Un prestito obbligazionario è una forma di finanziamento a medio-lungo termine che una società può ottenere emettendo titoli obbligazionari acquistabili dagli investitori interessati in cambio di una quota di interessi prestabilita. Gli acquirenti diventano così creditori dell’impresa.
Ma cosa significa emettere un prestito obbligazionario, nel concreto? Vendere una parte del proprio debito per aprire una strada di accesso al credito diversa dal canale bancario: una possibilità che può essere sfruttata in alternativa o in abbinamento agli strumenti di finanziamento tradizionali.
I soggetti emittenti possono essere Stati, enti pubblici, banche, società di capitali, organismi sovranazionali. Tuttavia i titoli obbligazionari tradizionali, i Bond, presentano dei vincoli di emissione che li rendono difficilmente accessibili alle PMI che non sono ancora quotate in Borsa. Per stimolare la crescita di queste imprese, il Decreto Sviluppo del 2012 ha messo a loro disposizione un nuovo strumento finanziario obbligazionario, i Minibond, che funzionano proprio come i Bond ma con costi e condizioni molto più agevoli.
Secondo questa nuova normativa, integrata successivamente dal decreto legge 145/2013, le imprese che possono emettere Minibond devono avere le seguenti caratteristiche:
Ne sono quindi escluse le microimprese. Inoltre, non possono emettere minibond neanche le Banche. Il prestito obbligazionario non è uno strumento finanziario offerto per affrontare una crisi o risanare un bilancio ed è importante che le imprese che utilizzano questi strumenti siano solide e con buone prospettive di crescita, e che quindi utilizzino i capitali raccolti per effettuare dei progetti di investimento.
Una società che voglia finanziarsi tramite l’emissione di obbligazioni deve preliminarmente procedere a una delibera assembleare in merito e stabilire l’ammontare del pacchetto di obbligazioni da emettere, le caratteristiche delle obbligazioni, la durata del prestito, il tasso di interesse, le modalità di erogazione degli interessi.
I Bond emessi da una società hanno come limite massimo un valore non eccedente il doppio del capitale sociale, della riserva legale e delle riserve disponibili risultanti dall’ultimo bilancio approvato, salvo garanzie o autorizzazioni particolari definite dall’art. 2412 del Codice civile. Nel caso dei Minibond, invece, l’ammontare è di massimo 50 milioni di euro, che scende a 8 milioni qualora i titoli siano collocati tramite una campagna di crowdfunding su un portale autorizzato come Crowdbond. La struttura specifica di bond e minibond è molto flessibile, in quanto non ci sono norme prescrittive sulla durata dei titoli e il tasso di interesse.
Il prezzo di emissione, inoltre, per i Minibond è uguale al valore nominale dei titoli, mentre per le obbligazioni tradizionali può anche essere superiore o inferiore a tale valore a seconda del livello di rischio, della durata del prestito, del tasso di interesse (si parla rispettivamente di prestito obbligazionario sopra alla pari o sotto alla pari).
Attualmente c’è una differenza anche nei destinatari del collocamento delle due tipologie di obbligazioni: chiunque può sottoscrivere un Bond, mentre solo gli investitori professionali e alcuni tipi di investitori retail possono sottoscrivere Minibond. Ma questo aspetto è destinato a cambiare con l’entrata in vigore del Regolamento UE sul Crowdfunding.
Il tasso di interesse può essere fisso oppure variabile, e il rimborso del capitale e l’erogazione degli interessi possono avvenire in modalità bullet, cioè in un’unica soluzione alla scadenza del titolo, oppure in modalità amortising, cioè con un piano di ammortamento suddiviso in cedole periodiche di pagamento.
I costi che un’impresa deve sostenere per l’emissione di un prestito obbligazionario vanno oltre il mero tasso di interesse da versare agli investitori. La preparazione per l’emissione, infatti, determina una serie di spese, che vanno dal notaio, alla certificazione del bilancio, all’attribuzione di rating, all’eventuale consulenza di un advisor, alle commissioni per il collocamento dei titoli da parte di un arranger. È un processo complesso da svolgere in autonomia.
Per questo motivo, la Legge di Bilancio 2019 ha introdotto la possibilità di collocare titoli obbligazionari anche attraverso le piattaforme di crowdfunding autorizzate, che possono fornire un supporto decisivo nell’ottimizzare tempi, costi e sforzi.
Si tratta di un’opportunità preziosa soprattutto per le PMI destinatarie del nuovo strumento finanziario rappresentato dai Minibond: per imprese di dimensioni ridotte e non quotate i costi e le procedure burocratiche possono essere un peso particolarmente oneroso, soprattutto per la necessità di rivolgersi a più consulenti per i vari passaggi dell’operazione. Per questo possono appoggiarsi a una piattaforma per capire come si emette un Minibond ed essere guidate nell’operazione. I dati dimostrano quanto questa strada sia vantaggiosa per le imprese e come sia prescelta da sempre più PMI.
In questo articolo si possono approfondire nel dettaglio i motivi per cui una società dovrebbe puntare sull’emissione di Minibond per raccogliere finanziamenti, ma i vantaggi si possono facilmente riassumere:
L’emissione di un prestito obbligazionario diventa così l’occasione per migliorare la pianificazione finanziaria aziendale, incrementare gli investimenti e dare forma ai piani di sviluppo ponendo solide basi per una crescita continua e sostenibile.
Ti abbiamo spiegato nel dettaglio cosa significa emettere un prestito obbligazionario, con un focus particolare sull’emissione di Minibond tramite portali autorizzati. Questo è infatti il nostro raggio d’azione: all’interno dell’hub di Opstart c’è anche il portale Crowdbond, dedicato proprio all’emissione di Minibond.
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