Il crowdfunding è un termine che deriva dall'unione delle parole inglesi crowd, ovvero folla, e funding, ovvero finanziare. In italiano quindi una traduzione appropriata del termine crowdfunding è finanziamento collettivo, ad indicare appunto un processo collaborativo in cui un gruppo di soggetti conferisce il proprio denaro per sostenere e finanziare gli sforzi di persone o di organizzazioni. Il finanziamento collettivo non è di per sé un'innovazione della new economy e ha radici molto lontane nel tempo, ma grazie all'introduzione e all'utilizzo di strumenti informatici nuovi - come internet, i pagamenti online e i social media - il crowdfunding ha trovato un grandissimo impulso, diventando un potente strumento finanziario per un vasto numero di persone. Grazie alle nuove tecnologie, infatti, sono nati numerosi portali web, come Opstart, che facilitano l'incontro tra chi ha un progetto ed è in cerca di capitali per realizzarlo e chi è interessato a finanziare quel progetto.
La prima cosa che bisogna sapere è che esistono diverse tipologie di crowdfunding, a cui corrispondono tipologie diverse di piattaforme web che operano nel settore. Il principale fattore di distinzione è la ricompensa che i finanziatori ottengono in cambio del denaro conferito. Nel mercato possiamo distinguere tre macro-categorie di crowdfunding:
Donation based Crowdfunding: è il modello largamente utilizzato da enti ed organizzazioni no-profit, che si rivolgono alle folle per sostenere economicamente una causa sociale, etica o filantropica. Il donatore, per il contributo offerto a supporto della causa, non ottiene in cambio una ricompensa materiale se non una ricompensa simbolica. In questi casi, il finanziatore ha infatti un coinvolgimento quasi esclusivamente emotivo verso il progetto, di cui condivide una finalità morale o sociale.
Reward-Based Crowdfunding: è il modello maggiormente diffuso e utilizzato molto spesso per finanziare progetti artistici o per lo sviluppo di nuovi prodotti tecnologici. Il finanziatore riceve una ricompensa materiale per il suo contributo - anche se spesso di valore inferiore - che nella maggior parte dei casi gli verrà consegnata solo dopo diverso tempo. Questa tipologia di crowdfunding, infatti, si declina spesso in una prevendita, grazie alla quale il promotore del progetto ottiene le risorse finanziarie per sviluppare e produrre il bene o servizio che ha pre-venduto durante la campagna e che consegnerà successivamente ai finanziatori, prima di lanciarlo sul mercato.
Crowdinvesting: si parla di crowdinvesting quando il crowdfunding è declinato nella forma di un vero e proprio impiego del capitale in uno strumento in grado di generare la remunerazione del capitale stesso. Questa categoria di crowdfunding è diversa rispetto alle precedenti, poiché partecipando a una campagna di crowdinvesting il finanziatore effettua un investimento. Di conseguenza, le regole a cui devono sottostare i gestori dei portali online che si occupano di crowdinvesting sono molto più stringenti e le competenze necessarie alla loro gestione sono molto più specifiche. Quando si parla di crowdinvesting spesso si fa riferimento anche al termine fintech, con cui si intende l’incontro tra il settore finanziario e il settore tecnologico, connubio da cui nascono soluzioni finanziarie innovative sempre più accessibili e democratiche.
Ad oggi, in Italia, esistono tre metodologie di investimento di crowdinvesting: l'equity crowdfunding, il lending crowdfunding e il debt crowdfunding. Prima di descrivere nel dettaglio ciascun modello, ricordiamo al lettore che Opstart.it è leader nel settore ed è l'unico fintech hub che offre alle aziende e agli investitori tutti gli strumenti finanziari alternativi basati sul crowdfunding.
Quando il crowdfunding incontra il settore finanziario e viene utilizzato dalle aziende come un canale alternativo per raccogliere capitali, e dagli investitori come asset class alternativa per diversificare il proprio portafoglio, si parla di crowdinvesting. Sotto questo cappello si trovano quindi le tre principali metodologie di crowdfunding viste che ricordiamo essere:
Le piattaforme web che si occupano di crowdinvesting, come Opstart, devono essere autorizzate da Consob e da Banca d'Italia, e devono operare secondo la normativa vigente, cioè il Regolamento Europeo 1503/2020 in vigore da novembre 2023.
