ALI Antitrust Litigation Investment


ALI Antitrust Litigation Investment

Logo campagna equity crowdfunding ALI Antitrust Litigation Investment Logo campagna equity crowdfunding ALI Antitrust Litigation Investment

Obiettivo min: € 350,00

Obiettivo max: € 350.000,00

DENOMINAZIONE AZIENDA:

A.L.I. - ANTITRUST LITIGATION INVESTMENT S.P.A.

TIPOLOGIA SOCIETÀ:

PMI

INVESTIMENTO MINIMO:

€ 350,00

Crowdlegal e gli strumenti finanziari partecipativi

Ideato e realizzato da Opstart, Crowdlegal è il primo portale italiano dedicato al finanziamento di azioni legali di natura civile attraverso il ricorso all’equity, al lending crowdfunding o agli SFP (Strumenti finanziari partecipativi). Crowdlegal rappresenta uno strumento finanziario per le PMI che vogliono promuovere un’azione legale, ma non dispongono delle risorse economiche per farlo. 

Nel caso specifico di questa campagna, per la prima volta prende il via su Opstart un’operazione di crowdfunding con l’impiego di SFP (Strumenti finanziari partecipativi). Gli SFP sono disciplinati dall’art. 2346, comma 6 del Codice Civile. Attraverso questo strumento, molto duttile e versatile, è possibile partecipare ad uno specifico affare senza assumere la qualifica di socio. L’investitore in un determinato progetto, mediante la sottoscrizione di SFP, verrà remunerato in caso di esito positivo dell’affare sulla base dei diritti patrimoniali previsti dal regolamento dell’SFP stesso.

In concreto questi strumenti permettono alla società offerente di raccogliere capitali per un affare specifico - in questo caso una causa legale - senza cedere quote societarie: A.L.I. Antitrust Litigation Investment S.P.A. offre infatti la possibilità di investire in specifiche azioni risarcitorie contro il cartello dei camion mediante l’emissione di strumenti finanziari che verranno remunerati con parte degli utili generati dal risarcimento ottenuto in caso di esito positivo della causa.

La sentenza della stessa è ipotizzata per il 2024, con la richiesta di un risarcimento di oltre 100 milioni di euro.

La società offerente

A.L.I. Antitrust Litigation Investment S.P.A. è una società di diritto italiano che, ricalcando l’esperienza anglosassone, è specializzata nel settore del Litigation Funding e dell’assistenza full service per il recupero crediti da risarcimento danni, sia di natura extracontrattuale che contrattuale.

In concreto, A.L.I. si fa carico dei costi delle azioni legali di third party, aventi ad oggetto la richiesta di risarcimenti di notevole valore, fornendo un servizio completo: dall'organizzazione alla gestione, dal supporto strategico a quello consulenziale ed economico. I servizi di A.L.I. sono rivolti a chi non ha i mezzi economici o preferisce non impegnare le proprie risorse per sostenere i costi del giudizio necessario per ottenere giustizia. Poiché i suoi introiti sono condizionati al successo dell’azione, A.L.I. è interessata a sostenere solo casi meritori e ad avvalersi dei servizi dei migliori avvocati e consulenti. In caso di insuccesso, tutto il rischio è a carico di A.L.I. stessa e nulla le sarà dovuto dal cliente.

Il settore e il ruolo di ALI

L’investimento nel contenzioso di terzi, o litigation funding, è l’operazione con cui un investitore investe pro soluto in una lite assumendosi i costi. In cambio, ma solo in caso di successo della lite finanziata, l’investitore otterrà una remunerazione del proprio investimento, che è di solito determinato in un multiplo del capitale investito e/o in una percentuale del risarcimento statuito dal giudice. Ciò significa che se il contenzioso avrà esito negativo l'investitore perderà il proprio investimento.

Il litigation funding – nato nel mondo anglosassone - è un’attività solitamente svolta da soggetti professionali, che si stanno affermando con successo anche in Europa centrale. In Italia, dove il litigation funding è ancora poco diffuso, sebbene se ne parli molto nell’ultimo periodo, l’esperienza di maggiore successo è quella di A.L.I. Antitrust Litigation Investment S.P.A.

