Minibond: vantaggi e svantaggi per gli investitori

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Minibond: vantaggi e svantaggi per gli investitori

Giugno 27, 2022 Minibond

I Minibond rappresentano una nuova opportunità di investimento per gli investitori che vogliono diversificare il proprio portafoglio puntando sugli strumenti più innovativi della finanza alternativa. Introdotti a partire dal 2012, sono titoli di debito a medio o lungo termine di importo inferiore a 50 milioni di euro, emessi da società italiane quotate o non quotate: uno strumento finalizzato a favorire la crescita delle PMI rendendo più accessibili gli strumenti di debito, dato il notevole risparmio economico rispetto ai più tradizionali bond. 

La maggiore accessibilità non riguarda solo l’aspetto economico, ma anche quello pratico e infrastrutturale: la Legge di Bilancio del 2019 ha attuato alcune modifiche al TUF (Testo Unico Finanziario) includendo le piattaforme di crowdfunding autorizzate dalla Consob fra i soggetti che possono gestire la compravendita di Minibond. Queste operazioni, infatti, prima erano riservate a banche, SIM e imprese di investimento, con procedure spesso lunghe e complesse e l’acquisto era riservato a investitori professionali. Le divisioni di debt crowdfunding dedicate specificamente ai Minibond dalle piattaforme di crowdfunding, come Crowdbond di Opstart, rendono più semplice accedere a questi tipi di investimenti anche per alcune specifiche categorie di investitori retail. Attenzione, però, perché questi strumenti finanziari sono riservati ad alcune tipologie di investitori.

Chi può investire in Debt Crowdfunding?

La normativa italiana stabilisce che la sottoscrizione di Minibond sia riservata agli investitori istituzionali e professionali (banche, fondazioni bancarie, assicurazioni, fondi, imprese di investimento, Sim, autorità istituzionali…) e alle categorie di investitori equiparati agli investitori professionali per la normativa del Crowdfunding (investitori a supporto delle PMI, incubatori certificati di startup, fondazioni bancarie…). Secondo il report dell’Osservatorio Minibond del Politecnico di Milano, ad oggi gli investitori in Minibond sono per la maggior parte banche italiane e fondi italiani di private debt.

Gli investitori non professionali possono acquistare Minibond solo se dichiarano di essere consapevoli dei rischi intrinseci di questi strumenti e rientrano in almeno una delle seguenti condizioni:

  • detengono un portafoglio superiore a 250.000 euro;
  • si impegnano a investire almeno 100.000 euro;
  • operano nell’ambito di una consulenza finanziaria e sono quindi in possesso di una raccomandazione di investimento da parte del proprio consulente.
I vantaggi e gli svantaggi di investire in Minibond

Minibond: i vantaggi per gli investitori

Investire in Minibond offre numerosi vantaggi per gli investitori:

  • diversificazione del portafogli e conseguente riduzione del rischio complessivo;
  • accesso a titoli di debito con soglie minime di investimento inferiori ai normali Bond;
  • buon rapporto tra rischio e rendimento;
  • tassi di interesse più alti rispetto alla media di mercato;
  • acquisto di strumenti finanziari non correlati all’andamento dei mercati azionari e obbligazionari principali;
  • possibilità di sottoscrizione tramite le piattaforme di crowdfunding, che svolgono un’accurata valutazione dell’affidabilità creditizia delle imprese emittenti e mettono a disposizione dell’investitore tutti i documenti per effettuare una valutazione disintermediata;
  • maggiore facilità del processo e eliminazione della burocrazia correlata alle operazioni di investimento. Investire tramite i portali di crowdfunding richiede pochi click;

Minibond: gli svantaggi per gli investitori

I Minibond possono presentare anche degli svantaggi per gli investitori, che devono valutare accuratamente pro e contro. Sono infatti strumenti finanziari che possono avere un rischio elevato, seppure inferiore ad altri prodotti fintech come le quote acquistate in equity crowdfunding. Inoltre, gli investimenti in Minibond tendono a essere scarsamente liquidi, e alcuni investitori possono considerare uno svantaggio il fatto che l’erogazione degli interessi e la restituzione del capitale possa avvenire anche in un versamento unico solo alla scadenza del titolo, invece che con cedole periodiche. È sempre l’impresa emittente a stabilire il proprio piano di ammortamento e l’investitore deve valutare attentamente se si adatta alle sue necessità.

Un ulteriore elemento da considerare è che le imprese emittenti possono prevedere l’opzione call, speculare all’opzione put: in questo caso l’impresa ha il diritto di riacquistare i titoli a propria discrezione rimborsando l’investitore prima della scadenza del titolo; per esempio, nel caso in cui abbia la possibilità di emetterne di nuovi e rifinanziarsi a condizioni migliori.

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