La Start up è un’impresa emergente, un’organizzazione orientata a svilupparsi, un’idea che si fa pratica e tangibile. Ma in quest’idea è necessario credere e investire, ma soprattuto convincere gli altri che lascerà un’impronta nel mercato e nella vita di tutti i giorni.
I Business Angel sono coloro che credono nell’innovazione e che hanno una visione del mercato innovativa. Noti anche come Angel Investor, Seed o Private Investor, in italiano si può tradurre con Investitore informale. Sono soggetti privati, ex manager, titolari di imprese, liberi professionisticon un discreto capitale, che decidono di scommettere su una o più imprese emergenti, Start-Up o PMI innovative, investendo fondi e conoscenze, in cambio di capitale di rischio delle stesse. Il business angel diventa quindi socio dell’azienda entrando di fatto nell’impresa e compartecipando a tutti i rischi e i benefici della stessa.
L’equity crowdfunding consiste nell’acquisto di una quota o azione di una start-up o PMI, che si esegue su portali online autorizzati e vigilati da Consob e iscritti in un apposito registro, che devono rispettare il relativo regolamento.
La figura del business angel nasce nel mondo di Broadway a fine ‘800; inizialmente erano infatti singoli finanziatori di spettacoli, amanti dello show e del teatro. Ampliando negli anni i loro interessi, nel 1933 arrivarono ad essere definiti accredited investor secondo alcuni parametri di patrimonio e reddito netti, così detti HNWI (high-net-worth individual), ma nel mondo del mercato informale essere investitori accreditati non è un requisito necessario per poter finanziare un progetto emergente. In linea generale la disponibilità economica si attesta tra i 500mila e i 2 milioni di euro.
Il business angel è un uomo o una donna d’impresa, che oltre ad avere un capitale privato elevato high-net-worth, accreditato o meno, ha un grande know how con uno spiccato interesse per tutto quello che è innovazione sociale ed ambientale. Solitamente il seed investor supporta infatti il progetto emergente come coach, apportando le sue conoscenze manageriali, strategiche e di rete durante tutto il cammino di crescita, contribuendo quindi alla creazione di valore non solo tramite l’immissione di capitali.
L’Angel Investor può essere un singolo individuo oppure l’investimento può avvenire tramite una rete di business angel. Per quanto si tratti sempre di finanziamenti in equity, a differenza dei fondi di private equity e di venture capital, dove il mercato è regolamentato e l’obbiettivo è un guadagno elevato nel minor tempo possibile, la natura celestiale dei business angel è più slegata da queste dinamiche. Gli angel investors creano infatti rapporti diretti con l’imprenditore o l’imprenditrice basati su una spontanea fiducia e condivisione di valori. Il business angel cessa la sua partecipazione al progetto all’uscita dal capitale sociale (exit strategy), vendendo in parte, o totalmente, le quote inizialmente acquisite, ed il tempo medio di uscita è di circa 5/7 anni. La start up a quel punto, grazie al supporto del proprio angelo custode, potrà poi ricevere altri finanziamenti, diventando più attrattiva nei confronti di professionisti di alto valore, delle banche e del mercato finanziario.
La cultura d’impresa della finanza informale in Europa muove i primi passi in Gran Bretagna prima e nei Paesi Bassi poi; nel 1996 si è tenuta la prima Conferenza della rete europea dei Business Angel. Tre anni dopo nacque l’EBAN (European Business Angel Network). In Italia, tra Milano e Venezia, si è sviluppata l’IBAN e nel 2007 l’Italian Angel for Growth e il Club degli Investitori. La fotografia del mercato italiano è disponibile grazie agli studi degli Osservatori di settore, l’annuale survey pubblicata da IBAN a giugno 2020, i report di VeM (Venture Capital Monitor) e Social Innovation Monitor, che hanno pubblicato le loro ricerche nei primi mesi del 2021. Dai dati raccolti è emerso che in Italia i business angel sono estremamente dinamici e non si sono fatti scoraggiare dal difficile momento storico continuando ad investire, sebbene con maggiore prudenza. La tipologia di start up italiane che hanno avuto attenzione da parte dei loro angeli ha riguardato, e riguarda, principalmente l’ICT (App web, Mobile, Software), seguita da quella delle piattaforme di e-commerce relative a beni e servizi di diversa natura, il Terziario Avanzato ed infine quelle relative ai Beni di consumo. È importante sottolineare che il 23% delle imprese finanziate da business angel hanno ricevuto il supporto di capitale tramite piattaforme di crowdfunding, come Opstart, che rimangono ad oggi il principale mezzo attrattivo per le giovani imprese per ricercare possibili investimenti. Una resilienza ed un attivismo che fanno ben sperare per il futuro di un sempre più efficace processo innovativo.
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