ALI è specializzata nel contenzioso in materia di Antitrust. Le rivendicazioni di questo tipo, che si caratterizzano per la presenza dal lato attivo di numerosi ricorrenti e dal lato passivo di controparti finanziariamente solide, consentono infatti di ottenere economie di scala in grado di fornire un'adeguata remunerazione dell'investimento. Allo stesso tempo i giudizi risarcitori antitrust, poiché sono complessi e di lunga durata - a causa anche della tenacia con cui le imprese responsabili di violazioni anticoncorrenziali, sfruttando le loro risorse, resistono in giudizio - richiedono l’assistenza di professionisti e consulenti specializzati nella materia, che spesso le piccole e medie imprese non conoscono o di cui non sono in grado di valutare l’effettiva competenza.

L’assistenza di ALI permette a suoi clienti:

di esercitare in giudizio il proprio diritto senza anticipare i costi legali dell’azione di risarcimento;

di ottenere l’assistenza di professionisti di provata esperienza negli aspetti sia legali che economici delle azioni di risarcimento di danni antitrust;

di avvantaggiarsi delle sinergie nella quantificazione del danno permessa dalla condivisione dei dati dei singoli attori e dei rilevanti dati di mercato;

di non esporsi individualmente nei confronti delle controparti, ma partecipare ad un’azione collettiva insieme ad altre imprese danneggiate dal Cartello;

di unirsi agli altri clienti di ALI per avere maggiore potere negoziale nei confronti delle grandi multinazionali responsabili dei comportamenti illeciti.

La causa oggetto del crowdfunding

Nel 2017 un gruppo di aziende italiane di autotrasporto ha avviato la prima azione giudiziale in Italia avente ad oggetto il risarcimento del danno cagionato dal Cartello europeo degli autocarri. L’azione è interamente organizzata, gestita e finanziata da ALI, che ha già concluso, tra gli altri, un accordo quadro con la CNA Fita per gestire l’azione collettiva promossa da quest’ultima cui hanno aderito oltre 3.000 imprese.

L’esistenza del Cartello degli autocarri è già stata accertata e conseguentemente sanzionata con decisione del 19 luglio 2016 e del 27 settembre 2017 da parte della Commissione europea. A seguito dell’accertamento del Cartello, per tutti i danneggiati, è possibile proporre un’azione giudiziale tesa alla determinazione dei danni subiti e all’ottenimento del risarcimento. Nel periodo del cartello, infatti, i prezzi di listino degli autocarri hanno subito un aumento anomalo e il ritardo nell’introduzione dei veicoli con le tecnologie di riduzione delle emissioni più aggiornate ha fatto sì che gli autotrasportatori acquistassero veicoli più obsoleti con conseguenze economiche sensibilmente pregiudizievoli.

ALI ha raggruppato le rivendicazioni dei suoi clienti in diverse cause collettive, per permettere sia a importanti aziende che hanno acquistato o preso in leasing centinaia di camion sia agli autotrasportatori con un solo camion di far valere in giudizio le proprie pretese, senza sostenere costi e con l’assistenza dei migliori professionisti esperti della materia. Il modello finanziario di ALI riduce al massimo i costi iniziali delle cause legali avendo stipulato con i suoi partner (gli economisti, gli avvocati, i soggetti che hanno promosso l’azione e raccolto le adesioni e i documenti) accordi che prevedono un compenso variabile parametrato ai risultati ottenuti. La causa collettiva in oggetto, avviata nel 2019, è stata avviata da novantaquattro imprese di medie, piccole e piccolissime dimensioni, che svolgono attività di autotrasporto per conto terzi ed in alcuni casi in conto proprio, al fine di ottenere il risarcimento di tutti i danni subiti per la violazione delle norme a tutela della concorrenza commessa dal Cartello degli Autocarri.

In particolare, gli attori hanno richiesto la condanna di una sola delle società cartelliste, quale coobbligata in solido con le altre, per: 

- danno da sovrapprezzo tanto per i veicoli nuovi quanto quelli usati

- danno causato da sovrapprezzo per quegli autocarri acquistati mediante strumento del leasing;

- danno da svalutazione dei veicoli con una classe ambientale obsoleta;

- i mancati risparmi sulla spesa di carburante.

