso a ruoli di comando, a capitali e opportunità imprenditoriali.
Ma le cose stanno lentamente cambiando. Si moltiplicano le iniziative sia istituzionali, sia private finalizzate ad abbattere le barriere culturali e strutturali che limitano le aspirazioni delle donne.
In questo articolo esploreremo come l’educazione, i media e la società influenzano i sogni delle bambine, evidenziando il problema della scarsa rappresentazione femminile nei ruoli di leadership, in particolare nel mondo della finanza, e scopriremo le opportunità concrete per costruire un futuro più equo.
Le scelte professionali sono influenzate dal contesto sociale, familiare e educativo. Fin dall’infanzia, le bambine e i bambini ricevono segnali, spesso impliciti, su quali ruoli siano più adatti a loro. Secondo un rapporto dell’UNESCO, già a sei anni le bambine tendono ad associare l’intelligenza e il successo a figure maschili, mentre i bambini si percepiscono più adatti a materie come scienza e tecnologia. Gli stereotipi sulle donne, infatti, agiscono specularmente anche per gli uomini.
Questa percezione si riflette nelle scelte formative: in Italia le donne si laureano di più e meglio dei colleghi maschi, ma solo il 18% delle studentesse sceglie corsi di laurea in ambito STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), una percentuale inferiore rispetto alla media europea (dati Osservatorio Talents Venture). La tendenza è simile in altri settori ad alta specializzazione, come la finanza, e in generale nell’imprenditoria e nei ruoli dirigenziali la presenza femminile rimane limitata.
Tra i fattori che contribuiscono a questo squilibrio ci sono la rappresentazione nei media e i modelli educativi. Diversi studi condotti dalle università italiane evidenziano che nei libri di testo scolastici italiani i personaggi maschili superano quelli femminili di tre a uno, e che le donne sono spesso raffigurate in ruoli tradizionali come insegnanti, madri o figure di supporto e di cura. Anche nell’intrattenimento per bambini, i protagonisti delle storie che affrontano tematiche di leadership o innovazione sono stati per lungo tempo prevalentemente maschili.
Questi elementi non determinano in modo assoluto le scelte future, ma contribuiscono a creare un contesto in cui alcune carriere appaiono più accessibili di altre. Superare questi ostacoli richiede un cambiamento nella narrazione e l’introduzione di modelli di riferimento più diversificati.
“Cambiare la narrazione” significa non solo aumentare la rappresentazione femminile nel mondo imprenditoriale e nei ruoli di comando, ma anche trasformare il modo in cui il successo femminile viene raccontato e percepito. La narrazione attuale tende spesso a enfatizzare le eccezioni – poche donne che “ce l’hanno fatta” nonostante gli ostacoli – piuttosto che normalizzare la loro presenza nei settori chiave dell’economia e dell’innovazione.
Un cambio di prospettiva significa, per esempio:
La scarsa presenza femminile nei ruoli di leadership è un fenomeno documentato a livello globale. Secondo il Global Gender Gap Report 2024 del World Economic Forum, solo il 32,2% delle posizioni dirigenziali nel mondo è occupato da donne, con percentuali ancora più basse nei settori tecnologici e finanziari (in media 29,2%).
In Italia, il quadro è simile:
Tra le cause di questo divario ci sono fattori strutturali ed economici, ma anche la mancanza di modelli femminili di riferimento. La visibilità di donne leader in settori chiave può avere un impatto positivo sulle scelte professionali delle giovani generazioni. Ecco perché molte figure femminili che ricoprono ruoli di rilievo in ambito imprenditoriale e finanziario in Italia e nel mondo sono anche impegnate in prima persona nella diffusione della cultura imprenditoriale tra le donne. Un esempio è Silvia Candiani, AD di Microsoft Italia e poi responsabile del settore Telco & Media della stessa azienda, impegnata nella promozione di competenze digitali e imprenditoriali per le donne e fondatrice della relativa associazione Valore D.
L’aumento della rappresentazione femminile nei ruoli decisionali non è solo una questione di equità, ma anche di performance aziendale. Studi di McKinsey & Company e della Harvard Business Review mostrano che le aziende con una maggiore diversità di genere nei livelli dirigenziali tendono ad avere risultati finanziari migliori rispetto alla media, una governance più efficace e meno esposta a crisi, una maggiore propensione all’innovazione.
La consapevolezza del problema degli stereotipi per le donne e degli ostacoli materiali al loro accesso al mondo del lavoro ha portato all’attivazione di diversi programmi e iniziative per incentivare e supportare le donne imprenditrici e ridurre il divario di genere lavorativo.
L’obiettivo di queste iniziative è offrire alle donne strumenti concreti per accedere a finanziamenti, formazione e networking, elementi fondamentali per avviare e far crescere un’attività imprenditoriale.
Alcuni esempi in Italia:
Alcuni esempi internazionali:
Questi progetti dimostrano che il cambiamento è in corso, ma la strada per un’uguaglianza effettiva nelle opportunità imprenditoriali è ancora lunga. È necessario, infatti, combattere su due fronti: quello socioculturale degli stereotipi di genere e quello materiale dell’accesso alle opportunità economico-finanziarie.
Uno degli ostacoli più critici per le donne che vogliono avviare un’attività imprenditoriale è l’accesso ai finanziamenti. Secondo dati della Banca d’Italia, le imprese femminili ricevono mediamente meno credito rispetto a quelle maschili, per 3 motivi principali:
In questo contesto, il crowdfunding e la finanza alternativa si propongono come strumenti per abbattere queste barriere. Il crowdfunding consente di raccogliere fondi direttamente dal pubblico, online e senza passare dai canali tradizionali. Questo offre diversi vantaggi:
I dati riportati da Crowdfund Insider evidenziano che il tasso di successo delle campagne di crowdfunding di imprese femminili è superiore a quello delle imprese maschili, a dimostrazione dell’efficacia dello strumento per superare le disparità nell’accesso ai finanziamenti e favorire la partecipazione delle donne all’imprenditoria innovativa.
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