Attraverso questa metodologia di crowdfunding, startup e piccole e medie imprese (le “PMI”) hanno l'opportunità di raccogliere capitali dal crowd, offrendo in cambio dei titoli di partecipazione della società (quote se sono società a responsabilità limitata o azioni se sono società per azioni). Partecipando a una campagna di questo tipo, il finanziatore sottoscrive quindi una partecipazione al capitale sociale della società offerente, diventandone a tutti gli effetti un socio e acquisendo tutti i diritti che ne derivano, tra cui il diritto a partecipare alla distribuzione degli utili.
Per approfondimenti sull'equity crowdfunding, consulta il nostro blog a questo link.
Questa tipologia di crowdfunding consiste nel collocamento di obbligazioni e titoli di debito (quali ad esempio bond e minibond), emessi da PMI, presso il pubblico di investitori professionali e non professionali, attraverso un portale web. Crowdbond, attiva dal 2020, è la divisione di Opstart dedicata al debt crowdfunding.
Per approfondimenti sul debt crowdfunding, consulta il nostro blog a questo link.
Un altro modello di crowdinvesting è il lending crowdfunding, in cui i soggetti finanziatori (che possono essere sia persone fisiche sia giuridiche) prestano capitali ad un'impresa sottoscrivendo con essa un contratto di finanziamento. L'impresa, ricevute le risorse finanziarie, le dovrà poi restituire, maggiorate degli interessi concordati tra le parti, in un determinato periodo di tempo e con delle modalità preventivamente stabilite. Il lending crowdfunding viene spesso definito anche peer-to-peer lending, perché è un finanziamento erogato tra “pari” e non da un operatore finanziario professionale come ad esempio una banca. Le piattaforme online di lending crowdfunding regolano quindi l'incontro tra la domanda e l'offerta e facilitano il processo di stipula del prestito, automatizzando la restituzione del capitale e degli interessi nelle scadenze previste all'interno di un piano di ammortamento. Crowdlender è la divisione di Opstart dedicata a questo strumento finanziario.
Per approfondimenti sul lending crowdfunding, consulta il nostro blog a questo link.
Oltre agli investitori e alla società offerente, nel processo di crowdfunding un ruolo fondamentale è ricoperto dal portale, che è il mezzo attraverso cui avviene concretamente la raccolta di capitali. Il portale funge da facilitatore della raccolta ed è strutturato come una vetrina, dove vengono presentate agli investitori le diverse offerte pubbliche di investimento delle società offerenti. L'offerta è corredata da tutto il materiale utile al risparmiatore per effettuare la sua scelta con consapevolezza.
Per poter operare in questo settore, il gestore del portale deve richiedere l'autorizzazione alle autorità competenti (in Italia sono Consob e Banca d'Italia), e deve seguire la normativa vigente, ovvero il Regolamento (Ue) 2020/1503 e il Regolamento Consob n. 22720 del 1° giugno 2023. Una volta ottenuto il via libera, il portale dovrà operare sotto la loro vigilanza. Tutti i soggetti autorizzati ad operare sono iscritti ad un apposito registro, tenuto dall'autorità e consultabile qui. Oltre ai gestori autorizzati, possono gestire piattaforme di equity crowdfunding anche le banche e le imprese di investimento (SIM) già autorizzate alla prestazione di servizi di investimento.