Utilizzo dei capitali raccolti

ALI raccoglie i capitali utili per sostenere i costi della causa e, solo a seguito della conclusione positiva della stessa (prevista per il 2024) o a seguito di accordo transattivo tra le parti, l’investitore sarà remunerato.

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I dettagli

DENOMINAZIONE AZIENDA:

A.L.I. - ANTITRUST LITIGATION INVESTMENT S.P.A.

TIPOLOGIA SOCIETÀ:

PMI

INVESTIMENTO MINIMO:

€ 350,00

TIPOLOGIA DI STRUMENTO FINANZIARIO OFFERTO

Strumenti finanziari partecipativi

BENEFICI FISCALI

Non sono previsti benefici fiscali

PIR ELIGIBLE

Si

REGIME ALTERNATIVO TRASFERIMENTO QUOTE EX 100TER

No

SCADENZA DEL TITOLO

No

TITOLO DEMATERIALIZZATO

Si

Si

VALORE NOMINALE TITOLO

€ 350,00

Perché investire

- Possibile rendimento fino al 127%, basato su richiesta risarcitoria di oltre 100 milioni di euro;

- procedimento in fase avanzata, con termine ipotetico nel 2024;

- nessuna correlazione tra l’investimento nella causa legale e l’andamento dei mercati;

- investimento nell’azione intrapresa da ALI 

- esistenza di precedenti giudiziari, in cause analoghe instaurate dinanzi a giudici di altre giurisdizione europee

- possibilità di sostenere una causa meritoria, dando supporto alle PMI nei confronti di controparti finanziariamente solide che hanno costituito il cartello riconosciuto e sanzionato dalla Commissione Europea.

Analisi del contenzioso e del possibile esito

Lo studio legale internazionale DWF ha redatto un'analisi in merito che riportiamo di seguito.

Per quanto riguarda la sussistenza di una condotta illecita, causa di un potenziale danno agli attori coinvolti, la circostanza è in linea generale provata dalla decisione della Commissione Europea del 19 luglio 2016, passata in giudicato e non più in discussione. La giurisprudenza nazionale ancor prima del recepimento dell'art. 17, 2° comma, della Direttiva 2014/104UE ha stabilito un principio di presunzione di lesività del comportamento anticoncorrenziale.

Spetterà agli autori della violazione confutare detta presunzione: tuttavia è per loro decaduto il diritto dell'indicazione dei mezzi di prova e produzione documentale, poiché intervenuti tardivamente nel processo: è altamente improbabile, insomma, che le controparti riescano a confutare la sussistenza di causa-effetto tra la loro condotta e i danni subiti dalle piccole e medie imprese facenti causa.

Sebbene la decisione della Commissione Europea del 19 luglio 2016 abbia escluso espressamente dai prodotti interessati dall'infrazione del cartello gli autocarri usati, il giudice ha disposto l’accertamento del danno anche relativamente alle transazioni che li hanno coinvolti in quanto la giurisprudenza della Corte di Giustizia ha a più riprese affermato la risarcibilità di tutti i danni causati dall’illecito anticoncorrenziale, compresi quelli che le vittime hanno sofferto per aver acquistato prodotti diversi da quelli cartellizzati (Corte giust. ue., 12.12.19, C-435-18, OTIS II, ECL 2019:1069).. 

Se la sussistenza del danno, a questo punto, pare non poter più essere messa in discussione, la quantificazione del risarcimento è invece un discorso differente. In questo caso, il Consulente tecnico d'ufficio compirà le sue verifiche, in relazione a eventuali veicoli acquistati come usati e alla sussistenza di pratiche di passing on.

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I precedenti

Le azioni risarcitorie contro il cartello dei costruttori di autocarri stanno impegnando i tribunali di tutta Europa con numerosi giudizi, stante il rifiuto delle case costruttrici di riconoscere spontaneamente i danni causati dal Cartello con risultati favorevoli. In Italia, recentemente, il Tribunale delle Imprese di Napoli ha pronunciato le prime due sentenze di merito sul Cartello degli autocarri, che hanno condannato un noto costruttore di autocarri al risarcimento del sovraprezzo causato dal Cartello, quantificato in via equitativa nel 15% del prezzo di acquisto, oltre interessi e rivalutazione.

