Cosa sono le piattaforme peer to peer?

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Cosa sono le piattaforme peer to peer?

Ottobre 08, 2024 Lending Crowdfunding

Nell’ambito del lending crowdfunding si utilizzano tanti termini diversi per definire concetti simili: capire cosa sono le piattaforme peer to peer permette di sciogliere uno dei dubbi più ricorrenti in merito.

Il lending crowdfunding, infatti, è detto anche “social lending” o “peer to peer lending”, perché rappresenta un prestito “fra pari”, cioè fra privati e non fra un’istituzione e un privato come avviene con i prestiti tradizionali richiesti alle banche o ad altri soggetti istituzionali. Il nome deriva dall’informatica: una rete informatica peer to peer è composta da nodi che si scambiano informazioni contribuendo ciascuno con una parte di potenza di calcolo, senza bisogno di un server centrale.

Le piattaforme peer to peer, perciò, sono portali che assumono il ruolo di intermediari fra società o persone fisiche che vogliono richiedere un prestito peer to peer (richiedenti) e società o persone fisiche che vogliono investire i propri soldi in un prestito peer to peer (prestatori). Le piattaforme peer to peer, cioè, mettono in contatto domanda e offerta online.

Piattaforme peer to peer: caratteristiche

A differenza dei portali di equity crowdfunding, le piattaforme di peer to peer lending fino al 2023 non sono state regolate da Consob, bensì sottoposte all’autorità di Banca d’Italia e prive di un regolamento specifico. Il loro funzionamento faceva riferimento a norme preesistenti di fonti diverse. Per esempio, il rapporto tra richiedente e prestatori ha come base giuridica l’art. 1813 del codice civile che disciplina il contratto di mutuo. Il quadro giuridico italiano, però, era particolarmente complesso e inefficace per i portali di lending crowdfunding, che in moltissimi casi, quindi, operavano con un’autorizzazione della Banca di Francia come agenti di un istituto di pagamento.

L’entrata in vigore del Regolamento UE sul crowdfunding, approvato nel 2020 ma messo in pratica nel 2023, ha cambiato le cose: anche il lending crowdfunding – quando il credito è indirizzato a persone giuridiche – ora è normato da un unico regolamento specifico e per molti aspetti è equiparato all’equity crowdfunding. Anche i compiti delle piattaforme peer-to-peer, quindi, sono simili a quelli delle piattaforme di equity crowdfunding, e riguardano in particolare le verifiche da effettuare sulle società che si candidano per lanciare campagne di crowdfunding, la trasparenza delle informazioni nei confronti degli investitori e la verifica delle competenze finanziarie di questi ultimi.

In più, però, le piattaforme di lending crowdfunding possono offrire servizi di gestione del portafogli agli investitori.

Le piattaforme peer to peer, infatti, possono seguire due modelli di funzionamento: diffuso oppure diretto. Il modello diffuso prevede un ruolo più attivo del portale, che sceglie a quale soggetto richiedente prestare il denaro messo a disposizione da un prestatore, in base ai criteri indicati da quest’ultimo; il modello diretto, invece, prevede che siano direttamente i prestatori a scegliere su quale soggetto richiedente investire.

Esistono 3 tipologie fondamentali di piattaforme peer to peer:

  • consumer, cioè dedicate ai prestiti a persone fisiche (non interessate dal Regolamento europeo);
  • business, cioè dedicate ai prestiti alle imprese;
  • miste, che offrono entrambe le possibilità precedenti.

Le piattaforme di tipo consumer applicano maggiormente il modello diffuso, le piattaforme business ricorrono per lo più al modello diretto.

Secondo l’ultimo report dell’Osservatorio Crowdinvesting del Politecnico di Milano (2024), le piattaforme peer to peer consumer in Italia sono praticamente scomparse, in quanto acquisite da altri player finanziari. Le piattaforme business con l’autorizzazione a operare prevista dal regolamento ECSP erano 17 alla data di redazione del report, di cui 11 dedicate esclusivamente al settore immobiliare e 6 generaliste (per esempio Crowdlender).

Tutte le piattaforme peer to peer, in ogni caso, condividono il compito di selezionare i soggetti richiedenti il prestito, cioè verificare il loro merito creditizio e la loro capacità di sostenere il debito che contrarranno con gli investitori e di rimborsare questi ultimi. Questo vale anche per le persone fisiche, che devono avere un reddito dimostrabile per poter richiedere un prestito, oltre che essere maggiorenni e senza precedenti di insolvenza.

Al termine delle campagne di raccolta del prestito, invece, le piattaforme hanno il ruolo di sbloccare i fondi raccolti per renderli disponibili ai soggetti richiedenti, e di monitorare la restituzione del prestito con i relativi interessi.

All’interno dell’hub fintech di Opstart c’è anche una piattaforma peer to peer business: Crowdlender. Vuoi saperne di più? Fissa una call con il nostro team!

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