Il legislatore ha da subito intravisto nel crowdfunding uno strumento per incentivare lo sviluppo di startup e piccole e medie imprese, attraverso la mobilitazione dei capitali privati verso il tessuto economico del Paese. Un investimento in crowdfunding, infatti, è un investimento nell'economia reale, in grado di generare benefici ad ampio raggio. Con il termine economia reale, si intende il complesso delle attività finalizzate alla produzione, distribuzione e commercializzazione di beni e servizi che producono valore e creano ricchezza per la Nazione. L'economia reale è spesso messa in contrapposizione con l'economia finanziaria, intesa come economia basata esclusivamente su attività di carattere finanziario, quali a titolo di esempio l'impiego dei capitali in strumenti finanziari (titoli, azioni, obbligazioni, mutui, strumenti derivati, ecc.) per la loro remunerazione e/o la loro negoziazione. Per funzionare correttamente, un sistema economico deve trovare un equilibrio tra questi due settori, affinché sia possibile un'efficace allocazione delle risorse: l'economia reale non deve “soffrire” l'assenza di risorse finanziarie, utili alle aziende per investire e crescere, e all'economia finanziaria non deve mancare la remunerazione del proprio capitale. Nel concreto, però, ci sono moltissime situazioni in cui questo equilibrio cessa di funzionare. A volte queste situazioni sono contingenti, come ad esempio una fase di crisi economica, che genera sfiducia nel settore finanziario sulle capacità di rimborso e remunerazione del capitale delle aziende. In altri casi, invece, si tratta di carenze strutturali, che non derivano da cause esterne e provvisorie, ma sono “vuoti” fisiologici. Uno di questi vuoti riguarda il finanziamento dell'innovazione: il settore finanziario tradizionale fatica a finanziare l'innovazione, poiché essa richiede investimenti a medio lungo termine e ad alto rischio. In questo “fallimento” strutturale del mercato, lo strumento del crowdinvesting, interviene con efficienza per drenare capitali privati nei confronti del tessuto economico reale in maniera diretta e strutturata.
Un investimento in economia reale può portare ad una importante remunerazione, ma non solo. Investire in aziende e PMI in fase di crescita significa anche investire nel benessere economico del Paese, creare nuovi posti di lavoro e favorire una crescita sostenibile. La maggior parte delle società che troverai sul nostro portale apportano innovazioni importanti e hanno la potenzialità di plasmare il futuro del settore in cui operano. Investire in queste aziende, significa anche prendere parte a progetti in cui ti riconosci, che ti rappresentano e che rispecchiano la tua idea di futuro.
Naturalmente questo tipo di investimento non è privo di rischi. Come abbiamo già detto, si tratta di strumenti ad alta potenzialità e quindi ad alto rischio: in caso di fallimento dell’impresa, l’investitore può perdere in parte o per intero la somma investita. Inoltre, si tratta di investimenti a medio-lungo termine, avendo come riferimento temporale un periodo medio di investimento che può partire da 6 mesi quando si parla di lending, fino ad almeno 5 anni nel caso dell’equity. In questo lasso temporale, la società dovrà dimostrare di avere le capacità e la struttura per affrontare il mercato e generare i profitti previsti. Per un approfondimento su come mitigare il rischio dei tuoi investimenti in crowdfunding, puoi visitare la sezione Come investire.
L’Italia è stata la prima nazione in Europa a dotarsi di una legislazione specifica per quanto riguarda il crowdfunding, anche con l’obiettivo di rispondere alla crisi economica scaturita dopo il 2008 e con l’intenzione di dare nuova linfa alle piccole e medie imprese in fase di crescita (quelle che in seguito sono state inquadrate come “startup”). Il tessuto economico del nostro paese, infatti, è formato da numerose aziende di piccole e piccolissime dimensioni, che in molti casi avevano - e hanno tuttora - difficoltà ad accedere ai canali finanziari tradizionali, come ad esempio i finanziamenti bancari. In risposta a questa sentita esigenza, il governo italiano ha introdotto alcune norme dedicate alle startup con il decreto legge n. 179/2012 (convertito nella legge 17 dicembre 2012, n. 221) recante "Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese". Il provvedimento è noto anche come Decreto crescita bis ed è stato il primo passo anche verso la definizione di una completa legislazione per regolare e vigilare il settore dell’equity crowdfunding e la cui attuazione è stata successivamente delegata alla Consob, la Commissione nazionale per le società e la borsa.
Il Regolamento sulla raccolta di capitali di rischio tramite portali on-line, adottato da Consob nel giugno 2013, ha rappresentato il complesso normativo che regola tutti gli aspetti e le procedure che devono rispettare i soggetti coinvolti in una raccolta di equity crowdfunding, ovvero l’investitore, la società offerente e il gestore del portale web.