In Spagna, senz’altro la giurisdizione più prolifica sulla questione, le sentenze di condanna a favore delle vittime del Cartello sono diverse migliaia, e oltre 1000 sentenze di condanna sono state confermate in appello. Il Tribunale Commerciale di Toledo, per esempio, ha riconosciuto all’acquirente di un camion un risarcimento pari al 25,175% del prezzo di acquisto del mezzo, condannando la casa costruttrice al pagamento della somma di € 8.246,11 oltre interessi a partire dalla data di acquisto del mezzo. Il Tribunale Commerciale di Valencia del 20.02.2019, ha riconosciuto all’acquirente di un camion, pur in assenza da parte sua di una quantificazione del danno ed in ragione della difficoltà della valutazione, un risarcimento determinato in via equitativa in misura pari al 5% del valore di acquisto del camion (4.056,83 euro), più gli interessi moratori a partire dal momento dell’acquisto. Il Tribunale Commerciale di Bilbao il 3.04.2019 ha condannato un’altra casa costruttrice a risarcire all’acquirente di 17 camion una somma pari al 15% del valore del prezzo di acquisto degli autocarri, risultato della media del sovrapprezzo rilevato nel 93% dei casi di Cartello esaminati dalla Commissione Europea, oltre interessi dalla data di acquisto del mezzo. 

In Germania, invece, i Giudici hanno rigettato le difese delle case costruttrici, che contestavano la prescrizione del diritto al risarcimento, il nesso causale tra l’illecito e i prezzi pagati dagli acquirenti e il trasferimento del danno a valle per sfuggire alle proprie responsabilità. 

Nel Regno Unito il Competition Appeal Tribunal, dal canto suo, ha confermato la natura vincolante della Decisione della Commissione europea nelle azioni di risarcimento del danno innanzi al giudice civile e ha ritenuto un abuso del processo la strategia difensiva dei costruttori di negare in giudizio i fatti accertati dalla Commissione nella Decisione e dagli stessi ammessi nella procedura di settlement (che essi stessi avevano volontariamente richiesto per ottenere una riduzione della sanzione amministrativa). La Corte di Appello inglese ha poi confermato la sentenza del Competition Appeal Tribunal, stabilendo che negare un qualsiasi passaggio della Decisione presa a seguito di una procedura di settelment costituisce un abuso del processo e che, pertanto, essa è vincolante in tutte le sue parti. La Corte inglese ha ribadito inoltre che i Tribunali nazionali non possono in alcun modo prendere una decisione in contrasto con le statuizioni contenute nei considerando della Commissione, giacché tutti i fatti e le valutazioni in essa esposti sono stati espressamente riconosciuti e ammessi dalle cartelliste innanzi alla Commissione in sede di settlement.

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Il team

Erminia Persiani, presidente del consiglio esecutivo di ALI, amministratrice unica di IMSCO srl, società controllante di ALI, investitrice in vari progetti dalle energie rinnovabili al settore agricolo.

Enrico Scoccini presidente del consiglio di soveglianza di ALI, e avvocato con lunga esperienza nel contenzioso civile.

Nelle azioni legali aventi a oggetto il risarcimento dei danni causati dal cartello dei costruttori di autocarri ALI ha incaricato l’avv Giovanni Scoccini dello Studio Legale Scoccini & Associati e il dott. Paolo Buccirossi dello Studio Economico LEAR di assistere i clienti.

Lo studio Legale Scoccini ed Associati, che è stato uno dei primi studi legali in Italia a patrocinare una causa contro un cartello accertato dalla Commissione europea (c.d. Cartello Trefoli), si occupa, oltre che dell’assistenza dei clienti di ALI in giudizio, di ogni aspetto legale inerente la gestione della causa.

Lo Studio Economico LEAR, che è lo studio di economisti più strutturato in Italia relativamente alle tematiche antitrust, è impegnato nella quantificazione economica del danno, oltre che nella consulenza economico-finanziaria sia nella fase stragiudiziale che in quella giudiziale.

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