A partire dall’11 novembre 2023, possono operare in Italia solo i fornitori di servizi di crowdfunding per le imprese autorizzati secondo la normativa europea, come stabilito all’interno del Regolamento Consob n. 22720 del 1° giugno 2023 in materia di servizi di crowdfunding, in attuazione del Regolamento (Ue) 2020/1503. Il regolamento europeo ha di fatto aperto le porte a un mercato unico a livello europeo, delineando una normativa comune per tutti i portali autorizzati. In Italia, gli organismi deputati ad autorizzare e vigilare la messa in atto del Regolamento UE 1503/2020 sono Consob e Banca d’Italia.
Nella sezione Come nasce e come evolve il crowdinvesting, abbiamo evidenziato come l’Italia sia stata la prima nazione in Europa a dotarsi di una disciplina specifica sul tema e, grazie a questo primato, il settore italiano ha avuto un grande sviluppo, soprattutto negli ultimi anni, favorendo la nascita e la crescita di numerose imprese innovative e non. Il Regolamento Consob è stato introdotto già nel 2013, ma il vero boom del settore è stato nel 2016, anno in cui hanno iniziato ad operare sul mercato diverse piattaforme, tra cui anche Opstart, con la prima campagna lanciata il 21 marzo 2016.
Nonostante l’epidemia di Covid 19, nell’anno 2020 il settore ha vissuto una crescita di circa il 65% rispetto all’anno precedente e l'ammontare totale di capitali raccolti in equity crowdfunding ha raggiunto la cifra record di oltre 100 milioni di euro, mentre il numero totale di progetti finanziati è stato pari a 160. Proprio nel 2020, Opstart si è contraddistinto come primo portale italiano per capitali raccolti, per un totale di 23,7 milioni di euro, cioè circa il 24% di tutto il mercato.
Per la prima volta dopo tanti anni, nel 2023 il mercato del crowdinvesting ha visto registrare un segno negativo: negli ultimi 12 mesi la raccolta complessiva di capitali si attesta su un modesto -1%, con € 343,79 milioni raccolti. Nello specifico, il calo riguarda soprattutto l'equity crowdfunding non immobiliare e i Minibond, mentre il lending crowdfunding continua a crescere e l'immobiliare traina il mercato.
In questo contesto, Opstart registra un equity crowdfunding index - ovvero l'indice calcolato dall'Osservatorio sul crowdinvesting del Politecnico di Milano e che rappresenta la rivalutazione media delle società proposte dai portali - superiore alla media. Nel 2023 l'indice di mercato è pari a 177,50, mentre l'indice specifico di Opstart è 230: oltre 50 punti superiore al dato nazionale! Questo significa che le società proposte dal nostro portale sono mediamente migliori rispetto al mercato e la loro valutazione cresce nel tempo a un ritmo più sostenuto. Per quanto riguarda invece il lending, un indicatore fondamentale è il confermarsi ad oggi del 100% di restituzione del capitale e degli interessi agli investitori: le aziende selezionate per questa tipologia di crowdfunding si confermano solide e in grado di corrispondere i pagamenti concordati nei tempi stabiliti.
Lo studio del mercato e l'analisi dei trend di settore sono possibili anche grazie al lavoro di associazioni di categoria, testate web settoriali e centri di ricerca specializzati. Di seguito forniamo i link delle principali organizzazioni che si occupano di fornire una panoramica del mercato italiano.
Crowdfunding buzz è una testata online che si occupa di tutto il settore del crowdfunding e fornisce delle statistiche del mercato aggiornate con costanza.
AIEC, Assofintech e Eurocrowd sono le associazioni di categoria, di cui Opstart fa parte. Entrambe le associazioni si occupano di divulgare informazioni sul settore e di farsi portavoce delle necessità degli operatori nei confronti delle istituzioni.
Un importantissimo lavoro è svolto dalla scuola di management del Politecnico di Milano, con il suo Osservatorio EFI (Entrepreneurship, Finance and Innovation) e, nello specifico, con gli osservatori sul crowdinvesting o sui minibond, di cui Opstart è partner. Ogni anno questa istituzione pubblica il “Report italiano sul Crowdinvesting” avente ad oggetto informazioni e dati dell'anno precedente, ed è considerato uno dei documenti più completi e puntuali per analizzare l'andamento del settore.